Cop29, molti i delusi dall’accordo finanziario di Baku

Sono tante le voci critiche dopo la conclusione della 29esima conferenza delle Parti a Baku in Azerbaijan, che ha visto raggiungere domenica 24 novembre un accordo per fornire 300 miliardi di dollari all'anno in finanziamenti per il clima ai Paesi più poveri. In Italia è Legambiente a usare le parole più nette: "Si tratta di un impegno fortemente inadeguato che tradisce le rassicurazioni, fatte in questi 3 anni di faticosi negoziati, di garantire ai Paesi più poveri e vulnerabili le necessarie risorse per decarbonizzare le loro economie e rispondere con mezzi adeguati ai sempre più frequenti e devastanti disastri climatici"

Cop29 accordo

“L’esito della Cop29 rischia di ritardare l’azione per il clima proprio nel momento in cui è più importante accelerarla. Dopo due settimane di negoziati tesi e polarizzati, i Paesi hanno concordato un accordo sui finanziamenti per il clima che non si avvicina minimamente a soddisfare le esigenze dei Paesi in via di sviluppo. Inoltre, questa Cop non è riuscita a inviare un segnale forte sulla necessità di ridurre rapidamente le emissioni e di eliminare i combustibili fossili”. Così il Wwf in una nota, dopo la conclusione della 29esima conferenza delle Parti a Baku in Azerbaijan, che ha visto raggiungere domenica 24 novembre un accordo per fornire 300 miliardi di dollari all’anno in finanziamenti per il clima ai Paesi più poveri.

Manuel Pulgar-Vidal, responsabile globale Clima ed Energia dell’associazione ambientalista, ex ministro dell’Ambiente e presidente della Cop20, ha dichiarato: “Il mondo è stato tradito da questo debole accordo sui finanziamenti per il clima. In un momento cruciale per il Pianeta, questo fallimento minaccia di far regredire gli sforzi globali per affrontare la crisi climatica e rischia di lasciare le comunità vulnerabili esposte a un’escalation di catastrofi climatiche. È un duro colpo ma non deve bloccare le soluzioni di cui c’è un disperato bisogno in tutto il mondo. La scienza non cambia: dobbiamo accelerare l’azione in questo decennio per evitare che il cambiamento climatico vada fuori controllo. Tutti i leader delle nazioni e del mondo delle imprese  hanno la responsabilità di farsene carico”.

Wwf non è la sola a criticare l’accordo finanziario di Baku. Grande delusione e sfiducia arriva anche dai massimi rappresentanti Onu e da alcuni Stati.

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha detto: “Avevo sperato in un risultato più ambizioso, sia in termini di finanza che di mitigazione, per affrontare la grande sfida che ci troviamo ad affrontare”, ha affermato Guterres , aggiungendo che sta facendo appello “ai governi affinché considerino questo accordo come una base e vi costruiscano sopra”.

L’accordo raggiunto è “deludente” e “non all’altezza delle sfide”, si invece è rammaricata la ministra francese per la Transizione ecologica Agnès Pannier-Runacher. Nonostante “diversi progressi” la conferenza di Baku è stata caratterizzata “da una reale disorganizzazione e da una mancanza di leadership da parte della presidenza azera”, ha affermato la ministra in una dichiarazione inviata all’Afp. 

Critiche e delusione anche dall’India, con la funzionaria Leela Nandan che ha dichiarato: “L’importo che si propone di mobilitare è abissalmente misero. È una somma irrisoria. L’India si oppone all’adozione di questo documento”.  E dall’Africa, con il gruppo africano dei negoziatori che ha affermato come l’accordo sui finanziamenti sia “troppo poco e troppo tardivo” per il continente. “Siamo estremamente delusi dalla mancanza di progressi sulle questioni critiche per l’Africa”, ha detto Ali Mohamed, presidente keniano del gruppo, alla conferenza Cop29 in Azerbaigian. “L’Africa ha lanciato e continuerà a lanciare l’allarme sull’inadeguatezza dei finanziamenti per il clima”. 

In Italia invece è Legambiente a bocciare senza mezzi termini l’accordo di Baku, con le parole del presidente Stefano Ciafani: “Si tratta di un impegno fortemente inadeguato che tradisce le rassicurazioni, fatte in questi tre anni di faticosi negoziati, di garantire ai Paesi più poveri e vulnerabili le necessarie risorse per decarbonizzare le loro economie e rispondere con mezzi adeguati ai sempre più frequenti e devastanti disastri climatici. Servono, infatti, almeno 1.000 miliardi di dollari l’anno, 400 per loss&damage e 300 sia per l’adattamento che la mitigazione, di sole risorse pubbliche da parte dei Paesi industrializzati. Altrimenti si rischia di aggravare ulteriormente la crisi debitoria dei Paesi poveri e vulnerabili, visto che gli aiuti ricevuti sino ad ora sono stati soprattutto sotto forma di prestiti. Risorse pubbliche che possono essere rese disponibili grazie al phasing-out dei sussidi alle fossili ed alla tassazione delle attività a forte impatto climatico, in grado di mobilitare sino a 5.000 miliardi di dollari l’anno. Chiediamo all’Europa di mettere in campo una forte leadership europea, pericolosamente assente a Baku, per poter raggiungere il prossimo anno in Brasile una revisione ambiziosa degli impegni dell’Accordo di Parigi”.

Appuntamento quindi a Belem, dove si dovranno aggiornare gli attuali impegni al 2030 e fissare i nuovi per il 2035, secondo quanto previsto dall’Accordo di Parigi ed in coerenza con quanto richiede l’IPCC.