L’Italia ha registrato una performance deludente nella lotta contro i cambiamenti climatici, secondo l’ultima classifica delle prestazioni dei Paesi del mondo. Il Paese è scivolato dal 29° al 44° posto, perdendo ben 15 posizioni. Questo risultato è principalmente attribuibile al rallentamento nella riduzione delle emissioni di gas serra, piazzandosi al 37° posto in questa specifica categoria, e a una politica climatica nazionale giudicata fortemente inadeguata, posizionandosi al 58° posto. Queste informazioni emergono dal rapporto annuale redatto da Germanwatch, Can (la più grande rete al mondo composta da oltre 1.900 ONG in più di 130 paesi impegnate nella lotta contro la crisi climatica) e NewClimate Institute. Il rapporto è stato realizzato in collaborazione con Legambiente e presentato durante la Cop28 a Dubai.
Nella fase cruciale della Conferenza sui cambiamenti climatici, che coinvolge 197 Paesi e l’Unione europea, i ministri si preparano per la seconda settimana di negoziati. L’obiettivo è raggiungere un ampio consenso sugli impegni per contrastare il riscaldamento globale e approvare una bozza di accordo entro il 12 dicembre. Il presidente della Conferenza, Sultan Al Jaber, si è detto ottimista riguardo al successo della Cop28, evidenziando risultati finanziari significativi ottenuti nella prima settimana, con impegni per miliardi di dollari destinati al sostegno dei Paesi vulnerabili e ad azioni in vari settori.
Nella classifica di Germanwatch, i Paesi esportatori e utilizzatori di combustibili fossili occupano le posizioni più basse, con gli Emirati Arabi Uniti (65°), l’Iran (66°) e l’Arabia Saudita (67°) in fondo alla lista. La Cina, principale responsabile delle emissioni globali, si mantiene stabile al 51° posto, mentre gli Stati Uniti, il secondo maggior emettitore di gas serra, perdono 5 posizioni scendendo al 57° posto. La classifica considera le performance climatiche di 63 Paesi, oltre all’Unione Europea nel suo complesso, rappresentando oltre il 90% delle emissioni globali.
Quest’anno, le prime tre posizioni non sono state assegnate, poiché nessun Paese ha raggiunto la performance necessaria per affrontare l’emergenza climatica e contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1,5 gradi. La Danimarca si posiziona al primo posto, grazie alla significativa riduzione delle emissioni climalteranti e allo sviluppo delle energie rinnovabili, seguita da Estonia (5°) e Filippine (6°), che intensificano le loro azioni climatiche nonostante le difficoltà economiche.