Dopo due settimane di negoziati l’accordo della Cop28 è arrivato: nella mattina di lunedì 13 dicembre, dopo una notte di negoziati, i quasi 200 paesi partecipanti alla conferenza sul clima di Dubai hanno sottoscritto un documento che invita tutte le nazioni ad abbandonare i combustibili fossili per evitare gli effetti peggiori del cambiamento climatico.
La formula trovata è meno stringente del “phase out”, cioè l’eliminazione chiesta da più parti, ma comunque più audace rispetto alla prima, debolissima, bozza di accordo: “transitioning away from fossil fuels” si legge nel nuovo testo, che si può che tradurre come una transizione ad allontanarsi dalle fonti fossili o più semplicemente “allontanarsi”.
Il presidente della ventottesima conferenza sul clima, il sultano Ahmed Al Jaber, ha affermato che l’accordo ha fornito una risposta globale a un bilancio globale sul fatto che i paesi stiano rispettando lo storico accordo sul clima di Parigi raggiunto nel 2015: “Abbiamo realizzato un solido piano d’azione per mantenere a portata di mano l’obiettivo degli 1,5°C (di riscaldamento globale al di sopra dei livelli preindustriali, ndr). È un piano guidato dalla scienza. Si tratta di un pacchetto potenziato, equilibrato, un pacchetto storico per accelerare l’azione per il clima. È con il consenso degli Emirati Arabi Uniti. Per la prima volta in assoluto nell’accordo finale è presente un passaggio sui combustibili fossili”.
Il testo dell’accordo della COP28
C’è stata confusione nella sala plenaria subito dopo l’approvazione dell’accordo poiché molti partiti avevano dato per scontato che ci sarebbe stato un dibattito sul testo, che è stato sottoposto all’esame dei paesi solo quattro ore prima della sua approvazione.
L’Alleanza dei piccoli stati insulari, che rappresenta 39 paesi, ha affermato di non essere stata presente nella stanza quando l’accordo è stato adottato poiché stava ancora coordinando la sua risposta. La negoziatrice principale, Anne Rasmussen di Samoa, non si è opposta formalmente a tale decisione e ritiene che l’accordo contenga “molti elementi positivi”, ma ha affermato che “il processo ci ha deluso” e non è andato abbastanza lontano. Ha detto che l’accordo aveva una “litania di scappatoie”.
I sostenitori della giustizia climatica hanno affermato che il testo è ben al di sotto di ciò che è necessario per una transizione equa. Mancava la strada per raccogliere le centinaia di miliardi di finanziamenti necessari ai paesi in via di sviluppo per favorire la transizione dal carbone, dal petrolio e dal gas.
L’Onu invece è sodisfatta. Il capo del clima delle Nazioni Unite, Simon Stiell, parla di “inizio della fine per i combustibili fossili” e aggiunge: “Tutte le parti devono essere d’accordo su ogni parola, ogni virgola, ogni punto. Dobbiamo andare avanti con il lavoro per mettere a pieno regime l’accordo di Parigi. All’inizio del 2025, i paesi dovranno fornire nuovi NDC. Questo deve portarci in allineamento con un mondo a 1,5°C. Senza questi convegni andremmo verso i 5 gradi. Attualmente siamo diretti verso i 3 gradi”.
Il segretario generale, Antonio Guterres, ha rilasciato una dichiarazione lapidaria: “Che ti piaccia o no, l’eliminazione graduale dei combustibili fossili è inevitabile. Speriamo non arrivi troppo tardi”.
John Kerry, inviato statunitense per il clima, ha dichiarato: “Anche se nessuno qui vedrà pienamente rispecchiate le proprie opinioni, il fatto è che questo documento invia un segnale molto forte al mondo. Dobbiamo impegnarci a mantenere a portata di mano la temperatura di 1,5°C [di riscaldamento [ai livelli preindustriali]”. In particolare, si afferma che i nostri prossimi [impegni determinati a livello nazionale] saranno allineati con l’1,5°C”.
Kerry ha annunciato che gli Stati Uniti e la Cina – i due maggiori emettitori del mondo – hanno concordato “che entrambi intendiamo aggiornare le nostre strategie a lungo termine e invitiamo altri partiti a unirsi a noi”.
L’accordo afferma che i paesi riconoscono “la necessità di riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni di gas serra in linea con il percorso di 1,5°C” e chiedono di triplicare la capacità globale di energia rinnovabile entro il 2030. Riprende il linguaggio concordato nei precedenti vertici che invitano le nazioni accelerare gli sforzi “verso l’eliminazione graduale dell’energia prodotta dal carbone”.
Ha inoltre richiesto lo sviluppo di un elenco di “tecnologie a zero e a basse emissioni” tra cui “le tecnologie rinnovabili, nucleari, di abbattimento e rimozione come la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio, in particolare nei settori difficili da abbattere e a basso impatto ambientale”. produzione di idrogeno carbonioso”.