Pubblichiamo il bollettino dell’ong italiana Italian Climate Network, partner di 350.org e membro del Climate Action Network Europe, presente alla Cop27 in corso a Sharm el-Sheikh in Egitto, scritto in apertura del summit:
La prima giornata di COP27 si è aperta con le dichiarazioni di inizio lavori della nuova Presidenza egiziana, a Sharm el-Sheikh, Egitto. Punto centrale dei negoziati di quest’anno sarà il tema del Loss and Damage (i.e. Perdite e Danni derivanti dagli effetti del cambiamento climatico). Come ha evidenziato il Presidente egiziano, la sua centralità è dovuta all’urgenza di far fronte agli effetti del cambiamento climatico, come ci ricordano gli eventi estremi a cui stiamo assistendo sempre più spesso nel mondo. Inoltre, il Paese ospitante rientra tra i Paesi del Global South che, anche per diseguaglianze sistemiche preesistenti, sono più vulnerabili agli impatti del surriscaldamento globale.
L’inserimento del tema all’interno dell’agenda dei lavori di COP27 è stato dunque recepito positivamente dalle constituencies della società civile: le stesse, infatti, hanno particolarmente insistito per il suo inserimento in agenda, anche in quanto in prima linea nel fronteggiare insieme alle comunità locali e indigene le sfide del cambiamento climatico.
A latere, si sono infatti tenuti i primi meeting delle organizzazioni della società civile, tra cui CAN (Climate Action Network) International e il gruppo di lavoro HR&CC (Human Rights and Climate Change Working Group).
CAN International, di cui ICN è membro, ha accolto come una vittoria l’inserimento del punto in agenda, che può già essere considerato un passo avanti rispetto al risultato di COP26, conclusasi con il rigetto da parte della Presidenza della proposta di istituire una Loss and Damage Finance Facility formulata dal gruppo G77+Cina. Tuttavia, questo non è che un punto di partenza, dovendo le Parti discutere nel dettaglio le linee operative di organizzazione e implementazione dell’intero meccanismo. Il timore è che i Paesi sviluppati del Global North continuino a bloccare il processo negoziale in materia, promuovendo discussioni vaghe che potrebbero minare un risultato concreto (ad esempio l’istituzione di un’effettiva facility).
Questo aspetto è stato sottolineato anche dal gruppo di lavoro HR&CC, che ha come particolare focus quello di integrare il tema dei diritti umani in modo trasversale nei negoziati sul clima. L’organizzazione mette in evidenza come il filone di lavoro su Perdite e Danni sia diventato una priorità dei Paesi in via di sviluppo a causa delle conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici in termini di diritti umani. È pertanto necessario fornire soluzioni alle popolazioni in crisi che mettano al centro i diritti umani e la giustizia climatica. Aspetto che, ad avviso del gruppo di lavoro HR&CC, dovrebbe essere al centro anche delle discussioni in materia dell’Articolo 6.4 dell’Accordo di Parigi, che tratta della creazione del nuovo mercato globale del carbonio. L’Articolo, infatti, mancherebbe ad oggi di un mandato politico esplicito per garantire un’implementazione dell’Accordo che includa anche la tutela dei diritti umani.
La partenza è quindi in salita, ma resta da vedere come si evolverà la discussione dei prossimi giorni.
Articolo a cura di Teresa Giuffrè, membro sezione Clima e Advocacy e Erika Moranduzzo, membro sezione Clima e Diritti