Lunedì 14 novembre ha preso il via la seconda settimana di COP27, nella quale Ministri e delegati prenderanno le decisioni conclusive e daranno, finalmente, una direzione chiara e definita a questa COP in cui ad oggi è successo di tutto, in maniera abbastanza caotica.
Tempi accelerati
Al mattino in plenaria il Presidente della COP Shoukry ha impostato il calendario della settimana. Bene per i gruppi di consultazione informali che la settimana scorsa erano riusciti a proporre bozze da inviare ai Ministri per il negoziato finale; i gruppi che ancora non c’erano riusciti sono stati inviati a farlo non oltre la fine della giornata lavorativa di lunedì. Avanti, intanto, con ulteriori consultazioni informali dove i testi non sono ancora abbastanza maturi, con una scadenza: c’è tempo fino a mercoledì sera, poi obbligatoriamente tutto deve essere inviato ai Ministri. Un po’ tardi, per una COP che secondo quanto annunciato in plenaria il Presidente vorrebbe chiudere nella giornata di venerdì.
Perdite e danni, il testo arriva via whatsapp
Sul tema dell’anno, le compensazioni finanziarie per perdite e danni (il cosiddetto Loss And Damage), i delegati si sono ritrovati nel pomeriggio di lunedì per una sessione di consultazione informale che è andata abbastanza per le lunghe, come prevedibile. Già dalla fine della prima settimana i Paesi più favorevoli all’istituzione di uno strumento finanziario a sostegno di compensazioni per perdite e danni si erano interrogati, davanti ai colleghi del mondo ricco e sviluppato, sul perché di questi continui rimandi a consultazioni informali senza che i facilitatori redigessero un testo, fosse anche una bozza di partenza.
Il testo è arrivato poco dopo le 15.00 di lunedì, con sessione convocata per le 17.00. Quasi nessun negoziatore ha avuto il tempo di leggerlo prima di entrare in sala, tantomeno di consultare la propria Capitale per decidere una linea. Alcuni delegati hanno lamentato di aver ricevuto il testo via cellulare da colleghi di altri Paesi in assenza di comunicazioni formali. Dopo un’ora e tre quarti di discussione, la seduta è stata quindi aggiornata alle 21.00. Insomma, un mezzo caos.
La prima bozza
Il testo assomiglia più a un riassunto per punti delle sessioni precedenti che a una bozza di decisione. I facilitatori hanno dichiarato di aver tenuto volutamente molto aperto il testo per riflettere, in questa fase, le opinioni di tutti i Paesi espresse nei giorni scorsi. Tanto aperto che non ha accontentato nessuno.
In particolare, i passaggi più controversi sono il titolo, il primo paragrafo, la relativa nota a piè di pagina e i paragrafi 6 e 7, che trattano nel dettaglio il cuore della decisione, ovvero l’istituzione o meno di uno strumento finanziario e il relativo percorso di avvicinamento.
A detta della maggioranza dei Paesi, il titolo della decisione non riflette correttamente quello del punto all’ordine del giorno della COP, ma questa potrebbe essere una piccolezza tecnica (punto sollevato dagli Stati Uniti). Ampio dibattito invece sulla scelta dei facilitatori di inserire come primo comma del paragrafo 1 una considerazione generale sul collegamento tra mitigazione e perdite e danni, a detta di molti del tutto estranea al mandato del gruppo di lavoro, in particolare secondo l’India – che con le sue crescenti emissioni potrebbe leggere questa formulazione come un attacco indiretto. Non un caso che invece l’Unione Europea, impegnata in forti azioni di riduzione delle emissioni nel mercato interno, abbia invece voluto sottolineare l’importanza di questo preambolo.
Al titolo stesso è legata una nota a piè di pagina che i facilitatori hanno voluto inserire per ricordare l’input fornito dalla Presidenza egiziana in apertura della COP sul fatto che l’attuale discussione su perdite e danni sarebbe rimasta nei confini delle decisioni possibili sotto l’Accordo di Parigi – una mossa per tranquillizzare, principalmente, gli Stati Uniti. Molti Paesi in sala lunedì hanno dichiarato la nota inutile e fuorviante, visto il mandato già espresso dalla Presidenza in altri documenti. Molti Paesi emergenti hanno chiesto di eliminare quantomeno la parte dalla fine del primo periodo in poi per evitare un’eccessiva sottolineatura (Antigua e Barbuda, Sud Africa, Bangladesh), tanto eccessiva da – potenzialmente – poter ridurre l’ambizione sui punti trattati, in particolare il punto (3).
Il nodo centrale di tutta questa COP emerge finalmente al paragrafo 4, comma 11, lettera a): tra le opzioni presentate dai facilitatori in termini di possibili strade per dotare il tema di perdite e danni di strumenti finanziari, la prima opzione riflette quanto richiesto dai Paesi del Sud del mondo ormai da giugno, un nuovo fondo ad hoc. Ma è solo una delle almeno dieci opzioni. Non il massimo, secondo Paesi come Burkina Faso ed altri.
Il paragrafo successivo della bozza di decisione indica (come unico possibile esito) il lancio di un processo di due anni indirizzato all’implementazione di attività poi elencate nel paragrafo 8: una lista di possibili incontri, workshop, studi da commissionare. Fortissima, su questo punto, la posizione contraria dell’India e del gruppo dei G77: impensabile adottare un testo che, a fronte dei disastri osservati ormai quotidianamente nelle aree più fragili del mondo, imposta il nascente processo su perdite e danni come una lunga serie di riunioni tra tecnici. Qualcosa di utile, senza dubbio – tutti i Paesi concordano sulla necessità di elaborare al più presto una tassonomia della finanziabilità delle future richieste di compensazione – ma che non può essere così centrale nel testo. Posizione chiaramente strumentale al raggiungimento dell’obiettivo politico generale, in un contesto di toni alti ormai da otto giorni.
Articolo a cura di Jacopo Bencini, Policy Advisor e UNFCCC Contact Point