Alla COP27, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si è conclusa domenica mattina a Sharm el-Sheikh, in Egitto, la Commissione europea ha dato prova di ambizione e flessibilità per mantenere realizzabile l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5ºC. Dopo una difficile settimana di negoziati, un’azione europea forte e unita ha contribuito al raggiungimento di un sofferto accordo per mantenere vivi gli obiettivi dell’accordo di Parigi. L’opera di mediazione svolta dall’UE ha inoltre contribuito a istituire nuovi meccanismi di finanziamento equilibrati, con una base di donatori ampliata, per aiutare le comunità vulnerabili a far fronte alle perdite e ai danni causati dai cambiamenti climatici.
La presidente dell’Esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, nel commentare i risultati della COP27 ha sottolineato come il il mondo non farà passi indietro rispetto all’accordo di Parigi e rappresenta una tappa importante verso la giustizia climatica. “Tuttavia – ha aggiunto la von der Leyen – i dati scientifici indicano senza ambiguità che è necessario fare molto di più per mantenere vivibile il nostro pianeta. Altrettanto evidente è che l’UE ha svolto un ruolo chiave a Sharm el-Sheikh e non arretrerà nella sua azione per il clima a livello nazionale e internazionale. Ringrazio il vicepresidente esecutivo Timmermans e la nostra squadra negoziale per aver lavorato notte e giorno per sbloccare le difficili trattative ed evitare il fallimento del processo della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che rimarrà fondamentale. La nostra squadra negoziale è riuscita a instaurare un clima di fiducia con i nostri partner in tutto il mondo, mantenendo una posizione ferma sulla mitigazione e dando prova di flessibilità per quanto riguarda i finanziamenti per le perdite e i danni causati dai cambiamenti climatici.”
Per quanto riguarda la mitigazione, le parti hanno convenuto che limitare il riscaldamento globale a 1,5 ºC richiede riduzioni rapide, incisive e durature delle emissioni globali di gas a effetto serra, con un taglio dell’ordine del 43% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019. Le parti hanno inoltre riconosciuto che per raggiungere questo obiettivo sarà necessaria un’azione accelerata nel corso di questo decennio critico e hanno ribadito l’appello, lanciato nel patto di Glasgow per il clima, ad aggiornare i contributi stabiliti a livello nazionale in funzione dei bisogni, per allinearsi all’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura previsto dall’accordo di Parigi entro la fine del 2023. Hanno inoltre affermato che il patto di Glasgow per il clima servirà da base per un nuovo programma di lavoro in materia di mitigazione per incoraggiare le parti ad allineare i loro obiettivi e le loro azioni in vista della neutralità carbonica.
Per quanto riguarda le perdite e i danni, le parti hanno deciso di istituire nuovi meccanismi di finanziamento per aiutare i paesi in via di sviluppo particolarmente vulnerabili a far fronte agli effetti negativi dei cambiamenti climatici. Ciò comprende in particolare un nuovo fondo destinato a compensare le perdite e i danni, che sarà istituito da un comitato di transizione che sarebbe anche incaricato di individuare nuove fonti di finanziamento.