Nella notte tra l’11 e il 12 novembre è stata diffusa una nuova bozza di Accordo alla Cop26 di Glasgow, in cui si registrano passi indietro su alcuni temi chiave tra cui l’abbandono dei combustibili fossili, novità principale della precedente bozza di due giorni fa.
Come spiega La Nuova Ecologia “al ventesimo punto del documento, il nuovo testo recita ‘La Conferenza invita le parti ad accelerare lo sviluppo, lo spiegamento e la diffusione di tecnologie e l’adozione di politiche per la transizione verso sistemi energetici a basse emissioni, anche aumentando rapidamente la produzione di energia pulita e accelerando l’abbandono graduale dell’energia a carbone non abbattute e dei sussidi inefficienti per i combustibili fossili’. In sostanza – spiega il magazine di Legambiente – il phase-out (l’abbandono graduale) dei sussidi alle fossili è previsto solo per i sussidi inefficienti e il phase-out dal carbone solo per le centrali “unabated” ossia senza CCS (cattura e sequestro del carbonio. Uno stoccaggio sottoterra, in giacimenti di idrocarburi esauriti o in formazioni rocciose). Sarà possibile quindi continuare a bruciare carbone, a patto di ridurne il rilascio di gas serra nell’atmosfera. Così come sarà possibile continuare a dare sussidi ai combustibili fossili eliminando solo quelli inefficienti”.
L’Ansa invece riporta che è sparito l’invito ad attivare entro il 2023 il fondo da 100 miliardi di dollari all’anno per i paesi meno sviluppati. La seconda bozza si limita a sollecitare “i paesi sviluppati a deliberare pienamente e urgentemente sull’obiettivo dei 100 miliardi di dollari e fino al 2025, e sottolinea l’importanza della trasparenza nell’attuazione dei loro impegni.
Inoltre risultano ancora vuoti i due paragrafi destinati al completamento del Paris Rulebook (le regole per attuare l’Accordo di Parigi) e alla trasparenza (le regole per comunicare i risultati di decarbonizzazione degli stati). Si tratta di due dei dossier più spinosi in discussione a Glasgow.
Rispetto alla prima bozza rimangono l’obiettivo di puntare a rimanere sotto 1,5 gradi di riscaldamento globale dai livelli pre-industriali (l’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi), a tagliare le emissioni di anidride carbonica del 45% al 2030 rispetto al 2010, e ad arrivare a zero emissioni nette di CO2 intorno alla metà del secolo. Rimane anche la richiesta di profonde riduzioni nelle emissioni di gas serra che non sono anidride carbonica.
Nella seconda bozza resta l’invito all’aggiornamento urgente degli obiettivi di decarbonizzazione (Ndc) per quei paesi che non lo hanno ancora fatto (l’Accordo di Parigi prevedeva l’aggiornamento nel 2020). Ma sparisce la previsione di un ulteriore aggiornamento entro la fine del 2022, presente nella prima bozza.