La nave ‘Rainbow Warrior’ di Greenpeace sta risalendo il fiume Clyde di Glasgow in sfida alle autorità per raggiungere la Cop26 che si sta svolgendo nella città scozzese. L’equipaggio, salpato il 30 ottobre da Liverpool, oltre ad alcuni membri dell’ong ambientalista include quattro giovani attivisti di Fridays For Future MAPA (Most Affected People and Areas), provenienti dalle aree più colpite dalla crisi climatica: Farzana Faruk Jhumu dal Bangladesh; Edwin Namakanga dall’Uganda; Jakapita Kandanga dalla Namibia e Maria Reyes dal Messico. Il loro messaggio ai leader mondiali riuniti nella città scozzese fino al 12 novembre è: “Smettila di deluderci”.
“In questo momento, siamo su una nave con i giovani attivisti di Fridays for Future – scrive Greenpaece in un post su facebook datato 1° novembre – che rappresentano le persone e le aree più colpite dalla crisi climatica. Ieri sera le autorità hanno negato la richiesta di accesso della nave. Ma non torniamo indietro. Lo facciamo perché vogliamo che leader mondiali come Boris Johnson capiscano: le voci delle persone più colpite dalla crisi climatica – giovani, leader indigeni e comunità che hanno sofferto di più per gli impatti climatici – devono essere ascoltate.
È possibile seguire gli sviluppi del viaggio degli attivisti cliamtici sulla pagina live di greenpeace costantamente aggiornata.
Se il viaggio della Rainbow Warrior verso Glasgow dovesse andare a buon fine, ad accoglierla ci saranno altri attivisti, per consegnare insieme un forte messaggio ai leader mondiali nel corso di una conferenza stampa che si terrà nei pressi del centro conferenze della COP26.
Molti attivisti e delegati provenienti da aree pesantemente colpite dalla crisi climatica non sono in grado di presenziare alla COP26, a causa delle restrizioni negli spostamenti dovuti alla pandemia e alle disuguaglianze di vaccinazione. Una situazione che stride, ad esempio, se si pensa che gli Stati Uniti stanno inviando a Glasgow oltre mille delegati.
Per i giovani attivisti a bordo della Rainbow Warrior, i negoziati sul clima non dovrebbero avere luogo senza le persone più colpite, ma il fallimento delle nazioni ricche nel distribuire equamente i vaccini contro il Covid-19 ha impedito a molti attivisti di partecipare a questo importante appuntamento.
“I leader mondiali dovrebbero stendere il tappeto rosso alle persone più colpite da questa doppia crisi climatica e sanitaria, non negare loro di partecipare alla COP26”, dichiara Edwin Namakanga, attivista dell’Uganda. “Siamo solo quattro attivisti, ma rappresentiamo milioni di persone e le nostre voci devono essere ascoltate. Stiamo soffrendo le conseguenze di un’emergenza che non abbiamo creato e coloro che hanno il potere di determinare le politiche climatiche necessarie per fermare questa ingiustizia sono le stesse persone che ci stanno tradendo. È ora di sradicare questo sistema”.
La Rainbow Warrior di Greenpeace ha contattato l’autorità portuale di Clyde per chiedere il permesso di attraccare fuori dalla conferenza sul clima. L’autorità ha risposto affermando che, come da Notice to Mariners, la nave non può navigare lungo il fiume Clyde e che questa zona è al momento controllata dalla polizia scozzese. Il capitano della nave ha però deciso di ignorare gli avvertimenti dell’autorità portuale per continuare comunque il viaggio della Rainbow Warrior.