La Cop26 di Glasgow è arrivata nella sua fase finale. Siamo alla seconda settimana di lavori e le frenetiche trattative per non superare i 2°C di innalzamento della temperatura (ma non solo) che si spera si concluderanno venerdì 12 novembre. Il successo è tutt’altro che scontato, le resistenze di alcuni grandi inquinatori e delle lobby rendono la strada per il raggiungimento di un accordo soddisfacente tutta in salita. Ma se da un lato i grandi del pianeta ci stanno provando, dall’altra la cittadina scozzese è diventata il centro della contestazione al solito bla bla bla.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Anna Maria Grieco, pugliese residente a Glasgow, per capire che aria tira nella città dove, nel bene o nel male, si sta decidendo il futuro dell’intero Pianeta o meglio, il futuro del genere umano.
Partiamo dal principio, Cosa ci fai a Glasgow?
Sono originaria di Terlizzi in provincia di Bari. Nel 2015 ho cominciato un master in Italia e come materia di tesi avevo scelto Economia e sviluppo dei paesi emergenti. Il mio supervisore, per preparare meglio l’elaborato, mi aveva consigliato di terminare il mio lavoro di ricerca alla Adam Smith Business School di Glasgow, uno dei centri più importanti d’Europa sul tema, e quindi per sei mesi ho studiato in Scozia. Tornata in Puglia e finito il master, sono rimasta fino al 2017 nel limbo del precariato più spinto. Ho deciso così di ritornare a Glasgow. Come sempre accade, l’idea è quella di rimanerci per sei mesi così da perfezionare al meglio la lingua, trovare un lavoretto per mantenermi e poi…
Poi cosa è successo?
È successo che ci sono rimasta. Il settore della ristorazione è diventata la mia confort zone e lunedì 8 novembre mi sono esibita nella finale degli Scottish Italian Awards 2021. Son diventata, o così dicono, una delle migliori bariste di Scozia.
A quanto pare lavori proprio all’interno dell’area dove si sta svolgendo la COP26…
Tutti gli eventi sono organizzati all’Hydro, una enorme struttura utilizzata esclusivamente per i grandi eventi, incastonata tra il centro città e il West End, ovvero la zona universitaria da tutti additata come la parte più posh della città. Il 31 ottobre è cominciata la COP ma le attività sono iniziate già due settimane prima con strade chiuse, traffico e linee dei bus deviate. Una zona rossa in piena regola.
Che aria si respira in città?
In questi giorni stiamo assistendo a una vera e propria invasione di cittadini statunitensi tra addetti ai lavori della COP, giornalisti e turisti “climatici”, la città è piena. Ma questo evento ha confermato il sospetto che un po’ tutti avevano. La città non era pronta anzi, la Glasgow di oggi non è una città adatta per questo tipo di manifestazioni. Basta prendere come esempio uno dei settori strategici per la vita di una città di 600 mila abitanti come Glasgow: il trasporto pubblico. Ho sempre ammirato la puntualità del servizio ma è da più di due settimane che non passa un bus in orario, i percorsi sono deviati, anche i treni stanno subendo forti disservizi. Banalmente se prima la frequenza dei bus era di uno ogni 10 minuti oggi sei fortunato se passa dopo quaranta. Senza dimenticare che da due mesi i tramvieri sono in agitazione e se ai sacrosanti scioperi dei lavoratori si aggiungono i disagi di una città spezzata in due dai lavori della COP, si può intuire che la situazione non è tranquilla.
Sempre per rimanere in tema mobilità, da qualche giorno sta montando la polemica sulle auto elettriche previste per trasportare le delegazioni internazionali ma sprovviste di colonnine per la ricarica. Se da un lato gli organizzatori hanno ripiegato spingendo gli addetti ai lavori a utilizzare i mezzi pubblici, e la situazione è quella che ho raccontato, dall’altra non ci sono ancora sufficienti colonnine per ricaricare le auto e si sta correndo ai ripari installando dei generatori di corrente con motore a combustione, non fossile ma vegetale. Insomma stanno improvvisando. Polemiche e fake news a parte a me quello che interessa è che si raggiunga un accordo coraggioso e che guardi all’interesse del pianeta e non delle lobby.
La COP di Glasgow viene raccontata come l’ultima spiaggia per salvare il pianeta. Secondo te la cittadinanza ne è consapevole o come sta vivendo questo momento?
Siamo tutti consapevoli del momento importante per Glasgow, per la Scozia e soprattutto per il futuro di tutto il Pianeta. Ma da quando è cominciato lo show della COP i cittadini sembrano infastiditi, semplicemente perché non sono abituati a vedere la loro città militarizzata e piena di check point. Non sono abituati a questo clima di tensione latente e pensano tutti che alla fine questa COP si trasformerà nell’ennesima delusione.
Dall’altro lato la città è tappezzata di slogan dal sapore ambientalista, dalla metro alle fermate dei bus è un fiorire di appelli green che suggeriscono e invitano le persone a compiere quei piccoli gesti che tutti possono mettere in atto per salvare il pianeta. Slogan e messaggi che provano a sensibilizzare una cittadinanza già molto attenta alla sostenibilità ambientale.
Le manifestazioni di questi giorni e i discorsi che si sentono nei bar raccontano di una cittadinanza attenta al tema, che avrebbe anche dei suggerimenti e dei consigli da dare ma purtroppo nessuno ascolta chi è fuori dall’Hydro.
Se non ho capito male i cittadini stanno subendo questa COP?
Sì, i glaswegians (gli abitanti di Glasgow, ndr) la stanno vivendo così. La sensazione è che le sorti del Pianeta siano in mano a un gruppo ristretto di persone che non fanno gli interessi delle popolazioni ma i loro, e non si riesce nemmeno a capire quali siano i “loro” interessi. La sensazione è questa. Basta ascoltare i discorsi dei capi di stato delle principali potenze economiche, tutti inorriditi e preoccupati per la salute del pianeta ma poi in concreto non c’è una vera e propria azione. Le parole e le promesse non si stanno traducendo in fatti. È il bla bla bla denunciato da Greta Thunberg.
Quindi lo scetticismo è palpabile tra le strade di Glasgow. Ma concludiamo con una nota di colore in stile Lonely Planet. Quanto costa il caffè a Glasgow?
L’espresso 2,3 sterline e il cappuccino 3. Prezzi Medi. Sicuramente non economici rispetto agli standard italiani ma adeguati al costo della vita.
Foto di Michele De Noia