Consumo di suolo in Italia, Legambiente: “Dati allarmanti, ogni anno cementificati 70 km² di territorio”

Il consumo di suolo continua, Legambiente: “ In otto anni ci siamo giocati l’Umbria, non possiamo più permetterci di sprecare spazi, suoli e rendite urbane. Serve una legge nazionale per fermare il consumo di suolo e per il governo del territorio, che permetta anche di mobilitare risorse per l’adattamento climatico e il ripristino di aree urbane verdi e permeabili”

Consumo suolo Italia 2024 Legambiente

L’ultimo rapporto ISPRA sul consumo di suolo in Italia evidenzia un quadro preoccupante e invariato, con una crescita continua che sembra ormai essere una costante strutturale. Nonostante un lieve calo nel 2023, dovuto al rallentamento post-pandemia, ogni anno il Paese continua a consumare circa 70 chilometri quadrati di territorio, pari alla superficie di una nuova città come Napoli. Dal 2015, l’Italia ha urbanizzato quasi 500 chilometri quadrati di suolo, una cifra che supera la superficie totale di una regione come l’Umbria. Questo trend è un chiaro indicatore di come l’urbanizzazione inefficiente e disordinata stia avanzando, con conseguenze negative sia sul piano ambientale che economico.

La mancanza di strumenti adeguati per la gestione del territorio è al centro delle critiche di Legambiente, che evidenzia l’obsolescenza delle leggi italiane in materia urbanistica, risalenti a oltre 80 anni fa. Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, sottolinea la necessità di una nuova legge sul consumo di suolo, capace di garantire la prevenzione del rischio idrogeologico e la protezione dei servizi ecosistemici. Oggi, infatti, la crescita urbanistica non è accompagnata da un adeguato equilibrio, mettendo a rischio territori vitali per la sostenibilità ecologica e la salute pubblica.

Un altro aspetto critico riguarda la concentrazione del consumo di suolo nelle grandi città, spesso sotto l’influenza di grandi gruppi immobiliari. Damiano Di Simine, responsabile suolo di Legambiente, mette in guardia contro la speculazione edilizia che sta minacciando la qualità degli spazi urbani, soprattutto nelle città come Milano, dove l’incremento del consumo di suolo è legato a progetti che non sempre rispondono a un sviluppo sostenibile.

A preoccupare è anche la discrepanza tra crescita del suolo urbanizzato e calo della popolazione: in 8 anni, l’Italia ha perso 2 milioni di abitanti, ma ha consumato 300 mq di suolo per ogni abitante in meno. Questo dato testimonia l’inefficienza di un sistema che consuma risorse naturali per espandere territori che restano sottoutilizzati.

Il Nord Italia, in particolare, è la zona con il maggiore consumo di suolo, dove grandi poli logistici e data center stanno invadendo terreni agricoli senza sfruttare le superfici industriali dismesse. Nel Sud Italia, fenomeni simili si registrano in aree come Puglia, Sicilia e Basilicata, dove nuove urbanizzazioni nelle periferie crescono a discapito dei centri storici, sempre più abbandonati.

I dati disaggregati da ISPRA mettono in evidenza che Emilia-Romagna e Lombardia sono le regioni con il maggiore incremento del consumo di suolo, nonostante siano state tra le prime a introdurre leggi contro questo fenomeno. La mancanza di una legge nazionale efficace e l’inefficacia delle normative regionali continuano a ostacolare la gestione del territorio.

In conclusione, anche se Roma ha registrato un calo rispetto agli anni precedenti, la capitale resta il primato del consumo di suolo, con una velocità di urbanizzazione che triplica quella di altre grandi città italiane. Milano, invece, si conferma tra le città che consumano di più, mentre Napoli e Torino sembrano risentire maggiormente di un calo demografico che limita la domanda di nuove urbanizzazioni.