“L’inceneritore non è una soluzione a breve termine per il problema dei rifiuti a Roma”. A ribadirlo è Giulio Corrente, consigliere di Europa Verde al Municipio IX, nella zona Eur della Capitale in cui si trova Santa Palomba, l’area che dovrebbe essere quella interessata dal progetto impiantistico da 600 mila tonnellate. Raggiunto da Eco dalle città, Corrente ha espresso la sua contrarietà all’opera ribadendo che “una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti basata su riuso, riciclo, premialità e aumento del porta a porta porterebbe risultati tangibili e immediati per tutti”.
“La nostra contrarietà – ribadisce a nome anche di Europa Verde – non è per la zona interessata, per altro mai ufficializzata; per ora è un’area individuata dall’ex amministrazione Raggi tra quelle papabili per nuovi impianti. Noi siamo proprio contrari a qualsiasi progetto di termovalorizzatore, che è una scelta vecchia e anacronistica che non risolve il problema dei rifiuti nell’immediato. Al di là dei poteri speciali, tra gestazione, costruzione, progettazione e collaudo, un’opera del genere non va e regime prima di 3-4 anni, cui si aggiunge un anno di collaudo richiesto dall’Europa. Inoltre, la normativa comunitaria prevede che i termovalorizzatori entro il 2035 siano dismessi”.
Ed è su un ciclo virtuoso dei rifiuti che si basa la proposta di Corrente. “Il nostro no è dettato dalla convinzione che si può attivare un percorso con risultati immediati e tangibili per i cittadini, puntando sull’aumento della raccolta differenziata e il miglioramento della qualità, che attualmente è bassissima. A queste proposte si aggiungono meccanismi di premialità al cittadino in modo che sia incentivato a fare la differenziata come si fa in molte città italiane da Nord a Sud, con una tracciabilità del conferimento dei rifiuti, premiando la qualità con uno sconto in bolletta e una forma di sanzionamento contro le migrazioni dei rifiuti”.
Sono numerose le criticità e i nodi amministrativi che il consigliere verde individua nel progetto di Gualtieri. In ordine:
Le dimensioni. “Per avere un senso il termovalorizzatore deve andare a regime e 600 mila tonnellate di rifiuti sono più di quanto produce Roma adesso in termini di scarto. Per non essere sanzionati dall’Europa, dobbiamo comunque aumentare la percentuale di raccolta differenziata: questo significa che la percentuale di residuale che si vorrà bruciare nel termovalorizzatore sarà sempre minore e dovremmo così importare rifiuti da mezza Europa”.
Le emissioni. “Il termovalorizzatore lascia comunque un residuale di bruciato che va comunque smaltito. Il tanto decantato inceneritore di Copenaghen dove la gente va a sciare, è un posto in cui in realtà non si vive: gli immobili a un raggio di 1-2 km sono deprezzati del 30% e nel raggio di un 1 km è vietato coltivare ortaggi. In ogni caso si tratta di una tecnologia superata: il problema dei rifiuti non si risolve bruciandoli in quanto il costo dell’intervento non è coperto dal calore sviluppato”.
Aspetti economici e viabilità. “I 600-700 milioni di euro per costruirlo ricadranno sulle tasche dei cittadini romani in quanto non è un’opera finanziabile con il Pnrr che finanzia interventi volti alla sostenibilità ambientale. Nei cinque punti che l’Europa ha dato per la gestione dei rifiuti, l’incenerimento è all’ultimo posto. Su questo siamo indietro di 30 anni”.
La maggioranza di Gualtieri in Consiglio comunale. “Al momento non abbiamo predisposto azioni specifiche contro il progetto – spiega Corrente – in quanto ancora esiste solo un indirizzo politico ma nessun documento ufficiale. Il sindaco si sta confrontando con le forze della sua maggioranza contrarie, in particolare Sinistra civica ed Europa verde ecologista, o comunque perplesse. La delibera in aula non è ancora arrivata, se dovesse arrivare per coerenza non potremmo votarla. Anche a livello nazionale ci sono forze che hanno delle contrarietà e altre forze che sono invece favorevoli. Al momento è un sasso lanciato nello stagno per cercare un punto di equilibrio che al momento ancora non c’è”.