Nel 2022, il valore economico generato per il Paese dal riciclo e dal recupero degli imballaggi ha superato i tre miliardi di euro. Il sistema CONAI contribuisce a questo risultato per circa la metà: un miliardo e mezzo di euro è il beneficio economico del riciclo e del recupero degli imballaggi gestiti dal sistema.
Nel dettaglio, il valore della materia recuperata grazie al riciclo[1] è di 2 miliardi e 43 milioni di euro (667 milioni di gestito CONAI, un miliardo e 376 milioni dal libero mercato). Quello dell’energia prodotta dalla valorizzazione energetica dei rifiuti di imballaggio raggiunge i 20 milioni (18 milioni di gestito CONAI, 2 milioni dal libero mercato). Il valore economico calcolato sui risparmi delle emissioni di gas serra grazie al riciclo e al recupero energetico (ogni tonnellata di gas serra ha un valore economico, calcolato sulla base di quanto definito dalla Direttiva 2009/33 del Parlamento Europeo) è di 609 milioni (280 milioni di gestito CONAI, un miliardo e 329 milioni dal libero mercato). Infine, l’indotto economico generato dalla filiera è pari a 614 milioni.
Lo annuncia il Consorzio Nazionale Imballaggi nel presentare il suo nuovo Rapporto integrato di sostenibilità.
11 milioni e 832.000 tonnellate sono la quantità di materia vergine che si è evitato di estrarre e utilizzare grazie al riciclo di imballaggi[2] nel 2022. Di queste, 4 milioni e 773.000 tonnellate vengono risparmiate grazie al lavoro del sistema CONAI (nel box in calce* il dettaglio del gestito), ed equivalgono al peso di circa 324 Torri di Pisa.
«Dati che fanno riflettere» commenta Ignazio Capuano, presidente CONAI, «e che devono spronarci a un impegno sempre più attento, soprattutto in un Paese povero di materie prime come il nostro. Non amare lo spreco è nel DNA di noi italiani, credo. E questo risultato è merito di tutti i cittadini che, ogni giorno, fanno correttamente la raccolta differenziata, consapevoli che non stanno differenziando rifiuti, ma risorse. Stiamo parlando di materia che può rinascere e, in piccola parte, diventare alternativa alle fonti fossili come carburante per produrre energia. In un momento di crisi climatica ed energetica come quello che stiamo vivendo, non possiamo non tenerne conto: il riciclo, del resto, permette di risparmiare non solo materiali, ma anche anidride carbonica ed energia primaria».
Nel 2022, infatti, il risparmio di energia primaria derivante da fonti fossili non consumata grazie al riciclo è pari a 56,19 terawattora.
Il contributo del sistema consortile a questo risultato è di 26 terawattora, pari al consumo di un terzo delle famiglie italiane.
Il riciclo si conferma anche un attore importante contro l’emissione in atmosfera di gas serra, ossia tutti i gas (come la CO2) che in atmosfera hanno effetti di riscaldamento globale.
Solo nel 2022, spiega il Rapporto CONAI, grazie al riciclo è stata evitata l’emissione di più di 10 milioni e 226.000 tonnellate di CO2eq.
4 milioni e 730.000 di tonnellate è il quantitativo di CO2eq non emessa grazie a riciclo e recupero portati avanti da CONAI: è la quantità che producono 3.767 voli intorno al mondo.
«La conferma dei risultati eccellenti del CONAI anche nel 2022 è la migliore premessa per affrontare le nuove sfide europee e per migliorare i tassi di circolarità della nostra economia» spiega Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, «per migliorare ulteriormente in alcune province italiane dove permangono ritardi quantità e qualità delle raccolte differenziate, per fare ulteriori passi avanti nelle tecnologie di riciclo, per contribuire ad un migliore sbocco di mercato per alcune materie prime seconde dove si manifestano alcune difficoltà, rafforzando anche il riutilizzo degli imballaggi riutilizzabili».
Infatti, il modello italiano di gestione dei rifiuti di imballaggio continua a fare scuola in Europa.
Lo scorso giugno la Commissione Europea ha pubblicato la relazione di segnalazione preventiva sull’attuazione delle direttive sui rifiuti e, per quanto riguarda gli obiettivi di preparazione per il riutilizzo e riciclo, l’Italia si è ritrovata fra i nove Stati membri sulla buona strada per raggiungere entrambi gli obiettivi (insieme ad Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Repubblica Ceca e Slovenia).