Semplificazioni, aste, FER X, infrastrutture di rete, sistemi di accumulo: tanti i temi caldi del confronto tra Istituzioni e Imprese agli eventi Elettricità Futura alla Fiera Key di Rimini. Elettricità Futura, la principale Associazione del settore elettrico italiano che rappresenta oltre il 70% del mercato, ha elaborato il Piano elettrico 2030 che in coerenza con il REPowerEU ha l’obiettivo 84% di elettricità rinnovabile al 2030, rispetto all’attuale 45%. Come ha dimostrato lo studio Key – Althesys “Il governo del sistema, la chiave per la transizione” presentato a Rimini, raggiungere questo obiettivo permetterebbe di risparmiare in bolletta 25 miliardi in più rispetto all’obiettivo indicato nell’attuale bozza del Piano Nazionale Integrato Energia Clima (PNIEC).
L’aggiornamento del Piano, lo ricordiamo, presentato dal Governo Meloni è stato bocciato sia dalla Commissione europea, che dall’Ocse, oltre che dalle associazioni ambientaliste. Dovrà essere ripresentato entro giugno.
“Un po’ di ambizione in più nel PNIEC si tradurrebbe in notevoli benefici aggiuntivi per il nostro Paese – dice Agostino Re Rebaudengo, Presidente Elettricità Futura – Acceleriamo la transizione laddove è più facile farlo, il settore elettrico può ridurre gli sforzi di decarbonizzazione di tutti gli altri settori. A condizione di cambiare passo e realizzare 12 GW di impianti all’anno. Regione che vai, normativa che trovi. Attualmente funziona così per le autorizzazioni dei progetti della transizione. La soluzione proposta da Elettricità Futura è l’introduzione del ‘Provvedimento Unico Nazionale‘ per gli impianti che già oggi accedono alla VIA nazionale, individuando nel MASE l’Autorità responsabile dell’intero procedimento autorizzativo. C’è anche la necessità di riordinare il frammentato quadro normativo e ridurre i tempi di rilascio del titolo autorizzativo realizzando un Testo Unico per le autorizzazioni degli impianti di produzione, stoccaggio e distribuzione dell’energia elettrica“.
“Un altro game changer è il Decreto aree idonee – prosegue Re Rebaudengo – , la bozza attuale invece di accelerare lo sviluppo dei nuovi impianti renderà, se possibile, ancora più difficile installarli nella maggior parte delle aree del Paese. E mentre attendiamo il Decreto, alcune Regioni annunciano nuove moratorie. Questa partita si potrebbe risolvere in due mosse. La prima è mettere nero su bianco che sono idonee tutte le aree che non avevano vincoli alla data di dicembre 2022, data ultima di attuazione del Decreto aree idonee secondo gli accordi presi dall’Italia con l’Europa (RED II). La seconda è suddividere a livello regionale il target nazionale 2030 +80GW di rinnovabili indicato dal Decreto, in modo che le Regioni aggiornino i loro piani energetici e rilascino conseguentemente le autorizzazioni necessarie”.
Secondo gli industriali “è davvero urgente anche pubblicare il Decreto FER X o si bloccheranno gli investimenti e non si realizzeranno i nuovi progetti. Si tratta del provvedimento figlio della direttiva RED II che regola lo sviluppo delle rinnovabili nel periodo 2024 – 2028. Siamo a marzo 2024 e non disponiamo di questo provvedimento determinante per la programmazione delle prossime aste e quindi per dare visibilità a breve e medio termine alle imprese”.
“Quindi, il FER X deve arrivare certamente il prima possibile, il fattore tempo è determinante ma non è l’unico. E’ necessario che il funzionamento delle aste si adegui ai cambiamenti che avvengono in termini di Capex, Opex e costo del denaro. È positivo che sia stata accolta la proposta di Elettricità Futura di adeguare le tariffe all’inflazione. Ma quelle nell’attuale bozza del FER X non consentono la sostenibilità economica dei nuovi progetti. Bisognerà porre massima attenzione ad aggiornare le tariffe in modo che tengano davvero conto dell’aumento dei costi degli impianti e diano agli investitori indicazioni di prezzo stabili, come hanno fatto altri Paesi. Infatti, l’adeguamento inflattivo della tariffa aggiudicata è stato implementato in Francia, Polonia e Regno Unito per tenere conto dell’inflazione sui costi operativi relativi all’esercizio degli impianti (Opex). In Italia la tariffa per le aste si aggira attorno ai 75 euro/MWh, un valore tra i più bassi d’Europa“.
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