In occasione della Milano Design Week, il Consorzio Biorepack pone una domanda, “e se le città fossero la fonte di una risorsa essenziale per rinvigorire e proteggere i terreni agricoli limitrofi, attualmente in declino e la cui degradazione mette a rischio l’approvvigionamento alimentare degli abitanti urbani?” Questa non è una visione fantastica, ma una realtà concreta: la materia prima, abbondante nelle aree urbane, è nota come FORSU, l’acronimo di frazione organica dei rifiuti solidi urbani, o più semplicemente, l’umido. Questo tipo di rifiuto comprende non solo gli avanzi alimentari, ma anche le innovative bioplastiche compostabili certificate. Attraverso un adeguato trattamento in impianti appositi, questi materiali possono essere decomposti e trasformati in compost, un prezioso fertilizzante naturale che può essere utilizzato per reintegrare la sostanza organica nei terreni agricoli impoveriti.
Promuovere iniziative volte a diffondere questa consapevolezza tra i cittadini e l’opinione pubblica è cruciale per consolidare e accelerare il passaggio verso un’economia circolare. In questo contesto, arte e design possono diventare strumenti straordinariamente efficaci. È per questo motivo che Biorepack, un consorzio nazionale specializzato nel riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile, ha deciso di partecipare al progetto “Città Miniera: Design, Dismantle, Disseminate“, un’installazione curata dallo studio di architettura Mario Cucinella Architects.
L’opera – inaugurata il 15 aprile in occasione di Solferino 28, appuntamento con il design di Corriere della Sera, Living e Abitare – è costituita da una vera e propria foresta di torri luminose che declinano i temi della società e delle città del futuro, con il riuso e il riciclo che costituiscono un passaggio fondamentale per dar vita arrivare a comunità capaci di crescere vivendo in positiva simbiosi con gli ecosistemi circostanti. Riuscendo ad avere di più, consumando di meno.
“In questa sfida, la corretta raccolta e trasformazione dei rifiuti umidi rappresenta un elemento centrale. Questa frazione costituisce infatti il 40% del totale dei rifiuti prodotti quotidianamente dai cittadini” ha sottolineato Marco Versari, presidente di Biorepack. “Facile comprendere che da una sua adeguata valorizzazione dipende sia la possibilità di ottimizzare la raccolta dell’intero ciclo dei rifiuti sia di sfruttare al meglio una risorsa che apporta tanti vantaggi al sistema agricolo italiano”.
Al percorso di recupero e trattamento dei rifiuti umidi contribuisce, tra l’altro, una famiglia di materiali innovativi, esempio perfetto di bioeconomia circolare: le bioplastiche compostabili, spesso prodotte da materie prime di origine vegetale ottenute da terreni marginali o non adatti all’agricoltura per scopi alimentari, permettono infatti di facilitare la raccolta dell’umido. Non solo: sacchetti, piatti, bicchieri, posate compostabili, conferite insieme ai rifiuti organici, aumentano anche la quantità della raccolta e quindi del compost prodotto.
Tanti elementi di un circolo virtuoso che vede l’Italia sempre più come best practice internazionale. E proprio Milano è in tal senso fiore all’occhiello del sistema Paese: è infatti arrivata a intercettare quasi il 90% del totale potenziale degli scarti di cucina. In Europa, anche in Paesi di lunga tradizione di separazione dell’organico, come Olanda e Germania, i dati sono di gran lunga inferiori: viene intercettato solo il 32% del biorifiuto ma solo il 16% dello scarto di cucina.
L’Italia riesce così a trattare ogni anno 8 milioni di tonnellate di rifiuto a matrice organica, riciclandolo all’interno di oltre 150 impianti distribuiti nelle diverse regioni. Ciò ha permesso di produrre 2 milioni di tonnellate di compost, riportando 440mila tonnellate di carbonio nei terreni agricoli ed evitando l’immissione in atmosfera di 5 Megatonnellate di CO2. L’esempio perfetto di come le città possono diventare davvero miniere per un futuro di benessere. Ambientale, sociale ed economico.