Martedì 6 febbraio la Commissione europea ha pubblicato la valutazione d’impatto e la comunicazione sugli obiettivi climatici per il 2040, ma anche la Strategia di gestione del carbonio industriale (ICMS).
“Entrambe fondamentali per aprire la strada alla neutralità climatica dell’Unione europea – spiega il WWF -. Si tratta di un passo importante ma ci rammarichiamo che la Commissione abbia scelto l’obiettivo del 90% di riduzione al 2040, non prendendo in considerazione, tra gli scenari della valutazione, la possibilità di raggiungere la neutralità climatica entro il 2024”.
“Per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C dobbiamo raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 su scala globale. Considerando la responsabilità dell’UE per le emissioni storiche, per il WWF sarebbe più giusto non fermarsi al 90%, ma puntare a zero emissioni nette entro il 2040. Come parte dell’obiettivo del 90%, la Commissione ha anche indicato come i settori dovrebbero contribuire agli sforzi per ridurre le emissioni. Osservando questa parte, è evidente che non è prevista un’azione sufficiente sul fronte dell’uso del suolo, del cambiamento di uso del suolo e della silvicoltura (LULUCF), soprattutto attraverso il ripristino e la protezione degli ecosistemi naturali”, ha continuato l’associazione ambientalista.
“Nella sua analisi, la Commissione europea considera solo circa -300 MtCO2eq all’anno per le attività LULUCF. Raddoppiando questa cifra, l’UE raggiungerebbe quasi la neutralità climatica entro il 2040. Un obiettivo LULUCF più elevato potrebbe e dovrebbe essere raggiunto attraverso un’espansione decisa e rapida della protezione e del ripristino della natura, nonché attraverso importanti cambiamenti nelle pratiche agricole e forestali che siano vantaggiosi per il clima e la biodiversità. L’analisi è chiara: tutti i settori, compresa l’agricoltura, dovranno ridurre le emissioni in modo significativo e occorre passare a diete più sane con livelli inferiori di consumo di carne e latticini. Per l’agricoltura, il paradosso è ancor più evidente: più si accelera la decarbonizzazione, maggiori possibilità ci sono di limitare i fenomeni estremi che hanno già messo in ginocchio le attività agricole in molte zone e addirittura in alcune regioni, come la Romagna in Italia e la Tessaglia in Grecia. Soprattutto, maggiori sono le possibilità di evitare che il clima si destabilizzi e l’agricoltura divenga molto, molto difficile”, ha sottolineato il WWF.
Per essere più precisa, l’associazione ha quindi approfondito quest’ultimo concetto: “La valutazione d’impatto identifica uno scenario in cui l’UE raggiunge entro il 2040 il -92% delle emissioni nette rispetto ai livelli del 1990, che corrisponde a 356 MtCO2eq netti. Questo include un pozzo netto LULUCF di 317 MtCO2eq. Ciò significa che raddoppiando questo obiettivo LULUCF, nel 2040 ci sarebbero solo 73 MtCO2eq di emissioni nette di gas serra, un valore prossimo alla neutralità climatica“.
Il WWF, poi, spiega che: “Ritiene anche sbagliato che la Commissione europea intenda eliminare solo “sussidi inefficienti ai combustibili fossili che non affrontano la povertà energetica o la giusta transizione”: tutti i sussidi ai combustibili fossili dovrebbero essere eliminati immediatamente e le risorse liberate indirizzate per sostenere la transizione ecologica aiutando famiglie e imprese. Il quadro politico va rafforzato per la giusta transizione, cioè combinato con adeguate misure di politica sociale, per garantire equità in tutta la società, anche per quanto riguarda la povertà energetica e le opportunità per le famiglie a basso reddito”.
“La Commissione europea ha anche lanciato la tanto attesa Strategia di gestione del carbonio industriale, che delinea come l’UE intende affrontare le emissioni industriali aumentando in modo massiccio la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS) una tecnologia che dopo 30 anni è ancora “pilota” e che non ha dimostrato alcuna efficacia su larga scala, ma in compenso costa molto, sia in termini di risorse finanziarie, sia in termini energetici. La priorità dovrebbe essere la riduzione delle emissioni alla fonte e l’esame delle soluzioni alternative disponibili per affrontare le emissioni industriali, senza affidarsi a soluzioni tecniche future che potrebbero rivelarsi una favola o che potrebbero avere impatti negativi significativi sulla natura, compresi gli ecosistemi marini. Ancora più preoccupante è il fatto che la Strategia ICM preveda che nel 2050 ci sarà ancora la CCS delle emissioni di combustibili fossili nel settore dell’energia, un settore che dispone di alternative molto più economiche e pulite e che deve essere completamente decarbonizzato ben prima di quella data. La CCS non può essere usata come (ulteriore) scusa per continuare a utilizzare i combustibili fossili”, ha concluso l’associazione ambientalista.