“La prima valutazione dei dati sulla qualità dell’aria pubblicata da Arpa il 3 gennaio è stata commentata con toni trionfalistici dal Presidente della Regione Alberto Cirio e dal suo Assessore Matteo Marnati. I dati presentati riguardano solo il particolato PM10, uno dei tre parametri per i quali Torino e altre aree del Piemonte sono fuorilegge da quando esistono le misurazioni ed in effetti i valori di praticamente tutte le stazioni del Piemonte mostrano valori inferiori a quelli degli ultimi due anni. Solo due stazioni, Torino Rebaudengo e Settimo Torinese Vivaldi hanno avuto un numero di giorni di superamento del limite giornaliero di 50 µg/m3 superiore a quello di legge di 35 giorni”.
Così il Comitato Torino Respira in un comunicato sul bollettino dell’Agenzia ambientale e i relativi commenti delle istituzioni piemontesi.
Prosegue il comitato: “Tutto bene quindi? Non proprio, e per due motivi molto importanti. La ragione più probabile per questo miglioramento, sottolineata anche da Arpa Piemonte, è il fatto che nel 2023 abbiamo avuto ben 92 episodi di foehn e i giorni di nebbia sono stati del 26% in meno rispetto a quelli attesi quindi ci sono state condizioni molto favorevoli alla dispersione degli inquinanti. Nonostante questo risvolto positivo, questi sono purtroppo alcuni dei tanti sintomi della crisi climatica, che dovrebbero essere guardati con estrema preoccupazione da tutte le persone perché sono tra l’altro accompagnati da condizioni di siccità e aumentano la probabilità degli incendi boschivi”.
“La seconda ragione per la quale questi dati devono essere guardati con attenzione è che il rispetto della legge attuale non è stato garantito in due stazioni (Rebaudengo e Settimo torinese) e non corrisponde affatto con la tutela della salute delle persone. Nel 2021 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito che il limite di sicurezza per la salute umana per il PM10 è di 15 µg/m3, e nel 2023 solo quattro stazioni di misura lo hanno rispettato in tutto il Piemonte, tutte localizzate in piccoli paesi di montagna. Non solo: l’Unione Europea è in procinto di approvare la nuova direttiva sulla qualità dell’aria, che richiederà a tutti gli stati membri di rispettare il limite di 20 µg/m3 per il PM10 entro il 2030. Nel 2023 solo 11 delle 32 stazioni di misura del Piemonte hanno rispettato questo valore, anche in questo caso si tratta di stazioni localizzate in piccoli centri o posizionate lontano da fonti di inquinamento”.
“Il Presidente Cirio e l’Assessore Marnati usano toni irresponsabili e si intestano dei meriti che non hanno – commenta Roberto Mezzalama, Presidente del Comitato Torino Respira – Le misure delle quali si vantano hanno avuto un impatto minimo sulla riduzione delle emissioni, come risulta dalle risposte a una interrogazione presentata dalla Consigliera Regionale Silvana Accossato. Per fare qualche esempio, a fronte della spesa di 2.400.000 euro per la rottamazione di auto aziendali, la riduzione stimata delle emissioni è stata di 100 kg/anno, che rappresentano lo 0,002% delle emissioni totali di particolato dal settore trasporti pari a oltre 4.500 tonnellate/anno, mentre nel caso della sostituzione degli autobus, citata anche da Cirio, gli uffici regionali non sono nemmeno stati in grado di fare una stima della riduzione delle emissioni. Invece di attribuirsi meriti che non ha, Alberto Cirio dovrebbe spiegarci come pensa di fare per far sì che il Piemonte rispetti la nuova direttiva sulla qualità dell’aria entro il 2030 ed evitare all’Italia l’ennesima procedura di infrazione, e come intende raggiungere i criteri stabiliti dall’OMS per proteggere la salute dei piemontesi”.