Il vicepresidente del Kyoto Club, Francesco Ferrante, ha espresso serie preoccupazioni sul recente aggiornamento del Codice della strada, evidenziando rischi significativi per i Comuni e per lo sviluppo di politiche orientate alla mobilità sostenibile. Secondo Ferrante, alcune disposizioni della riforma potrebbero ostacolare le amministrazioni locali e aggravare ulteriormente l’impatto ambientale e sociale del traffico privato.
Il cuore delle critiche risiede nell’utilizzo di una legge delega, un procedimento legislativo che consente al Governo di adottare norme in determinate materie senza un voto parlamentare diretto, ma solo previo parere consultivo delle commissioni competenti. Ferrante ha spiegato come questo strumento lasci ampio margine di manovra al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT), potenzialmente escludendo un dibattito parlamentare approfondito su temi di grande rilevanza.
Se, come appare dalle prime disposizioni, l’orientamento del MIT rimarrà quello di porre limiti alle iniziative comunali per ridurre la velocità veicolare, regolare il traffico privato o promuovere modalità di trasporto alternative, il rischio è di trovarsi entro un anno con una normativa ancor più penalizzante per la mobilità dolce e sostenibile.
La riforma potrebbe rappresentare un freno per i Comuni virtuosi che vogliono adottare misure innovative come le zone a traffico limitato (ZTL), le aree pedonali, le Città30 e le piste ciclabili. Strumenti essenziali per ridurre l’inquinamento urbano, aumentare la sicurezza stradale e migliorare la qualità della vita rischiano di essere vanificati da normative che limitano l’autonomia decisionale delle amministrazioni locali.
Ferrante ha anche sottolineato come questa riforma possa compromettere gli sforzi per incentivare forme di mobilità dolce, come l’uso della bicicletta, il trasporto pubblico o il cammino. La limitazione di queste alternative si tradurrebbe in un ulteriore rafforzamento della dipendenza dai veicoli privati, aggravando problemi come congestione del traffico, emissioni di CO2 e incidentalità stradale.
Di fronte a questi rischi, Ferrante ha lanciato un appello a una mobilitazione dei cittadini, un’azione collettiva che miri a esercitare pressione sui decisori politici per modificare le disposizioni più critiche della riforma. La mobilitazione può includere una varietà di strumenti, come:
- Raccolte firme per petizioni online o cartacee che dimostrino il dissenso pubblico;
- Campagne informative sui social media e attraverso i media tradizionali per sensibilizzare l’opinione pubblica;
- Eventi pubblici e manifestazioni per coinvolgere direttamente i cittadini;
- Collaborazione con associazioni impegnate nella sostenibilità e nella sicurezza stradale, per amplificare il messaggio.
Ferrante ha concluso sottolineando che senza un cambio di direzione deciso, la riforma rischia di aggravare le già difficili condizioni delle città italiane. L’assenza di incentivi per la mobilità sostenibile e i limiti posti alle iniziative comunali rappresentano un passo indietro rispetto agli obiettivi di sicurezza stradale, riduzione dell’inquinamento e transizione ecologica.