Nuovo Codice della strada, Modena30 contesta la riforma Salvini

La Riforma, approvata il 20 novembre dal Senato, è oggetto di dure critiche da parte delle associazioni delle vittime, ambientaliste e per la mobilità sostenibile, tra cui Modena30, che denunciano l'allentamento delle regole per i veicoli a motore, la riduzione delle tutele per pedoni e ciclisti e la limitazione dell'autonomia dei comuni nella gestione della sicurezza stradale. Con misure che restringono la mobilità sostenibile e ostacolano la creazione di aree pedonali e ciclabili, la legge è accusata di peggiorare la sicurezza urbana e di ignorare le richieste delle associazioni, portando a una mobilitazione nazionale contro un provvedimento giudicato dannoso e pericoloso

Codice della strada Modena30

Il Senato ha approvato una riforma del Codice della strada che, com’è noto, viene duramente contestata dalle principali associazioni italiane per la sicurezza stradale, ambientaliste, per la mobilità sostenibile e dai sindacati. Le critiche si concentrano su una legge giudicata “sbagliata e pericolosa”, che allenta le regole per auto e camion, riduce gli spazi per pedoni e ciclisti, e limita l’autonomia dei comuni, con un impatto negativo sulla sicurezza per tutti gli utenti della strada.

Secondo le 30 associazioni riunite nella piattaforma Stop al codice della strage, di cui fa anche parte Modena30, le nuove norme non affrontano i principali fattori di rischio, come velocità e distrazione alla guida, ma si limitano a misure repressive a incidente avvenuto. La riforma, inoltre, è accusata di ignorare le richieste delle associazioni e di rappresentare un “doppio sfregio ai familiari delle vittime”, a pochi giorni dalla Giornata mondiale in loro ricordo.

Tra i punti più contestati:

  • Limitazione agli autovelox anziché alla velocità, principale causa di incidenti mortali;
  • Divieto di controlli automatici per l’uso del cellulare alla guida, uno dei fattori chiave dell’incidentalità;
  • Introduzione di una sola multa per più infrazioni, che potrebbe incentivare la violazione delle regole;
  • Riduzione delle tutele per pedoni, ciclisti e utenti vulnerabili, principali vittime degli incidenti in città;
  • Ostacoli burocratici per la creazione di aree pedonali, piste ciclabili e ZTL, fondamentali per la sicurezza urbana.

Inoltre, il nuovo Codice vincola i comuni a regolamenti ministeriali, limitandone l’autonomia nella gestione della mobilità urbana.

La riforma del Codice della Strada, commentano le associazioni, rischia di portare l’Italia indietro di decenni in termini di sicurezza stradale. Limitando i controlli sulla velocità e sulla guida distratta, incentivando la violazione delle regole e riducendo gli spazi per la mobilità sostenibile, questa normativa aumenta il rischio di incidenti e mette a repentaglio la vita di pedoni, ciclisti e di tutti gli utenti della strada più vulnerabili.