Mercoledì 10 marzo il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione che propone l’introduzione di un Meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera (CBAM – dall’inglese Carbon Border Adjustment Mechanism) compatibile con l’OMC. Nella risoluzione si sottolinea che la maggiore ambizione dell’UE sul cambiamento climatico non deve portare alla “fuga di carbonio”, ossia alla fuga all’estero delle imprese comunitarie. Difatti, gli sforzi globali per il clima non ne beneficerebbero, qualora la produzione dell’UE venisse semplicemente spostata in paesi terzi che hanno regole meno ambiziose sulle emissioni.
Il testo è stato approvato con 444 voti favorevoli, 70 contrari e 181 astensioni.
I deputati hanno proposto di applicare un prezzo sulle emissioni di CO2 di alcuni beni importati nell’UE, se provengono da paesi con standard climatici meno ambiziosi. Ciò creerebbe una parità di condizioni a livello globale, nonché un incentivo per le industrie europee e non europee a decarbonizzarsi, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
Il dazio sulle importazioni dovrebbe essere compatibile con l’OMC e non essere usato impropriamente come strumento per rafforzare il protezionismo, spiega Bruxelles. Deve essere progettato specificamente per soddisfare gli obiettivi climatici. Le entrate generate dovrebbero, propongono i deputati, essere utilizzate come parte delle risorse proprie per aumentare il sostegno agli obiettivi del Green Deal nel bilancio UE.
Adesso la palla passa alla Commissione Europea che dovrebbe presentare una proposta legislativa sul CBAM nel secondo trimestre del 2021 come parte del Green Deal europeo, oltre a una proposta su come includere le entrate generate per finanziare parte del bilancio UE.
Il Meccanismo deve collegarsi al Sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’UE (ETS)
Il nuovo meccanismo dovrebbe essere parte di una più ampia strategia industriale UE che copra tutte le importazioni di prodotti e materie prime previste dall’ETS. In una fase iniziale, già entro il 2023, si dovrebbero coprire il settore energetico e i settori industriali ad alta intensità energetica, come il cemento, l’acciaio, l’alluminio, la raffinazione del petrolio, la carta, il vetro, i prodotti chimici e i fertilizzanti, che continuano a beneficiare di consistenti quote gratuite e rappresentano tutt’ora il 94% delle emissioni industriali nell’UE.
Fissare il dazio del CBAM allo stesso valore delle quote UE nell’ambito dell’ETS è una strategia che funzionerà meglio rispetto alle misure attuali, che danno quote di CO2 gratuite a determinati settori per combattere la delocalizzazione delle emissioni di carbonio, affermano sempre i deputati.
Dopo la votazione, il relatore Yannick Jadot (Verdi/ALE, FR) ha dichiarato: “Il CBAM è una grande opportunità per conciliare clima, industria, occupazione, resilienza, sovranità e questioni di delocalizzazione. Dobbiamo smettere di essere ingenui e dobbiamo imporre lo stesso prezzo sulle emissioni di tutti prodotti, siano essi prodotti in UE o meno, per garantire che anche i settori più inquinanti partecipino alla lotta contro il cambiamento climatico e innovino verso il carbonio pari zero. Questa è la nostra migliore possibilità per rimanere al di sotto del limite di 1,5°C per il riscaldamento globale, spingendo anche i nostri partner commerciali ad essere altrettanto ambiziosi per entrare nel mercato UE”.
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