Alcune città europee hanno reagito alla pandemia da Covid-19 ripensando bruscamente la mobilità urbana e accelerando la transizione ecologica. In Italia, invece, (quasi) solo passi indietro. Lo racconta il rapporto pubblicato oggi da Legambiente, partner italiano della CleanCities Campaign, “Pan-European City Rating and Ranking on Urban Mobility for Liveable Cities” che ha analizzato 36 città in 16 Paesi europei, classificandole sulla base della mobilità urbana e della qualità dell’aria. Tra le variabili considerate: lo spazio urbano dedicato a pedonalità e ciclabilità; i livelli di sicurezza per pedoni e ciclisti sulle strade urbane; i livelli di congestione del traffico urbano; l’accessibilità ed economicità del trasporto pubblico locale; l’infrastruttura per la ricarica dei veicoli elettrici; le politiche di riduzione del traffico, dei veicoli inquinanti e l’offerta di servizi di mobilità in condivisione.
Milano è ventesima su trentasei posizioni con voto “C” e un punteggio di 51 su 100, un massimo che non è stato raggiunto da nessuna città esaminata. Per Milano pesano soprattutto lo spazio pedonale insufficiente e la scarsa qualità dell’aria; bene le politiche come AreaB e C, ancora criticità da sicurezza stradale e accessibilità al trasporto collettivo.
“Milano è un’eccellenza italiana in fatto di mobilità, ma su scala europea non ha colto appieno l’occasione Covid per tagliare drasticamente i ponti a una mobilità ancora troppo centrata su un uso indiscriminato dell’automobile privata,” afferma Federico Del Prete, responsabile mobilità e spazio pubblico di Legambiente Lombardia. “Troppe automobili non inquinano soltanto l’aria, ma anche lo spazio e il tempo: consumo di suolo, inaccessibilità, inefficienza, pericolo, emergenza clima e sedentarietà saranno ancora per molto gli ostacoli al benessere e alla ripresa dei milanesi, e non ci faranno certo risalire questa classifica europea, che indica anche l’attrattività di una città. Il Piano Aria Clima, approvato anche grazie alla incredibile estensione ai diesel Euro5 del dispositivo Move-in, ha obiettivi troppo lontani e non è vincolante, mentre in appena cinquantacinque giorni di questo 2022 siamo già pericolosamente vicini al limite consentito per il PM10 (36 giorni su 50 di superamento della attuale soglia di 50 mcg/m3).”
La crisi climatica impone scelte radicali. Secondo CleanCities Campaign, azzerare le emissioni della mobilità urbana entro il 2030 sarà essenziale per tenerci sulla strada degli obiettivi sul clima di Parigi: -55% CO2 entro il 2030 e neutralità climatica a metà secolo.
Quasi tre europei su quattro vivono nelle città, dove si concentra anche la maggior parte delle attività economiche e dei consumi. La transizione energetica ed ecologica, quindi, passa necessariamente per le aree urbane. A partire da come ci muoviamo. Il settore dei trasporti, infatti, contribuisce a un quarto delle emissioni di gas serra in Italia e in Europa, ed è l’unico ad aver registrato un aumento delle emissioni dal 1990. Ma una mobilità non sostenibile significa anche congestione urbana e inquinamento dell’aria. Delle trenta città con la peggiore qualità dell’aria in Europa, dieci sono italiane. E infatti il nostro Paese è oggetto di molteplici procedure d’infrazione europee per l’assenza di politiche adeguate in materia.
CleanCities Campaign è una coalizione europea di ONG, associazioni ambientaliste, think-tank, movimenti di base e organizzazioni della società civile che ha come obiettivo una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030. La campagna sostiene la mobilità attiva, condivisa ed elettrica per un futuro urbano più vivibile e sostenibile, inclusa la graduale eliminazione dei veicoli con motore a combustione interna dalle città.