Sono nata a Torino nel 1956 e ci vivo da sempre. Giornalista professionista dal 1992, dopo quindici anni di precariato alla Rai e collaborazioni con varie testate giornalistiche, da Radio Popolare a La Repubblica, ho lavorato per il Tg del Piemonte, per il Tg scientifico Leonardo e come inviata per la rubrica nazionale Ambiente Italia. Un’esperienza di lavoro difficile e entusiasmante, che mi ha permesso di allargare i miei orizzonti, in anni in cui si stavano costruendo le competenze e il linguaggio per parlare di temi ambientali. Dal 1995 a maggio 2016 (data della chiusura del programma) ho avuto la valigia pronta, viaggiando in lungo e in largo per dare conto di quel che succedeva in Italia sul fonte ambientale: tra disastri, conseguenze di scelte sbagliate e una costellazione di realtà positive, spesso troppo piccole per fare notizia. Vado a braccio: ecomafie, discariche abusive, depositi per le scorie radioattive, terre, aria e acque inquinate, terremoti, alluvioni, fabbriche killer, lotta agli inceneritori. E sul fronte delle buone pratiche, ho intercettato tante realtà innovative e affascinanti, tra mobilità leggera, risparmio energetico, transizione ecologica, agricoltura organica, esperimenti sociali. Ho capito presto che l’emergenza climatica è il problema dei problemi, e che per contrastarlo non bastano stili di vita più politicamente corretti. Ho incontrato persone straordinarie, cercato di dare voce alle legittime proteste e all’impegno di associazioni e comunità che lavorano per migliorare il futuro di tutti. Persone appassionate e capaci di mettere in pratica alternative, qualità che ho in vari modi riconosciuto tra coloro che si presentano come me nella lista di Sinistra Ecologista. Vorrei che rappresentasse una ventata d’aria nuova e pulita in Comune e nelle Circoscrizioni di Torino.
Da 4 anni sono in pensione, svolgo attività da libera professionista e collaboro a progetti di Legambiente Alpi e con la rivista on line Dislivelli, perché amo la montagna fin dalla giovinezza. Realizzare video è un altra delle cose che mi piace fare. Da anni sono vicina a Se non ora quando, associazione di cui condivido gli obiettivi e per la quale ho contribuito a realizzare alcuni filmati. Le questioni di genere, di tutti i generi, la lotta alla violenza sulle donne e sulle persone lgbt, la differenza di trattamento nel mondo del lavoro, quando c’è, la mancanza di opportunità e servizi: sono temi che devono essere in primo piano nell’agenda di chi si impegna per costruire una società più giusta, sana e inclusiva.
Mi candido nella lista di Sinistra Ecologista con lo stesso spirito di servizio che ha ispirato il mio lavoro per la tv pubblica: in questo caso, mi interessa soprattutto sostenere le candidate e i candidati più giovani, mettendo a disposizione la mia esperienza e facendomi contagiare dal loro entusiasmo. Il futuro è soprattutto nelle loro mani ma in questo paese non c’è rispetto per le giovani generazioni, e scarsa fiducia nelle loro potenzialità e nella loro preparazione. Hanno poche opportunità, a partire dal lavoro, che quando c’è spesso è precario e mal pagato, insufficiente per costruirsi una vita autonoma. Sono convinta che superare le diffidenze e stringere patti di collaborazione tra le generazioni coltivando l’ascolto reciproco possa fare la differenza per realizzare la visione che abbiamo di una Torino più accogliente e ospitale. Una città dove sia bello vivere e dove gli anziani siano riconosciuti come una risorsa. Una città più giusta, amministrata da persone responsabili, disposte al confronto, informate e consapevoli dell’impegno necessario per rispondere all’ingiustizia sociale e alla crisi climatica. Una città policentrica dove la gestione dei fondi del Recovery Fund sia trasparente e risponda ai bisogni e alle aspirazioni dei cittadini. Dove i servizi primari, a partire dalla scuola, siano davvero di qualità e per tutti. Una città che offra una sanità diffusa. Una città dove ci si possa muovere in sicurezza a piedi e in bicicletta, e dove la cultura e i luoghi di aggregazione, messi in ginocchio dalla pandemia, siano sostenuti e valorizzati. Dove le tante comunità di torinesi che vengono da altri paesi si sentano protagoniste. Una città in cui le Circoscrizioni siano davvero percepite per quello che sono, un’articolazione dell’amministrazione Comunale con deleghe specifiche, e diventino un punto di riferimento dei cittadini, come già accade per la rete delle Case di Quartiere.
Ingiustizia sociale è anche la separazione netta tra persone di età diverse: una sorta di ghettizzazione anagrafica che crea isolamento ed esaspera disagio e solitudine Effetti collaterali di un’organizzazione sociale che ci porta a chiuderci sempre di più in casa. Siamo un paese anziano, e dei circa 880mila abitanti di Torino il 46% vive da solo. Ce l’ha insegnato il lockdown: tra acquisti on line, chat, webinar e tv, l’incontro con gli altri era un’eccezione, e ora l’abitudine rischia di farci perdere il gusto del confronto e della condivisione.
Riletto, sembra un libro dei sogni, ma credo che il cambiamento si inneschi solo se si elabora una visione comune. Non c’è tempo da perdere.