Che cosa direbbe la scuola di Francoforte a proposito di Netflix

Netflix

La scuola di Francoforte, che fu tempio di teorie filosofiche e sociali molto in voga negli anni 60 e 70 soprattutto in Italia, oggi è semisconosciuta. Pensatori come Marcuse ebbero un’influenza molto attiva sui movimenti studenteschi e sulla critica sociale e cinematografica di quegli anni. Oggi a distanza di oltre 50 anni sarebbe interessante capire quali sarebbero le istanze di questo filone di pensiero riguardo piattaforme come Netflix o Amazon Prime o social network come Facebook, TikTok e Instagram. Gli ideatori della teoria critica e del termine “industria culturale” videro nei prodotti televisivi e nel cinema il risultato dei rapporti di forza in termini di lotta sociale, all’interno di un’ottica interna al pensiero marxista. La scuola di Francoforte ebbe una notevole influenza nella sociologia in generale e nella sociologia della comunicazione in particolare.

La scuola di Francoforte: che cosa è?

La sociologia della comunicazione negli Stati Uniti segue un percorso teorico improntato sul comportamentismo e del pragmatismo, che fu non solo un modello teorico sviluppato in psicologia e filosofia, ma una temperie culturale propria e autoctona dei centri culturali americani.

Questo percorso segue in Europa un altro filone che ebbe il suo centro nevralgico nella Scuola di Francoforte, già nel 1923 viene fondato a Francoforte l’Institut für Sozialforschung (Istituto per la ricerca sociale), con l’obiettivo di sviluppare un centro di ricerca indipendente in grado di occuparsi di tematiche non sufficientemente trattate all’interno delle università tedesche dell’epoca, come per esempio la natura e l’origine dei sentimenti antisemiti. È attorno a questa istituzione che, nel corso dell’intero XX secolo, prende forma uno dei più importanti sistemi teorici non solo della sociologia della comunicazione, ma delle scienze sociali nel loro complesso: la teoria critica elaborata dalla Scuola di Francoforte.

Fin dalla sua fondazione l’Istituto si propone come centro di ricerca interdisciplinare, riunendo studiosi di estrazione diversa e attingendo a discipline come la filosofia, la storia, la psicologia e la psicanalisi, oltre ovviamente alla sociologia. Questi diversi contributi vengono utilizzati per applicare alla società contemporanea l’impianto teorico fondamentale cui faceva riferimento l’Istituto, ovvero il pensiero di Karl Marx.

Il marxismo critico

Opportunamente riveduto e adattato (a proposito della Scuola di Francoforte si parlerà infatti di marxismo critico, destinato a entrare talvolta aspramente in conflitto con le correnti del marxismo ortodosso, in primo luogo quella sovietica), costituisce la chiave per comprendere un sistema sociale in rapido cambiamento, nel quale i media occupano un posto sempre più importante. L’attenzione nei confronti dei media, quindi, non rappresenta un interesse particolare della teoria critica, ma rispecchia semplicemente l’esigenza di comprendere, anche attraverso i processi della comunicazione di massa, il funzionamento del sistema sociale nella sua indissolubile complessità.

 Il marxismo critico come base teorica della Scuola di Francoforte

Con l’avvento del nazismo in Germania i principali esponenti della Scuola di Francoforte (Max Horkheimer, direttore dell’Istituto dal 1930, Theodor W. Adorno, Leo Löwenthal, Herbert Marcuse, Walter Benjamin, Erich Fromm), di origini ebraiche o comunque politicamente scomodi, sono costretti a emigrare. Dopo vari soggiorni in Europa e negli Stati Uniti, alcuni di loro si riuniscono a New York dove, presso l’Institute of Social Research, riprendono le attività di studio e ricerca che erano stati costretti a interrompere. Dopo la fine della guerra, nel 1950, l’Istituto per la ricerca sociale torna nella sua sede di Francoforte dove rappresenterà un importante luogo di produzione scientifica fino ai giorni nostri.

L’arte nell’epoca della sua riproducibilità in streaming

La teoria critica, nonostante l’eterogeneità dei suoi esponenti e delle loro vicende (alcuni di loro, come Benjamin, non sono mai giunti negli Stati Uniti mentre altri, come Marcuse, non hanno mai fatto ritorno in Germania), può essere considerata come una proposta unitaria di riorganizzazione della società secondo caratteri di uguaglianza e giustizia, che sembravano perduti sia nella Germania nazista, sia nel capitalismo alienante americano.

Prendendo in prestito il titolo dello scritto di Walter Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, possiamo dedurre quale sarebbe il pensiero della Scuola di Francoforte nei confronti di Netflix, inteso come canale principale per la fruizione di film, documentari e serie tv in streaming. Ora per la Scuola di Francoforte Netflix verrebbe visto come uno dei mali di questa società contemporanea, in quanto avversa alla mass communication research statunitense e alla sociologia funzionalista, accusate di lavorare al servizio dell’industria dell’intrattenimento e di ignorare il ruolo e l’importanza complessiva dei media nella società. Se la «ricerca amministrativa» statunitense si limita ad analizzare il contenuto di singoli programmi specifici cercando di fornire ai committenti le informazioni necessarie per raggiungere pubblici sempre più vasti, per la teoria critica è importante non solo ciò che i media dicono ma anche ciò che non dicono, perché sottoposto a una forma di tacita censura preventiva. Naturalmente lo stesso discorso è valido e potrebbe essere applicato per altri contesti quali i social network come Facebook e Instagram, i canali di broadcasting come Youtube e i siti di gioco digitale dedicati ai live casinò come nel caso del Blackjack di Betway o al contesto degli eSports e dei giochi MMO tanti amati dai più giovani, che rendono Twich.tv il contesto ideale per scambiare opinioni e condividere uno spazio virtuale dedicato a questo nuovo tipo di tecnologia e di svago.