La proposta riguardante la direttiva sulle Case Green ha ottenuto il primo consenso presso l’Eurocamera, da parte della Commissione Industria, Ricerca e Energia (Itre), confermando così l’accordo al ribasso raggiunto nel Trilogo tra le istituzioni europee lo scorso 7 dicembre. Affinché il testo diventi operativo, è necessario soltanto l’approvazione finale da parte della Plenaria. La revisione della direttiva sulla prestazione energetica degli edifici, i quali incidono per il 40% sul consumo energetico europeo e per il 36% sulle emissioni dirette e indirette di gas serra, è risultato di un lungo processo negoziale. Contrariamente alla direzione indicata dalla Commissione UE a dicembre 2021, il testo segue la linea proposta dal Consiglio UE e da alcuni Stati membri, inclusa l’Italia, dove il 53,7% degli edifici risale a prima del 1970. La proposta è stata approvata con 38 voti favorevoli, 20 contrari e 6 astenuti.
Il cuore della direttiva, l’articolo 9, ha subito un cambio radicale di direzione. Inizialmente orientato verso l’imposizione di criteri rigidi per gli edifici individuali, senza concessioni agli Stati membri, questo punto è stato ora riformulato in favore di una maggiore flessibilità. La nuova disposizione richiede che i paesi membri sviluppino piani specifici per ridurre i consumi del loro patrimonio edilizio residenziale, con il 2020 come punto di partenza e il 2050 come meta, con l’obiettivo di ottenere un patrimonio edilizio a emissioni zero. Nel frattempo, gli Stati dovranno garantire un progressivo miglioramento della situazione, con l’attenzione focalizzata sulle medie di consumo anziché sulla classe di efficienza degli edifici singoli.
Gli obiettivi intermedi di riduzione dei consumi per il parco edilizio degli Stati Membri sono stati definiti al 16% entro il 2030 e al 20-22% entro il 2035. La responsabilità di decidere le modalità per raggiungere questi obiettivi è affidata ai singoli paesi membri attraverso i loro piani. La direttiva introduce soprattutto un vincolo importante: la maggior parte dei lavori di ristrutturazione deve concentrarsi sul 43% meno efficiente del patrimonio edilizio. Questo approccio mira a garantire che gli obiettivi non siano raggiunti solo attraverso nuove costruzioni, con l’Italia che pone l’accento sui lavori su cinque milioni di edifici esistenti.
Un’altra tematica rilevante riguarda l’eliminazione dei combustibili fossili, in particolare dalle caldaie a gas metano nelle abitazioni. La data per il divieto totale è stata posticipata al 2040, rispetto al precedente termine del 2035. Inoltre, con l’eliminazione degli incentivi fiscali per tali apparecchi a partire dal 2025, è stato esplicitamente indicato che saranno ancora forniti incentivi ai sistemi di riscaldamento ibridi, come quelli che combinano caldaie e pompe di calore.