Il 21 febbraio 2023, ricorre la giornata nazionale del braille, il sistema di scrittura e lettura tattile per le persone cieche inventato dal francese Louis Braille nel 1829. Un metodo diventato lo standard di riferimento a livello internazionale, che permette di rappresentare le lettere dell’alfabeto, i numeri e la punteggiatura tramite la combinazione di punti in rilievo.
La diffusione del braille ha avuto, e continua ad avere, un impatto straordinario sulla vita delle persone con disabilità visiva. Basti pensare che ha consentito loro di accedere alla lettura e allo studio su carta. Una conquista resa possibile dalla produzione di libri in braille tramite una particolare tipologia di stampa, che, all’interno di una pressa meccanica, permetteva di trasferire su fogli di carta i punti in rilievo disposti su una matrice. Un processo complesso e costoso oggi molto più semplice grazie alle tecnologie informatiche, in grado di convertire un testo in braille molto più rapidamente e di renderlo fruibile non solo in formato cartaceo ma anche in formato digitale.
Ma sono sempre più numerosi gli ambiti in cui il braille trova oggi applicazione, complice la progressiva sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui temi dell’accessibilità e dell’inclusività. Non da ultimi il packaging e la raccolta differenziata. Aspetti centrali dell’esperienza quotidiana, che grazie a queste iniziative possono finalmente essere gestiti in autonomia e consapevolezza dalle persone cieche e ipovedenti. Scopriamone di più.
L’uso del braille per un packaging inclusivo
Ad aprire la strada all’utilizzo della codificazione braille sul packaging è stata la direttiva europea 2004/27/CE, che ha introdotto l’obbligo di indicare, sulle confezioni di farmaci (imballaggi principalmente in cartone) messi in commercio a partire dall’ottobre 2005, il nome e l’uso del medicinale e – se le dimensioni del packaging lo consentono – anche il dosaggio, i soggetti che possono assumerlo e la data di scadenza. Ai fini di un’ottimale leggibilità delle informazioni, la normativa europea raccomanda l’utilizzo del sistema Marburgo, che stabilisce precisi standard da rispettare nella spaziatura tra i punti per una corretta riproduzione dei caratteri.
I metodi per realizzare un’etichettatura in braille su cartone sono generalmente due:
- il primo prevede che il testo braille sia impresso in fase di fustellatura grazie all’inserimento sulla fustella di lastrini recanti i diversi caratteri;
- nel secondo il processo di incisione è affidato invece a macchine piega-incolla durante la fase di incollatura.
Il settore farmaceutico è, per il momento, l’unico in cui sia previsto l’obbligo di etichettatura braille degli imballaggi, ma sono sempre più numerose le aziende in diversi comparti commerciali a fare propria questa iniziativa. Segno che l’impegno nella creazione di prodotti accessibili e inclusivi per tutti i consumatori è un valore condiviso.
L’uso del braille nel packaging è infatti oggi un’innovazione in costante crescita, dalla cosmesi all’industria alimentare: un passaggio fondamentale per consentire alle persone cieche di identificare i prodotti e le informazioni che ne specificano il nome, gli ingredienti, la data di scadenza, le istruzioni d’uso o i dettagli relativi alla conservazione.
Braille e raccolta differenziata
Rendere più semplice la quotidianità delle persone affette da disabilità visiva e migliorarne la qualità di vita è un processo che passa anche per soluzioni pratiche come quella di introdurre la codificazione braille nei sistemi di raccolta differenziata. Da Mantova a Forlì fino a Messina, sono stati numerosi i Comuni che negli anni si sono dotati di bidoni dei rifiuti identificati dal corrispettivo codice Braille, accogliendo le istanze dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.
Un accorgimento che consente alle persone cieche di essere autonome anche nel conferimento dei rifiuti e dare così il proprio contributo in una pratica fondamentale del vivere civile come lo smaltimento consapevole e virtuoso dei rifiuti.