Sono diversi i comuni italiani che iniziano a correre ai ripari contro il caro energia, ragionando su iniziative di risparmio come l’abbassamento dell’illuminazione in edifici e luoghi pubblici e sui monumenti. In attesa che il governo dimissionario di Mario Draghi licenzi un provvedimento simile a quelli di paesi come Germania o Spagna, le municipalità hanno necessità di abbassare bollette salatissime, spinte anche dalle proteste delle attività commerciali che in alcune città stanno spegnendo le vetrine per protesta.
Le ultime novità arrivano da Roma, le cui bollette di luce e gas relative alle strutture pubbliche hanno raggiunto una cifra pari a più del doppio dei costi medi, passando da 28 a 62 milioni di euro l’anno. Per questo il Comune avrebbe chiesto ad Acea un piano di simulazione dei consumi in vista dell’autunno e dell’inverno. Per ora dall’azienda non arrivano conferme ufficiali.
Lo scorso marzo la città si era già attivata per ridurre i consumi energetici, imponendo misure immediate di contenimento negli immobili in uso all’Amministrazione, sia per fronteggiare l’aumento che per favorire il processo di razionalizzazione degli approvvigionamenti. Una circolare del Campidoglio Stabiliva che fino al 15 aprile 2022 tutti gli edifici di proprietà e pertinenza di Roma Capitale adibiti ad uso uffici e agli edifici scolastici, riducessero di due ore giornaliere l’accensione degli impianti termici e la riduzione di due gradi della temperatura di riscaldamento.
Alcune di queste soluzioni potrebbero essere riattivate, aggiungendo quelle che riguardano la riduzione dell’illuminazione di edifici pubblici e monumenti.
Secondo lo studio studio Illuminazione pubblica: spendiamo troppo, condotto dall’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Italia ha un consumo pro capite di luce pubblica doppio rispetto alla media europea. Costi a carico di enti pubblici, come i Comuni, per dare luce a lampioni o gli edifici statali.
Fino ad oggi l’unico comune di medie dimensioni che abbia effettivamente adottato delle misure concrete per ridurre l’illuminazione è Belluno, che ai primi di agosto ha deciso di spegnere tutti i 6400 lampioni della città dalle 2,30 alle 5 del mattino fino a metà settembre. Si tratta dell’estensione di un precedente provvedimento grazie al quale le bollette erano state ridotte di un quarto.