Il “carbon offset” è un meccanismo di compensazioni di emissioni di carbonio che non dev’essere inserito nelle politiche europee sul clima, perchè si tratta di una falsa soluzione per affrontare la crisi climatica in corso. Questo in estrema sintesi ciò che chiedono all’Ue 80 organizzazioni della società civile europea in un appello reso pubblico il 22 marzo.
Scrivono i firmatari:
Nel novembre 2022, la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento dell’Unione europea sulla certificazione delle attività che dovrebbero rimuovere CO2 dall’atmosfera (“carbon removals“). Questa includeva standard minimi volontari per le aziende che certificano compensazioni volontarie di CO2 (carbon offset). Meno di due mesi dopo, un’inchiesta del settimanale tedesco Die Zeit e del quotidiano britannico Guardian, con il supporto dell’organizzazione non governativa (ONG) SourceMaterial, ha dimostrato ancora una volta quanto il mercato del carbon offset sia viziato.
Un’inchiesta dell’organo di informazione indipendente olandese Follow The Money inoltre ha evidenziato l’entità delle falle, mostrando come all’operatore di uno dei più grandi progetti di compensazione del continente africano sia stato permesso di continuare a vendere crediti di compensazione nonostante il venditore sapesse che il progetto stava sovrastimando la presunta riduzione delle emissioni.
Le indagini si sono concentrate sulle compensazioni di “deforestazione evitata” che sono state verificate in base al Verified Carbon Standard (VCS). Il VCS è gestito da Verra, uno sviluppatore di standard di compensazione del CO2, standard che sono alla base del 75% di tutte le carbon offset vendute sul mercato delle compensazioni delle emissioni di CO2.
Secondo i firmatari dell’appello, “l’Ue dovrebbe prendere il fallimento del modello di business di Verra come un’indicazione della necessità di smettere di promuovere le compensazioni come una valida forma di azione per il clima“.
Un gruppo internazionale di accademici ha esaminato 29 progetti che affermavano di aver ottenuto risparmi pari a 89 milioni di crediti di CO2, equivalenti alle emissioni annue di Grecia e Svizzera messe insieme. I ricercatori hanno scoperto che oltre il 90 percento dei crediti era basato su affermazioni non plausibili secondo cui le emissioni erano state evitate, rendendole, secondo le parole dei giornalisti, “un mucchio di spazzatura”.
Le indagini hanno scoperto numerosi casi in cui i responsabili dei progetti hanno interpretato le metodologie a proprio vantaggio e i revisori hanno approvato crediti di carbon offset basati su stime altamente gonfiate del numero di emissioni evitate. La produzione di un gran numero di crediti di scarso valore non sorprende molti operatori del settore della compensazione, infatti, un broker ha osservato che “le metodologie sono state così flessibili che tutto è stato reso possibile… si può scegliere l’opzione migliore per massimizzare il profitto“.
I firmatari si chiedono “come sia possibile che una truffa così evidente sia andata avanti per oltre un decennio“. La risposta arriva da uno dei ricercatori, che ha osservato a lungo il mercato degli offset, ha spiegato: “Semplicemente non c’è nessuno nel mercato che abbia un interesse genuino a dire quando qualcosa va storto”.
In risposta alle indagini, le agenzie di valutazione e un rappresentante di GoldStandard hanno evidenziato come, le stime esagerate delle riduzioni di emissioni, i progetti di “deforestazione evitata” non sono l’unico tipo di progetto le cui metodologie generano “crediti spazzatura”. Donna Lee, cofondatrice dell’agenzia di valutazione per la compensazione delle emissioni di CO2 Calyx Global, ha osservato che il suo team ha valutato quasi 70 progetti di riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado (REDD) e che “per molti tipi di progetti è stata riscontrata un’elevata variabilità nelle valutazioni. Questo è vero per tutto, dal gas di discarica alle stufe da cucina, fino ai crediti di CO2 per le foreste”.
Nonostante questi progetti di compensazione siano stati valutati secondo standard di CO2 come il Meccanismo di Sviluppo Pulito (CDM), il VCS o il GoldStandard, e abbiano ricevuto l’approvazione di terze parti dopo l’audit delle metodologie di compensazione, questi problemi continuano a sussistere.
Gli standard volontari sono stati per molto tempo parte integrante dei mercati internazionali del carbonio, tuttavia non sono stati in grado di prevenire la generazione massiccia di crediti spazzatura, le violazioni dei diritti umani, i danni ambientali e i conflitti territoriali. Il problema è stato particolarmente grave in relazione ai progetti di compensazione per la “deforestazione evitata” e l’impianto di alberi. La proposta della Commissione europea di un quadro di certificazione volontaria dell’Ue non sarebbe migliore dei precedenti tentativi falliti di elaborare regole per “un settore in cui, per molti, i difetti sono diventati la norma”.
A causa dei numerosi problemi riscontrati all’interno dei progetti certificati da Verra, nessun ente di certificazione per la compensazione delle emissioni dovrebbe essere approvato dalla politica climatica dell’Unione Europea. Esiste infatti il rischio che la certificazione possa far credere che tali compensazioni siano di “alta qualità”, legittimando un tentativo fallito di affrontare la crisi climatica.
Continuare a promuovere una proposta che potrebbe incentivare la generazione di ancora più crediti spazzatura dannosi per il clima è imprudente, specialmente considerando l’urgenza di ridurre le emissioni in questo decennio. Le compensazioni non possono sostituire le riduzioni reali. Le recenti indagini giornalistiche hanno dimostrato, dopo 20 anni di mercati del carbonio, che non è stato fatto nulla per fermare la generazione di crediti di carbon offset privi di significato.
Se l’obiettivo è quello di prevenire una catastrofe climatica incontrollabile, le compensazioni non dovrebbero essere considerate uno strumento valido per la politica climatica. Le ottanta organizzazioni chiedono quindi alla Commissione europea di non legittimare un mercato i cui problemi sono troppo profondi per poter essere risolti.
Di seguito l’elenco dei firmatari:
Fern, Institute for Agriculture & Trade Policy, Carbon Market Watch, Climate Action Network Europe, Ecoropa, Friends of the Earth Europe, Corporate Europe Observatory, European Coordination Via Campesina – ECVC, ClientEarth, ECOS, WeSmellGas, Real Zero Europe, Food and Water Action Europe, Global Forest Coalition, ICLEI – Local Governments for Sustainability, Indigenous Peoples Global Forum for Sustainable Development, Women’s Environment and Development Organization, Envol Vert, Friends of the Earth International, Women’s Earth and Climate Action Network, ActionAid, Changing Markets Foundation, Indigenous Environmental Network, Center for International Environmental Law, Corporate Accountability, Stay Grounded, Forests of the World, NOAH Friends of the Earth Denmark, Finnish Association for Nature Conservation, CCFD – Terre Solidaire, Canopée, Coordination gegen BAYER-Gefahren, Aktionsgemeinschaft Solidarische Welt e.V. ASW, ARA, FDCL – Center for Research and Documentation Chile-Latin America, FIAN Deutschland, German Environmental Action (Deutsche Umwelthilfe e.V.), BUNDjugend (Young Friends if the earth Germany), Friends of the Earth Germany (BUND e.V.), Iceland Nature Conservation Association, Recommon, Leefmilieu, Landelijk Netwerk Bossen- en Bomenbescherming.nl, Federatie tegen Biomassacentrales, De Klimaatcoalitie, Comité Schone Lucht, Social Tipping Point Coalitie, Feedback EU, ZERO – Associação Sistema Terrestre Sustentável, Reformaten, Protect the Forest, Klimataktion, Skiftet, Fridays For Future Sweden, Friends of the Earth Sweden, Biofuelwatch, Feedback Global, Gladstone Conservation Council, Environment East Gippsland, Victorian Rainforest Network, Environment East Gippsland inc, The Australian Rainforest Conservation Society, Association pour l’Integration et le Developpement Durable au Burundi (Indigenous Forum in the UN ECOSOC status), Climate Action for Lifelong Learners (CALL), Nature Nova Scotia, AbibiNsroma Foundation, Coorg Organisation for Rural Development, UNISC International, Biodiversity Conservation Center, Family Farm Defenders, The New School, Olympia Movement for Justice and Peace, Pivot Point, RACE, Global Justice Ecology Project, Freelance, Rainforest Action Network – RAN, Global Justice Ecology Project, Peter Somerville – University of Lincoln, Diego Portugal – NbS Consultant