Il Comune di Capannori, all’avanguardia per quanto riguarda raccolta e riciclo dei rifiuti, è il primo Comune italiano ad aver avviato la raccolta porta a porta dei vestiti usati e dei rifiuti tessili. Partita come sperimentazione, la raccolta si appresta a diventare stabile, con una filiera di riuso e riciclo strutturata. Le novità sono state presentate in occasione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, dal Comune di Capannori insieme ad Ascit, al Centro di Ricerca Rifiuti Zero e alla Rete dei Comuni Sostenibili, in una conferenza stampa a cui hanno partecipato il sindaco Luca Menesini, l’assessore all’ambiente Giordano Del Chiaro, Rossano Ercolini, coordinatore del Centro di Ricerca Rifiuti Zero, e Maurizio Gazzarri, responsabile analisi e sviluppo del monitoraggio per la Rete dei Comuni Sostenibili.
Attualmente il servizio di porta a porta per il tessile ha cadenza bimestrale e interessa le frazioni di Capannori, Tassignano, Paganico, Carraia, S.Margherita, Pieve S.Paolo e Lunata, dove sono state tolte le campane di raccolta degli abiti usati, ma i cittadini possono continuare a conferire gli indumenti usati alle isole ecologiche o presso i centri del riuso del territorio (Daccapo, Lillero, Terra di Tutti). Alla luce dei buoni risultati della sperimentazione la raccolta differenziata del tessile dal 2023 sarà estesa a tutto il territorio comunale. Con il primo giro di raccolta del tessile usato avvenuto nel mese di luglio sono stati raccolti 1.640 kg di materiale e con il secondo giro a settembre 2.260 kg. Durante il terzo giro di raccolta, avvenuto il 22 novembre, su circa 12.700 utenze servite sono stati raccolti 840 sacchi di materiali tessili.
L’amministrazione Menesini, inoltre, ha candidato ai bandi Pnrr del Ministero della transizione ecologica la creazione di un centro di selezione di rifiuti tessili (5 milioni e 400 mila euro) ed è in attesa della graduatoria definitiva.
Il progetto del centro di selezione dei rifiuti tessili interesserà uno stabilimento con superficie coperta di circa 2 mila metri quadrati, con la capacità tecnologica di individuare le diverse fibre e di condurle in linee distinte di trattamento primario, che provvederebbero ad una prima sanificazione e al successivo imballaggio per la spedizione verso impianti di riciclo. Il centro avrebbe una capacità di trattamento di circa 6.500 tonnellate all’anno. Altra filiera locale significativa sul trattamento del tessile sono le diverse associazioni del territorio, in particolare “Daccapo”, “Terra di tutti” e “Lillero” che complessivamente si occupano di dare una seconda vita agli indumenti usati mediante il lavoro svolto da abili mani nei laboratori di cucito, o attraverso la donazione solidale a chi ne ha più bisogno o ancora attraverso attività di baratto. Degno di nota anche il percorso attivato con la rete di impresa del calzaturiero che ha già aperto, con possibili sviluppi futuri, la pratica di recupero di scarti provenienti dalla lavorazione delle calzature.
Da un’analisi compiuta sui materiali presenti nei sacchi “grigi” è emerso che i rifiuti tessili a Capannori rappresentano il 15% della frazione indifferenziata. Per questo, come ha spiegato il sindaco Menesini, insieme ad Ascit, nell’ottica di perfezionare la raccolta differenziata nell’ambito della strategia “Rifiuti Zero”, l’amministrazione ha deciso di sperimentare la raccolta porta a porta dei vestiti usati e dei rifiuti tessili che grazie ai buoni risultati fatti registrare, dal prossimo anno diventerà strutturale. “Questo è per noi il primo passo importante per dar vita ad una soluzione circolare per il tessile sul nostro territorio – ha commentato Menesini – che deve diventare anche strategia a livello nazionale ed europeo. È fondamentale superare il concetto di “fast fashion”, approccio non più sostenibile” e passare da un’economia lineare ad un approccio circolare anche in questo settore. Basta pensare che i tessili hanno causato nel 2020 la terza maggiore pressione sull’utilizzo dell’acqua e del suolo e la quinta maggiore sull’utilizzo di materie prime ad emissione di gas serra. È chiaro quindi che dobbiamo promuovere una cultura anzitutto del riuso, che permette di creare delle microeconomie locali che possono anche fare inclusione occupazionale per le persone più svantaggiate, e poi una cultura del riciclo, visto che oggi soltanto l’1% dei rifiuti tessili vanno a riciclo, mentre il 99% attualmente va in discarica o incenerimento. È un percorso che richiede una strategia incentivante ad ogni livello istituzionale, e come Capannori siamo pronti a fare la nostra parte, oltre quanto già messo in campo”.
Rossano Ercolini, coordinatore del Centro di Ricerca Rifiuti Zero, nel commentare il porta a porta dei rifiuti tessili a Capannori ha detto che è importante far decollare la raccolta porta a porta degli abiti dismessi e occorre semplificare la normativa per il riutilizzo di abiti e tessuti consentendone una efficace riciclo-rigenerazione. Inoltre, secondo Ercolini, è importante agire sul “fashion” per ridurre la moda ‘usa e getta’ e il ricorso a tessuti in fibre plastiche.
Continua quindi l’impegno di Capannori per la riduzione dei rifiuti che a luglio è diventata la prima città d’Italia certificata Rifiuti zero in Europa. Il Comune guidato da Luca Menesini ha infatti ottenuto la certificazione europea secondo lo standard di certificazione di Zero waste cities di Mission zero academy e il supporto dell’organizzazione no-profit Zero Waste Italy, ottenendo l’accreditamento di 4 stelle su 5, il risultato più alto ottenuto dai Comuni certificati.