di Linda Cottino
Plogging. Una parola che non è certo arrivata alle orecchie di chi non segue il mondo della corsa e che significa raccogliere correndo. Raccogliere quel che qualcuno ha “smarrito” per strada. Rifiuti, naturalmente. Ed è l’unione del verbo svedese plocka upp, raccogliere, tirare su, con il termine che tutti conosciamo, jogging. Da Stoccolma infatti arriva questa disciplina, con cui il suo ideatore Erik Ahlström ha voluto dare alla semplice corsa una nuova pregnanza: etica e di rispetto ambientale attivo. Per una volta noi italiani siamo stati pronti nel raccogliere, è il caso di dirlo, il testimone e rilanciarlo nel primo Campionato del Mondo di Plogging che si è svolto a Torre Pellice dall’1 al 3 ottobre.
Il deus ex machina della manifestazione è Roberto Cavallo, agronomo albese impegnato da anni nella comunicazione ambientale e che dal 2015 organizza ogni anno in Italia Keep Clean and Run, una corsa di una settimana, dalle montagne al mare, lungo la quale si raccolgono rifiuti per sensibilizzare la collettività alla lotta all’inquinamento. Basta un semplice gesto, ma per compierlo in maniera sistematica è necessaria consapevolezza. Uno studio del 2018 intitolato “Un Po di plastica” documenta che ogni giorno 11 tonnellate di microplastiche finiscono nel Mare Adriatico trasportate dal Po; le stesse che poi entrano nella catena alimentare e finiscono sulle nostre tavole, imbandendoci l’equivalente di un piatto di plastica che tutti noi ci mangiamo in un anno.
Intanto a Torre Pellice qualcosa di concreto è avvenuto. «Sono impressionato dal risultato, che ha superato ogni aspettativa» ha commentato Roberto Cavallo alla fine di una vera e propria maratona dei conteggi. La Val Pellice è stata infatti ripulita di ben 795 chili di rifiuti, raccolti su 1780 km di sentieri percorsi; una cifra che suddivisa per il numero dei partecipanti dà una media di 15 chili raccolti da ognuno, mezzo chilo al km. Impressionante davvero, soprattutto in una valle verde che a un primo sguardo pare pulitissima. È stata un’emozione unica, pur nella sua cruda realtà, lo spettacolo dell’arrivo: vere e proprie cataste di ogni sorta di oggetti “smarriti” – dalle macchinette per il caffè alle grondaie, dalle reti dei letti agli pneumatici, da ogni sorta di contenitore in plastica alle bottiglie di vetro, alle porte di frigorifero alle mascherine e ai tanti rifiuti sparsi con cui sono stati riempiti i sacchi in dotazione di ogni corridore.
Da non sottovalutare neppure il risultato atletico della gara, che ha avuto le sue punte in Paolo Bert (47,5 km per 2736 m di dislivello) e Mara Viizzo (38,01 km per 1860 m di dislivello). Per partecipare i runner hanno dovuto classificarsi in base a un punteggio ottenuto in specifiche competizioni e alcuni big di caratura internazionale hanno accolto la sfida e si sono misurati con questa insolita corsa senza farsi mancare la tensione agonistica. Con la febbre del trail che da nord a sud pervade l’Italia, è bello pensare che questo campionato del mondo di plogging possa aver acceso una scintilla di sensibilità nelle migliaia di corridori che in tutte le stagioni dell’anno partecipano alle gare in natura, e che non di rado “perdono” qualcosa in luoghi altrimenti intonsi. Il senso di questo speciale evento sportivo lo ha espresso proprio il campione di ultra trail che queste montagne porta nel cuore, Paolo Bert: «La soddisfazione maggiore è aver visto applaudire tutti, dal primo all’ultimo, perché qui finalmente siamo tutti vincitori».