“Il 2021 è l’anno cruciale per gli sforzi globali nella lotta contro la crisi climatica e per assicurare una ripresa globale giusta ed ecologica. Le evidenze scientifiche dimostrano chiaramente come il riscaldamento globale indotto dalle attività umane sia in forte accelerazione, di pari passo con la concentrazione di gas serra in atmosfera. L’imminente riunione dei Capi di Stato e di Governo del G7 è l’occasione per confermare gli impegni già sottoscritti dai Ministri dell’Ambiente del G7 per ridurre le emissioni e terminare i finanziamenti pubblici alle fonti fossili, in coerenza con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1.5°C, rilanciando il ruolo che i Paesi G7 possono esercitare perché il mondo affronti questa crisi globale”.
Lo scrive il Wwf, insieme alle principali associazioni ambientaliste italiane, per chiedere al governo un’assunzione di responsabilità nei confronti dei paesi in via di Sviluppo alla vigilia dei prossimi appuntamenti internazionali
“L’Italia quest’anno ha molte responsabilità in più come presidente di turno del G20 e come co-organizzatrice della COP26, in partenariato con il Regno Unito – scrive l’associazione – . E il governo italiano gode, su questi temi, di un ampio consenso: in un sondaggio condotto dall’istituto di ricerca internazionale YouGov, l’85% del pubblico italiano ritiene che il governo italiano debba fornire ai paesi più poveri e in via di sviluppo il supporto finanziario e tecnologico per aiutarli a passare all’energia pulita. E’ il consenso più ampio tra i paesi donatori”.
“Alla COP21 di Parigi nel 2015 i Paesi donatori si sono impegnati a mobilitare congiuntamente risorse pari a 100 miliardi di dollari l’anno entro il 2020 per assistere i Paesi in via di sviluppo nei loro sforzi di mitigazione e adattamento agli impatti del clima”.
“WWF, GCAP (Coalizione contro la Povertà), FOCSIV, Greenpeace e Legambiente chiedono al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, che l’Italia lavori perché i Paesi donatori si impegnino a raggiungere l’obiettivo fissato alla COP21 entro la fine del 2021, e che raddoppi la finanza pubblica italiana per il clima e la lotta alla povertà a partire dal 2022 e fino al 2025, nonché un’equa distribuzione tra mitigazione e adattamento (con priorità ai paesi impoveriti e più vulnerabili)”.
Le organizzazioni ambientaliste e di sviluppo chiedono anche l’istituzione di un “Fondo per il Clima”, gestito da Cassa Depositi e Prestiti, in quanto Istituzione Finanziaria per la Cooperazione allo Sviluppo, con una significativa dotazione annuale pubblica.
L’altra faccia della medaglia della sfida finanziaria per il clima è nella capacità di spostarsi rapidamente da un’economia fossile a un’economia libera dal carbonio e dai gas serra nei tempi richiesti dalla scienza. Non c’è più tempo, occorre accelerare l’impegno a porre fine a tutti i finanziamenti pubblici ai combustibili fossili attraverso tutti i canali bilaterali, multilaterali, e di garanzia in cui l’Italia è impegnata, negli istituti internazionali e con l’azione delle agenzie nazionali (CDP, Invitalia, SIMEST e SACE).
Infine, le organizzazioni sottolineano che la sostenibilità del debito pubblico rimane una sfida decisiva per molti Paesi in Via di Sviluppo che, oltre agli impatti crescenti dei cambiamenti climatici, hanno il contemporaneo onere di gestire le conseguenze economiche e sociali della pandemia. La Presidenza del G20 offre un’occasione unica per l’Italia e di svolta per i paesi più vulnerabili: la riduzione del debito sovrano dei paesi poveri per alleviarne la crisi economica e rilanciarne le prospettive per uno sviluppo sostenibile e duraturo.