Il Coordinamento Rifiuti Zero Livorno interviene sul calo della raccolta differenziata in città, che nel 2021 è passata dal 68% al 65%. Ecco la nota degli ambientalisti:
“Mentre si allontana la promessa chiusura dell’-inceneritore, con mille scuse fondate su conti e numeri che non tornano, a Livorno; la raccolta differenziata subisce un tracollo che non ha niente a che vedere con l’emergenza covid. (il protocollo sanitario prevedeva fino all’inizio del 2022 la raccolta indifferenziata per i soggetti positivi al virus).
Mettendo a confronto i quattro capoluoghi della Toscana che hanno adottato come metodo prevalente di raccolta dei rifiuti il sistema porta-a-porta (Prato, Lucca, Pisa e Livorno), si può notare che, durante l’emergenza covid, mentre Lucca e Prato hanno mantenuto percentuali sostanzialmente stabili (Lucca 81% e Prato 73%) e Pisa ha registrato addirittura un aumento sensibile (dal 61% al 65%), Livorno ha invece subìto un tracollo ingiustificabile, passando dal 68% al 65%.
Livorno è quindi l’unico dei 4 capoluoghi ad aver registrato un calo costante durante l’emergenza covid nel biennio 2020-2021.
Aamps ha addirittura dichiarato che nel 2022, quando ormai il picco dell’emergenza sanitaria era alle spalle, la raccolta differenziata è sprofondata di ulteriori 4 punti in un solo anno, arrivando al 61%.
Il dato 2022 fa tornare Livorno, dopo 5 anni, sotto il limite minimo obbligatorio per legge del 65% di raccolta differenziata, facendo scattare penalizzazioni, maggiori costi e minori ricavi, insomma non solo un enorme danno ambientale ma anche economico, scaricato sulle bollette Tari.
L’azienda deve chiarire i motivi di questi risultati disastrosi, individuando e rimuovendo i responsabili dai loro incarichi.
Ricordiamo che ad oggi Aamps ha un solo ispettore ambientale per una città di oltre 150mila abitanti, nonostante abbia il doppio degli impiegati sul totale del proprio personale rispetto alle altre aziende del gruppo Retiambiente.
Il Comune di Livorno, che riscuote la tariffa rifiuti e la gira ad Aamps, in base ad un contratto di servizio che deve rispettare la legge (compreso l’obbligo del 65% minimo di raccolta differenziata), ha il preciso dovere di aprire un’inchiesta approfondita ed assumere tutte le iniziative necessarie per riprendere il controllo della situazione.
Un Comune che dichiara di appartenere alla comunità Rifiuti-zero non può sponsorizzare inceneritori velenosi e fatiscenti, facendo oltretutto crollare del 7% la raccolta differenziata”.