Calo dei consumi, illegalità e concorrenza sleale frenano l’industria delle bioplastiche in Italia

Luca Bianconi, presidente Assobioplastiche: "La contrazione nel largo consumo, l’illegalità e la concorrenza sleale hanno frenato il settore. La nostra Associazione da tempo ha denunciato il pericolo di questi aspetti distorsivi che stanno “azzoppando” la filiera italiana delle bioplastiche compostabili. Ora ci aspettiamo una reazione adeguata da parte della politica e dell’esecutivo"

bioplastiche in Italia

È stato presentato mercoledì 12 giugno il 10° rapporto annuale di Assobioplastiche sullo stato dell’arte dell’industria delle bioplastiche in Italia. Nel 2023 in Italia, in base ai risultati dello studio effettuato da Plastic Consult, società indipendente che svolge studi e analisi di mercato nel settore delle materie plastiche, l’industria delle plastiche biodegradabili e compostabili è rappresentata da 288 aziende – suddivise in produttori di chimica di base e intermedi (5), produttori e distributori di granuli (20), operatori di prima trasformazione (198), operatori di seconda trasformazione (65) – con 2.980 addetti dedicati, 120.900 tonnellate di manufatti compostabili prodotti e un fatturato complessivo di 828 milioni di euro.

Il numero di imprese ha registrato una crescita arrivando a 288 aziende (+6,3% rispetto al 2022). La regione con il maggior numero di imprese è la Lombardia, che vede la presenza di 44 aziende che occupano 197 addetti dedicati, seguita dal Veneto con 30 aziende e 300 addetti dedicati, e dall’Emilia Romagna che conta 24 aziende e 320 addetti dedicati.

Il fatturato sviluppato dalla filiera è calato nel 2023 a circa 828 milioni di euro (-29,1% rispetto all’anno precedente): a pesare su questa flessione è stata la forte diminuzione dei listini (materie prime, semilavorati e prodotti finiti) che si è progressivamente concretizzata nel corso dell’anno passato.

Secondo lo studio Plastic Consult, il numero di addetti dedicati, ovvero le risorse che nelle aziende del comparto si occupano direttamente dei prodotti che entrano nella filiera delle plastiche compostabili, è sostanzialmente stabile: a livello storico l’evoluzione degli addetti è passata dalle 1.280 unità del 2012 a 2.980 nel 2023 (+133%). 

Nel 2023 i volumi complessivi dei manufatti prodotti (sia finiti, sia semilavorati) hanno registrato per la prima volta una contrazione scendendo a 120.900 tonnellate (-5,5% rispetto al 2022): una situazione in linea con quanto avvenuto nel settore delle termoplastiche convenzionali vergini che sono calate del 6%. Al risultato negativo, tuttavia, hanno contribuito in misura decisiva i cali del monouso e degli shopper.

Facendo un focus sulle aziende del comparto di prima trasformazione (poco meno di 200 nel 2023) che lavorano (anche in quota minimale) plastiche compostabili, al 2022 esprimono un volume di affari complessivo di circa 7,6 miliardi di euro, dando occupazione diretta a oltre 15.000 addetti.

Tra i principali settori applicativi, nel 2023, le maggiori difficoltà sono state incontrate dal comparto monouso (calato di oltre il 20%), schiacciato tra la concorrenza sleale dello “pseudo-riutilizzabile” e dalle importazioni di manufatti compostabili dal Far East. Calo più contenuto per altre applicazioni (film alimentare, sacchetti per asporto merci e ultraleggeri). Positivo, invece, l’andamento per i prodotti legati alla raccolta dell’umido e i film per l’agricoltura.

A fronte della frenata registrata nel 2023 per l’industria delle bioplastiche in Italia, le previsioni per il 2024 volgono ad un cauto ottimismo. Per quanto riguarda le tendenze di mercato, è previsto un miglioramento prospettico dei consumi finali e della spesa delle famiglie favorito dal calo dell’inflazione a livello nazionale (+0,9% in aprile 2024 rispetto al +6,2% di aprile 2023) e dall’attesissimo taglio dei tassi di interesse BCE.

Occorre però arginare la competizione sleale da parte dei sacchetti illegali così come da parte delle stoviglie “pseudo-riutilizzabili” che hanno evidenti ricadute negative sull’attività produttiva nazionale. Gli effetti del nuovo Regolamento europeo imballaggi, che nella sua versione finale lascia ampio spazio per lo sviluppo del settore, saranno con tutta probabilità visibili soltanto nel medio termine. Le tendenze in atto nel 2024 indicano quindi una stabilità complessiva o, al meglio, solo un leggero recupero della produzione nazionale di manufatti compostabili.

“Dopo un decennio di crescita costante, la contrazione nel largo consumo, l’illegalità e la concorrenza sleale hanno frenato per la prima volta l’industria delle bioplastiche in Italia. – ha sottolineato Luca Bianconi, presidente di Assobioplastiche – La nostra Associazione da tempo ha denunciato il pericolo di questi aspetti distorsivi che stanno “azzoppando” la filiera italiana delle bioplastiche compostabili. Ribadiamo l’importanza degli strumenti messi in campo a tutela della legalità, come la piattaforma online realizzata da Assobioplastiche, con il supporto del Consorzio Biorepack (https://assobioplastiche.org/segnalazioni-illegalita), per la segnalazione di potenziali illeciti nel settore degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile e delle frazioni similari. Se vogliamo che questo settore riprenda a correre – ha concluso Bianconi – occorre imprimere un cambio di marcia, a partire dalla politica e dalle scelte che farà l’esecutivo nei prossimi mesi”.