Anche nell’anno della crisi energetica si violano le norme e si colpisce il portafogli, già compromesso dal caro bollette. Nonostante ci siano limiti precisi alle temperature da osservare in uffici e negozi, i “furbetti del termostato” non mancano a Milano e a Roma. Secondo l’inchiesta di Altroconsumo, infatti, 1 luogo su 2 non rispetta le nuove misure antispreco dettate dall’ultimo D.M. 383, emanato lo scorso ottobre dal ministero della Transizione ecologica (oggi ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica), che prevede di ridurre i riscaldamenti della stagione invernale 2022-2023. La temperatura media da rispettare negli ambienti chiusi scende a 19 °C con una tolleranza di 2 °C, un grado in meno rispetto ai tempi passati (20 °C). Questo, il parametro di cui ha tenuto conto l’inchiesta di Altroconsumo, un’indagine collaborativa che comprende oltre 1.000 segnalazioni, provenienti da 500 comuni diversi, da parte di consumatori iscritti alla community ACmakers. Inoltre, sono stati valutati anche gli indicatori di spreco energetico come porte e finestre aperte in inverno e luci accese in pieno giorno.
Nella città di Milano, 5 dei 9 luoghi monitorati hanno una temperatura oltre i limiti. Il primo sopralluogo, avvenuto nella sala Solesin al primo piano del palazzo della Regione Lombardia, ha registrato una temperatura di 22°C. Nonostante ciò, ci si aspetta che il moderno edificio possa essere monitorato al meglio, rispetto a una costruzione più vecchia. 2 gradi in meno invece per l’ufficio anagrafe di largo De Benedetti, probabilmente a causa di una porta sul retro lasciata aperta che ha disperso il calore presente all’interno della sala d’attesa. Tra i negozi milanesi, il record di caldo lo raggiunge il negozio di Tiger in Porta Garibaldi, registrando una temperatura di 25°C. Segue il magazzino di Zara Home in corso Venezia, dove le temperature scendono a 24 °C. Non troppo distante il clima rilevato all’interno di Zara in corso Buenos Aires: 23,6°C. Infine, anche la biblioteca Sormanni resta al di sopra della soglia consentita, nella sala dei quotidiani il termometro si ferma a 21°C, ma in sala lettura si raggiungono ben 22 °C.
Nella capitale, questa problematica viene riscontra per la maggior parte all’interno dei musei. Il museo di Villa Torlonia sembra godere di un arieggiamento costante con numerose finestre aperte sia al piano terra che al primo piano, ma, nonostante ciò, la temperatura raggiunge i 21,3°C. In aggiunta, un ulteriore segnale di disattenzione verso i consumi riguarda il salone al piano terra, seppur inondato da luce naturale al momento della rilevazione, aveva tutti i lampadari accesi. Invece, i Musei Capitolini in piazza del Campidoglio toccano i 20°C, a causa delle finestre lasciate aperte nelle sale molto grandi. Anche a Roma i luoghi più caldi sono i negozi. Da Tiger in via Cesare Battisti sono stati rilevati ben 22 gradi, sebbene fosse in funzione un condizionatore che faceva circolare aria fresca. Allo stesso modo, il termometro di Altroconsumo registra una temperatura di 22°C nel reparto casa di Coin di Piazzale Appio Claudio. Al contrario, negli uffici anagrafe, il clima non supera le linee guida ministeriali dei 19°C.
Nota metodologica
Per l’inchiesta è stato utilizzato un termometro digitale professionale per la rilevazione della temperatura. In ciascun ambiente la temperatura è stata monitorata per almeno 30 minuti, in modo tale da stabilizzare lo strumento. I dati dell’inchiesta non hanno la pretesa di essere esaustivi, ma rappresentano una fotografia puntuale del momento in cui la temperatura è stata misurata negli uffici pubblici, nei negozi e nei musei visitati.
Le misurazioni sono state fatte a dicembre 2022 in uffici pubblici, negozi e musei, nel periodo in cui era in vigore il decreto che indica il limite di 19 gradi nei luoghi chiusi, con un margine di tolleranza di massimo 2 gradi.
Tutti i valori riportati nella tabella, superiori ai 21 gradi tollerati, sono fuori legge e si tratta nello specifico di un caso su due.