Saranno nove gli impianti di trattamento rifiuti previsti nel nuovo assetto regionale del Piano di gestione dei rifiuti della Calabria. Lo stabilisce la delibera 299 dell’8 luglio scorso, che apporta modifiche all’attuale Piano approvato nel 2016. La proposta di legge è già calendarizzata nell’agenda della Quarta Commissione consiliare “Assetto e utilizzo del territorio”, presieduta da Pietro Raso, nella seduta del prossimo 21 luglio.
Il futuro della pianificazione regionale sembra essere basato sulla raccolta differenziata e sul recupero di materia in impianti dedicati al trattamento della frazione organica, della frazione secca e del rifiuto urbano residuo. Ciò significherebbe una gestione più sostenibile dei rifiuti e un minor impatto ambientale.
Il Piano d’Azione dell’Unione europea stabilisce però limiti sempre più stringenti per la riduzione dei conferimenti in discarica.
Durante il periodo di attuazione del Piano, si sono registrati ritardi nel raggiungimento degli obiettivi fissati. In particolare, lo scenario a regime non si è concretizzato. Ad oggi, si registrano forti ritardi nella realizzazione degli impianti pubblici previsti nel Prgr.
In Calabria, la situazione della gestione dei rifiuti è critica. Sono state previste delle discariche di servizio, ma nessuna è stata realizzata. Gli impianti di trattamento meccanico-biologico sono inefficaci e producono elevati quantitativi di scarti da smaltire. Il termovalorizzatore di Gioia Tauro funziona a metà della sua capacità e le discariche pubbliche e private sono esaurite. La situazione è quindi critica sia dal punto di vista ambientale che economico.
In Calabria, la gestione dei rifiuti urbani è stata recentemente riformata, con la costituzione dell’Autorità rifiuti e risorse idriche della Calabria. Questa nuova autorità ha l’obiettivo di migliorare la gestione dei rifiuti urbani in linea con le direttive europee sul pacchetto “economia circolare”.
Le modifiche
Nelle more dell’aggiornamento del Piano ai nuovi obiettivi comunitari e nazionali, “è necessario avviare il percorso di affrancamento dalla dipendenza dalla discarica, in accordo alla gerarchia comunitaria sulla gestione dei rifiuti, in ottemperanza al ruolo che il recupero energetico ricopre nell’economia circolare, in quanto soluzione ambientalmente preferibile rispetto allo smaltimento in discarica”.
In delibera si chiarisce che la modifica proposta “non riguarda né gli obiettivi generali da perseguire, né la natura delle misure previste per il loro perseguimento”, che quindi rimangono le stesse del vigente Piano; e “non modifica il contributo alla realizzazione di una strategia sostenibile nella gestione dei rifiuti”, e pertanto non deve essere sottoposta a verifica di assoggettabilità a Vas (valutazione ambientale) che sarà invece espletata in fase di aggiornamento del Piano che è in corso di redazione.
“Il nuovo assetto impiantistico – si legge nell’incartamento della giunta – prevede la trasformazione di quattro impianti Tmb (trattamento meccanico biologico) esistenti sul territorio regionale in piattaforme di trattamento /recupero/ valorizzazione delle rd (raccolta differenziata) e dei ru (rifiuti urbani) indifferenziati. In aggiunta, negli Ato di Catanzaro e di Crotone è prevista la sostituzione degli impianti esistenti di Lametia Terme e Crotone-località Ponticelli con nuovi impianti e negli Ato di Cosenza e di Vibo Valentia, per soddisfare completamente la domanda di trattamento, è necessario prevedere la realizzazione di nuove piattaforme, della medesima tipologia delle precedenti, la cui collocazione sarà stabilita dalle Comunità d’ambito. Il solo impianto di Gioia Tauro manterrà l’attuale tecnologia tmb (trattamento meccanico-biologico), pur subendo un intervento di riefficientamento della linea, grazie all’inserimento di una cella di bioessiccazione, quale stadio terminale del processo di trattamento dei ru indifferenziati”.
Gioia Tauro
Nel complesso il nuovo assetto regionale prevede quindi nove impianti di trattamento.
La frazione organica derivante dalle linee Remat di trattamento del rifiuto indifferenziato – che quindi separa meccanicamente il rifiuto recuperando quel materiale che ha ancora un mercato e che altrimenti finirebbe in discarica – sarà parte del css (combustibile solido secondario) – rifiuto, da avviare a recupero di energia.
Il biogas prodotto a partire dal processo anaerobico di valorizzazione della forsu (frazione organica del rifiuto solido urbano) subirà l’upgrading a biometano e sarà reimmesso in rete o utilizzato per rifornire gli automezzi adibiti alla raccolta dei rifiuti.
Esclusivamente nell’ecocentro di Sambatello (Reggio Calabria) non è previsto l’upgrading del biogas prodotto a biometano, a causa di impedimenti tecnico-logistici del sito di ubicazione dell’impianto.
Il recupero energetico è relegato alle sole frazioni non riciclabili altrimenti destinate allo smaltimento in discarica, nel pieno rispetto della gerarchia stabilita dalla più volte citata direttiva 2008/98/CE.
“Tutti i 9 impianti pubblici di trattamento rifiuti di cui alla presente pianificazione, a valle delle operazioni di selezione e valorizzazione per il recupero di materia, produrranno degli scarti di lavorazione, che dovranno essere avviati a termovalorizzazione per recupero energetico. La quantità stimata costituita dalle frazioni biodegradabili bioessicate, dagli scarti non riciclabili e a valenza combustibile delle linee remat, dagli scarti non riciclabili e a valenza combustibile delle linee di valorizzazione delle frazioni secche riciclabili da Rd, avviata a recupero energetico, sarà pari a circa 350.000 t/anno sino alla realizzazione dell’impiantistica pubblica prevista nel Piano e, successivamente, si attesterà a circa 250.000 t/anno. La termovalorizzazione di tale frazione di rifiuti avverrà nell’impianto di Gioia Tauro attraverso l’adeguamento dell’unità A autorizzata e in esercizio e il completamento dell’unità B parzialmente realizzata”.