Tra due settimane entrerà in vigore in Piemonte una delle norme anti-inquinamento più discusse in Italia. Votata dalla Regione guidata dal leghista Alberto Cirio, la norma imporrà dal 15 settembre 2023 il divieto di circolazione per i veicoli diesel Euro 5 in 76 Comuni della regione, inclusa Torino. Tuttavia, sia il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, si sono opposti fermamente all’attuazione della misura e stanno cercando di posticiparne l’applicazione.
La norma arriva sul tavolo del Consiglio dei ministri e già oggi (martedì 29 agosto, ndr), spiega il leader della Lega, saranno condotti approfondimenti tecnici per evitare conseguenze negative “per centinaia di migliaia di famiglie e lavoratori”. Il governo sembra determinato a bloccare o ritardare l’attuazione del provvedimento, che ricordiamo è richiesto dalle normative europee. Per il governo l’obiettivo è “evitare un provvedimento che viene visto come un’altra imposizione europea riguardante soluzioni ecologiche, una scelta che potrebbe non portare miglioramenti ambientali ma causare gravi problemi a molte famiglie e lavoratori”.
Il rischio della mancata attuazione però è quello di ricevere multe dall’Europa per centinaia di milioni di euro, quindi questa questione, inizialmente regionale, sta assumendo un carattere nazionale.
Secondo Roberto Mezzalama, presidente del Comitato Torino Respira, “si è verificato un cortocircuito politico incredibile con esponenti della stessa coalizione politica che a livello regionale prendono impegni per ridurre le emissioni fondamentalmente per non aggravare la posizione dell’Italia nei confronti dell’UE, mentre a livello nazionale cercano di bloccare il provvedimento”.
Mezzalama ricorda che, la decisione di anticipare il blocco dei veicoli Euro 5 diesel dal 2025 al 2023 non è stata imposta da Bruxelles, ma è stata fatta dalla Regione Piemonte fin dal febbraio del 2021. “La decisione definitiva e gli studi a supporto – spiega il presidente del Comitato – sono però stati approvati solo a giugno del 2023 quindi quasi due anni e mezzo dopo avere comunicato la propria intenzione. Perché la Regione ha lasciato passare tutto questo tempo senza preparare misure appropriate a gestire le conseguenze della sua decisione, senza informare i cittadini e le categorie più interessati al provvedimento? A pensare bene si tratta di una incredibile mancanza di preparazione, ma a pensare male sembra quasi che la Regione abbia voluto arrivare all’ultimo momento per creare una situazione di caos ed un sentimento contrario alla transizione nel settore della mobilità”.
Per Mezzalama resta il fatto che stiamo pagando le mancanze della politica nazionale e regionale di ogni colore sul tema della riduzione dell’inquinamento, che negli ultimi anni è diventato anche un tema di mitigazione del cambiamento climatico. Il presidente sottolinea che “ogni tentativo di dilazionare la riduzione delle emissioni deve essere trattato come un crimine contro le generazioni future“.
Anche Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta ha voluto fare chiarezza sulla situazione che si sta creando. Secondo l’associazione ambientalista stiamo assistendo a una “narrazione distorta”.
“La Regione Piemonte compare con più di un Comune nella classifica delle aree più inquinate d’Italia. Questo è il dato di fatto da cui è necessario partire e che si conferma con costanza ormai da parecchi anni – dichiara Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Una pessima qualità dell’aria porta con sé conseguenze sanitarie importanti. Una recente inchiesta giudiziaria che vede coinvolte le amministrazioni cittadine e regionali parla di un numero di morti per smog tra i 1000 e i 1400 morti nel solo capoluogo piemontese. A cui si aggiungono 1.179 persone ricoverate per malattie respiratorie o cardiovascolari ed un numero imprecisato di patologie meno gravi. Certo le cause non sono ascrivibili esclusivamente al settore trasporti, ma è la stessa Arpa Piemonte a dirci come questo in area urbana faccia la parte del leone. È un obbligo tutelare la salute della cittadinanza”.
Prino ha sottolineato che, “la Regione Piemonte, in risposta alla sentenza della Corte di Giustizia Europea del 10 novembre 2020, ha presentato con la DGR 9-2916 del 26 febbraio 2021 un piano d’azione in cui anticipava il blocco delle auto diesel Euro 5 di 2 anni rispetto alla scadenza comunitaria. Si tratta dunque di una scelta autonoma dell’amministrazione regionale e non di un ‘diktat europeo’, come lo si vuol dipingere oggi, anche a livello di Governo Nazionale”.
Il presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta ha concluso esortando la Regione a proseguire con il blocco degli Euro 5, infatti, se, sulla basi di dati, è stato redatto un piano d’azione che ne dimostra l’effettiva efficacia, è necessario implementare le misure presentate nel 2021 perché, “a essere in pericolo non è solo la salute pubblica, ma anche la credibilità delle nostre istituzioni”.