Bioplastiche compostabili, nuova collaborazione tra Junker e Biorepack

Imballaggi in bioplastica compostabile, per molti italiani sono ancora un rebus. Junker app e Biorepack spiegano come riconoscerli e conferirli correttamente

Buoni dentro, ma anche fuori. Nella scelta dei prodotti alimentari la sostenibilità degli imballaggi è uno degli elementi che più condizionano le scelte dei consumatori. Lo conferma tra l’altro l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Packaging del Largo Consumo di Nomisma, secondo cui l’85% degli intervistati considera importante il fatto che la confezione dei prodotti bio sia realizzata con materiali sostenibili e il 32% si aspetta che sia compostabile. La bioplastica, pensata in particolare per gli imballaggi alimentari, è un’alternativa sostenibile alla plastica tradizionale, perché ha la caratteristica di essere sia biodegradabile che compostabile. Peccato che su come riconoscerla e come differenziarla correttamente ci sia ancora una gran confusione! Non a caso gli imballaggi in bioplastica sono recentemente entrati nella top ten dei prodotti più ricercati sull’app Junker, l’assistente personale smart per la raccolta differenziata più evoluto e scaricato d’Italia.

Una campagna per aiutare a riconoscere e differenziare la bioplastica

Grazie al rapporto diretto coi nostri utenti, ormai più di due milioni in tutta Italia, abbiamo riscontrato una grande domanda di informazione qualificata sul riciclo degli imballaggi in bioplastica”, rivela Noemi De Santis, responsabile comunicazione di Junker app. “Il termine ‘bioplastica’ infatti genera confusione e induce molti a conferirli nella plastica, provocando un aumento delle impurità della raccolta e, conseguentemente, il pericolo di perdita dei rimborsi ai Comuni”.

Proprio per rispondere a questa esigenza Junker app e Biorepack, il consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in bioplastica biodegradabile e compostabile, hanno lanciato una campagna di comunicazione congiunta. Nelle prossime settimane pubblicheranno tanti contenuti social per informare i cittadini sul corretto conferimento di questi imballaggi. I post saranno messi anche a disposizione dei Comuni abbonati a Junker – ad oggi oltre 1.200 in tutta Italia – affinché li possano condividere sui loro canali, ampliandone la visibilità.

La campagna prevede poi l’invio di messaggi informativi in app e l’invito a mettere alla prova le proprie conoscenze in materia rispondendo, sempre in app, ai quiz dedicati. Infine, ogni volta che un utente ricercherà su Junker un prodotto in bioplastica, tramite ricerca testuale o scansionando il codice a barre sulla confezione, troverà nella scheda non solo le indicazioni per il corretto conferimento, ma anche un approfondimento realizzato in collaborazione con gli esperti di Biorepack, per conoscere meglio questo tipo di materiale.

Compostabili sì o no? Impara a riconoscere i simboli

Gli imballaggi in bioplastica certificati compostabili di competenza del consorzio Biorepack sono, tra gli altri, piatti e bicchieri, vassoi, capsule del caffè, shopper del supermercato, sacchetti dell’ortofrutta. Questi imballaggi possono essere conferiti nella raccolta dell’umido organico, se certificati compostabili. Come scoprirlo? Grazie ai simboli che ne indicano la compostabilità. In caso di dubbi, come al solito, basta chiedere a Junker! È sufficiente aprire l’app, andare nella sezione Simboli, cliccare sulla forma del simbolo presente sull’imballaggio e cercarlo tra quelli disponibili. Una volta trovato, Junker ne darà una descrizione e l’indicazione per un corretto conferimento.

La filiera della bioplastica è relativamente giovane”, conclude Noemi De Santis. ”È dunque comprensibile che, nonostante la presenza sempre più diffusa sugli scaffali dei supermercati, questa sia una frazione ancora tutta da scoprire per i cittadini. Ci auguriamo che i nostri nuovi contenuti, realizzati con il consorzio Biorepack, possano – insieme alle informazioni sempre disponibili sulla nostra app – aiutare gli italiani a valorizzare questa particolare tipologia di rifiuti”.