di Andrea Taffuri
Tra le vie del 14esimo arrondissement di Parigi, nel 2013 alcuni studenti hanno avuto l’idea di combattere lo spreco alimentare e di farlo su due ruote. Dopo aver coinvolto i negozianti sulla necessità di distribuire il cibo invenduto e aver analizzato le esigenze degli enti di beneficenza, armati di bici elettriche e di un piccolo rimorchio, hanno creato il supporto logistico necessario a trasportare le eccedenze verso i luoghi in cui c’era maggiore necessità di generi alimentari. Nasce così l’associazione di volontari Biocycle, un progetto frutto dell’intraprendenza e della solidarietà tra cittadini.
Con il passare degli anni il Biocycle è cresciuto, creando vari percorsi di inclusione lavorativa attraverso la mansione di food drivers. Attualmente i bikers sono cinque, dei quali tre sono assunti come tirocinanti ed uno come dipendente, mentre gli altri due sono il direttore ed il vice-direttore di Biocycle. I percorsi di inserimento lavorativo sono tesi a favorire soprattutto l’inclusione di soggetti disoccupati ed in stato di disagio, ma ultimamente hanno prestato attività anche chi aveva l’obbligo di svolgere lavori socialmente utili.
Il progetto continua a disporre del formidabile aiuto di un’ampia platea di volontari, che svolgono ogni tipo di attività, dal trasporto del cibo recuperato, al supporto nella creazione degli eventi fino alla gestione delle attività amministrative. Sebbene il database ne conti più di 200, si fa affidamento certo ed immediato su circa una dozzina per gestire gli imprevisti e supportare l’attività degli altri lavoratori. Il quantitativo di cibo recuperato e ridistribuito è più o meno costante (come avvenuto anche durante il periodo di emergenza sanitaria ): 1,5 tonnellate a settimana, per circa 600 beneficiari. L’obiettivo del team di Biocycle non è di intercettare un maggior numero di cibo invenduto anche in altre aree, ma è quello di concentrarsi sulla propria comunità di riferimento (attualmente il 13° arrondissement) e svolgere una raccolta capillare ed il più efficiente possibile.
Il cibo recuperato arriva da circa dieci organizzazioni differenti, come GDO, mercati alimentari all’aperto, società di catering aziendale, ristoranti e piccoli commercianti. Le eccedenze recuperate a loro volta sono trasportate direttamente in bici ad una platea composta da circa dieci di enti di beneficenza che vengono riforniti a rotazione. Biocycle si basa su quattro forme di finanziamento principali: il contributo donato dalla GDO o dai commercianti, che beneficiano a loro volta di un credito d’imposta statale per la cessione del cibo ancora edibile e ne destinano generalmente la metà a Biocycle per l’attività di recupero; il contributo forfettario di 100 euro che viene richiesto agli enti di beneficenza, non solo per contribuire all’attività di recupero associandosi al progetto, ma anche per monetizzare e per dare un valore al cibo fornito; un contributo annuale da parte del comune di Ivry-sur-Seine, alle porte di Parigi per l’attività di recupero delle eccedenze nel mercato alimentare cittadino; ulteriori introiti che provengono dall’attività di consulenza e formazione contro lo spreco alimentare.
Il progetto si è dimostrato vincente nel corso degli anni perché ha saputo offrire un collegamento tra l’offerta di questo surplus alimentare e i differenti enti di beneficenza che si occupano di redistribuzione, ma che non hanno le possibilità di recuperarlo. Il gap è stato colmato fornendo una pianificazione tecnica e logistica capace di mantenere al freddo gli alimenti, con i vani refrigerati dei rimorchi, che possono trasportare fino a 250 kg di cibo. Ciascuna delle spedizioni è svolta da due persone in bicicletta (ma solo una è dotata di rimorchio); in questa maniera si è potuto consegnare il cibo a più di 80.000 utenti fino ad ora.
Inoltre, la scelta di usare le due ruote si è dimostrata vincente per contrastare l’aumento delle polveri sottili nella città e come costante mezzo di pubblicità di Biocycle tra le vie della comunità, al fine di attirare l’attenzione dei passanti e delle attività commerciali.
Anche il capitale sociale costruito e accumulato dai raiders nel corso degli anni è stato fondamentale per il successo del progetto. L’associazione non si è limitata solo all’attività di recupero del cibo invenduto, ma ha promosso anche delle iniziative a favore di un’alimentazione sana e sostenibile, sensibilizzando il pubblico al problema dello spreco alimentare e impegnandosi in attività di consulenza, formazione.
Un’idea innovativa è scaturita dalla creazione di un frullatore mobile attraverso dei prodotti di scarto che viene alimentato dal moto della bicicletta stessa. Questo è stato utilizzato per produrre degli ottimi frullati con la frutta recuperata, come svolto ad esempio durante il salone dell’agricoltura o nelle giornate di sensibilizzazione svolte nelle scuole. Durante il salone dell’agricoltura, si stima sia stato servito il quantitativo di 2600 frullati, recuperando 400 kg di frutta e sensibilizzando allo stesso tempo più di 3500 persone.