In Italia nel 2023 sono state raccolte oltre 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, a fronte di un riciclo complessivo compreso tra 1,3 e 1,45 milioni di tonnellate, in leggero calo rispetto al 2022. Il dato emerge dal report annuale di Assorimap, l’associazione dei riciclatori italiani di materie plastiche, presentato martedì 25 giugno a Roma e realizzato dalla società di consulenza Plastic Consult.
I volumi di plastiche riciclate da post-consumo immessi l’anno scorso sul mercato dai riciclatori meccanici ‘puri’ sono stati pari a 784mila tonnellate (-0,3% sul 2022), mentre il fatturato è crollato a 780 milioni di euro, contro il miliardo di euro dell’anno precedente (-30%). Le cause, spiega Assorimap, vanno ricercate nel crollo dei prezzi di vendita del riciclato, dovuto sia alle basse quotazioni della materia vergine, sia alla necessitò di contrastare le importazioni extra Ue di materiale rigenerato a basso prezzo in arrivo soprattutto da India e Cina.
L’associazione dei riciclatori saluta quindi con grande favore la clausola di salvaguardia da inserire nel nuovo regolamento imballaggi per obbligare i fornitori extra Ue ad adeguarsi agli standard comunitari. Anzi Assorimap chiede di aggiungere a questo strumento un sistema di tracciabilità e certificazione dei flussi di materiale riciclato per garantirne provenienza e qualità. La proposta è quella di creare veri e propri ‘Certificati del riciclo’, che incorporano il risparmio in termini di emissioni CO2 rispetto alla produzione da materiali vergini, volti a sostenere questa attività attraverso un sistema di compravendita, sul modello dei certificati bianchi sull’efficienza energetica.
Nel complesso, secondo i dati di Plastics Consult, il settore conta 355 operatori tra chi raccoglie, seleziona e ricicla rifiuti e scarti industriali, di cui 230 produttori di rigenerato in granuli o scaglie (nel caso dell’rPET), compresi alcuni trasformatori integrati a monte nel riciclo. Sono invece 75 i riciclatori ‘puri’, che producono granuli da riciclo meccanico di rifiuti post-consumo, oggetto del report.
Il polimero più riciclato è il polietilene con il 46% del totale (tra alta e bassa densità), seguito dal PET con il 25% e, a distanza, polipropilene sotto il 10% e misti poliolefinici intorno al 16%. Chiudono gli altri polimeri, il cui aggregato non supera il 5%.
La ripartizione della produzione per settori applicativi conferma la netta prevalenza dell’imballaggio, che assorbe il 40% dei volumi complessivi, con larga prevalenza del rigido, in ottima progressione grazie al traino del PET. Segue il comparto tubi con il 12% e altre applicazioni flessibili, che nel complesso non superano il 10%, sorpassate dall’edilizia e costruzioni. Chiudono l’elenco le applicazioni in agricoltura e gli articoli casalinghi e per giardinaggio.