Normative europee stringenti, barriere non tecnologiche e limiti alle esportazioni rischiano di rallentare la corsa delle imprese protagoniste dei successi italiani nel comparto del recupero e riciclo della materia. In occasione dell’incontro tenutosi a Rimini per la 25esima edizione di Ecomondo, Assofermet, Assorimap e Unirima – le tre associazioni nazionali del riciclo di metalli ferrosi e non ferrosi, plastica e carta – hanno ribadito la necessità di provvedimenti legislativi a tutela della concorrenza e a favore della circolarità della materia prima secondaria-end of waste prodotta in Italia, contestualmente ad un numero maggiore di investimenti nel settore che da anni pone il Paese al vertice delle classifiche europee per capacità di riciclo.
Al centro dell’evento “l’industria del riciclo: verso nuovi target europei tra barriere non tecnologiche e spinta all’innovazione”, tenutosi nella cornice di Ecomondo, una profonda riflessione da parte degli operatori del settore sul nuovo regolamento europeo sugli imballaggi, sulle possibili conseguenze sulla filiera, sia in termini industriali che occupazionali, e in particolare sull’intenzione da parte della Commissione Ue di ricorrere ad uno strumento normativo che non lascia margini agli Stati membri, e per il quale il settore, che conta in Italia oltre 45mila lavoratori, auspica un confronto più approfondito per valutare con la dovuta attenzione gli impatti sulle filiere, produttive e del riciclo, e comunque un’applicazione con maggiore gradualità.
“Oggi competitività ed esportazioni rappresentano uno snodo cruciale per il comparto”, ha dichiarato il direttore di Unirima Francesco Sicilia intervenuto nel dibattito dedicato all’industria del riciclo, ricordando quanto sia fondamentale un intervento ancor più significativo per mitigare maggiormente gli effetti negativi dell’aumento dei costi dell’energia. Il comparto del riciclo della carta, con circa 7 milioni di tonnellate di materia prima-end of waste “carta da macero” prodotta in Italia nel 2021, si colloca al secondo posto in Europa e rappresenta un’eccellenza italiana in ambito di economia circolare, superando ormai da diversi i target del riciclo di imballaggi dell’85% posti al 2030.
Un contributo essenziale al raggiungimento degli obiettivi al livello europeo fornito anche dal comparto del recupero e riciclo meccanico delle materie plastiche rappresentato da Assorimap che nel 2021 ha rimmesso nell’economia 800mila tonnellate di materia prima secondaria-end of waste e 220 mila tonnellate di imballaggi secondari e terziari in plastica post consumo. Il presidente Walter Regis chiede ora un contenuto minimo obbligatorio di plastica riciclata in beni ed imballaggi e un sistema di emissione di “Certificati del riciclo” che documentino i benefici del recupero di materia in relazione al risparmio dell’utilizzo di materie prime vergini. “Ma serve anche un’iva agevolata sulla compravendita di materie prime secondarie e prodotti contenenti plastica riciclata e un credito d’imposta per chi acquista beni realizzati con un quantitativo minimo di plastica riciclata certificata”, ha dichiarato Regis.
Strategicità di norme volte alla promozione della produzione EoW/MPS, ma soprattutto la tutela degli sbocchi verso i mercati esteri ribadita anche da Cinzia Vezzosi, Vicepresidente di Assofermet ed Euric (European Recycling Industries Confederation). “Il nuovo regolamento Ue sulle spedizioni di rifiuti rischia di compromettere l’export di rottame con i Paesi extra-europei mettendo a rischio i bilanci delle attività di riciclo, i livelli occupazionali del comparto, e provocare gravi problemi ambientali, legati ad un progressiva sofferenza dell’intera filiera del recupero e riciclo” è l’allarme lanciato da Vezzosi. Pensata come argine al traffico illegale di scarti, la modifica al regolamento Ue sulle spedizioni di rifiuti rischia infatti di rivelarsi un ostacolo ai canali dell’export extra Ue, fondamentali per collocare le eccedenze di rottami rispetto al fabbisogno interno Ue. Il consumo di rottame ferroso nella siderurgia UE da anni rimane ampiamente al di sotto del gettito di rottame ferroso esistente. Nel solo 2021, a fronte di una produzione di 152,6 milioni di tonnellate di acciaio sono infatti stati rifusi 87,9 milioni di tonnellate di rottami ferrosi, con un surplus di offerta rispetto alla domanda pari a quasi 19,5 milioni di tonnellate.