Arriva da Assobioplastiche una richiesta chiara: “Chiediamo che si proceda a una attribuzione di nuovi codici ateco per tutte le attività di produzione di biopolimeri e imballaggi in bioplastica biodegradabili derivanti, in tutto o in parte, da materia prima rinnovabile. Tra le criticità, infatti per il settore delle bioplastiche compostabili c’è l’assenza dei codici ateco”.
Così il presidente Luca Bianconi, in audizione presso la commissione Attività produttive della Camera. Tra le altre criticità segnalate dall’associazione “il dumping dei paesi extra Ue, il carico fiscale che è lo stesso per sia per le plastiche che per le bioplastiche, l’illegalità con la commercializzazione di prodotti non a norma che danneggiano la nostra filiera, il consumatore e l’ambiente”. Tra le varie proposte dell’associazione anche “l’introduzione di un’Iva ridotta al 5% per tutte le bioplastiche biodegradabili e compostabili che hanno un contenuto di materia prima superiore al 60%”.
“Quanto ai numeri della nostra filiera – ha spiegato Bianconi – le aziende sono 275, +92% rispetto al 2012, gli addetti sono circa 2.900, +126%. Il fatturato ha superato il miliardo di euro con un aumento del 190% sempre in riferimento al 2012”. “L’Italia – ha ricordato – è la terza realtà in Europa per il valore di produzione. Per questo la nostra industria di bioplastiche va difesa, sostenuta e incentivata”.