Nonostante alcune novità molto positive, in particolare l’approvazione dell’essenziale emendamento 11 con consenso libero, preventivo e informato (FPIC), i risultati del voto portano un mix di felicità e delusione. Questa la valutazione da parte dell’EEB sul via libera del Parlamento europeo alla sua posizione sulle nuove misure che riguardano le cosiddette materie prime critiche, reputate strategiche per la crescita economica e la svolta energetica green degli Stati membri.
Una legislazione che “mira a rendere l’Unione europea più competitiva e autonoma, andando anche a ridurre la burocrazia”. Il Parlamento avvierà ora i negoziati con la presidenza spagnola del Consiglio per raggiungere un accordo in prima lettura.
Nel testo approvato si punta a migliorare l’innovazione lungo l’intera catena di produzione, con attenzione in particolare alla ricerca e allo sviluppo di materiali alternativi e di metodi di estrazione e produzione più rispettosi dell’ambiente. I deputati sottolineano l’importanza di garantire partenariati strategici tra l’Ue e i Paesi terzi per le materie prime essenziali, al fine di diversificare l’approvvigionamento europeo “su un piano di parità, con vantaggi per tutte le parti”.
Per lo European environmental bureau “l’approvazione dell’Emendamento 11 ha rappresentato il momento clou della giornata”, aprendo la strada a una più salda inclusione dei principi FPIC nel CRMA, definiti “un faro per la protezione dei diritti delle popolazioni indigene nella pianificazione di progetti importanti. In questo modo, i progetti di estrazione, raffinazione e riciclaggio che vogliono essere riconosciuti come strategici – il che significa che possono ottenere permessi più rapidi e maggiori finanziamenti – verrebbero valutati in base al fatto che diano alle comunità colpite dalle loro operazioni il diritto di dare o negare il consenso per progetti”.
Tuttavia, i festeggiamenti sono mitigati dall’occasione mancata di rafforzare il FPIC negli schemi di certificazione (AM23) e di espandere i diritti delle popolazioni indigene nel CRMA (AM18), dicono gli ambientalisti. Ciononostante sono state gettate le basi affinché le organizzazioni della società civile (OSC) e le comunità indigene possano esercitare un’influenza, sollecitando che i progetti non siano classificati ingiustamente come strategici.
Il malcontento, spiega l’EEB, nasce dall’approvazione dell’emendamento 4, che introduceva elementi contrari alle visioni a lungo coltivate di una transizione verde e giusta. La delusione arriva anche con il rifiuto dell’emendamento 9, un pilastro fondamentale che si opponeva agli interessi pubblici prevalenti, lasciando ora l’ambiente e il benessere pubblico in un equilibrio precario.
Riflettendo su questo, Robin Roels, responsabile delle politiche associate per le materie prime critiche presso l’Ufficio europeo dell’ambiente (EEB), ha osservato: “La giornata di oggi ha segnato una serie di passi avanti ma, innegabilmente, anche alcuni indietro. Troviamo gioia nel riconoscimento e nell’integrazione dei principi FPIC nel CRMA per i progetti strategici; una vittoria combattuta che promette un orizzonte più rispettoso e inclusivo delle voci degli indigeni. Ma il nostro viaggio è lungi dall’essere finito, speravamo in una portata più ampia, che comprenda schemi di certificazione e salvaguardia degli interessi pubblici. Il percorso è costellato di opportunità e ostacoli; rimaniamo vigili e impegnati a guidarlo verso un futuro fondato sulla giustizia , inclusività e rispetto per il nostro ambiente.”