Dopo il via libera dato ai Piani di Ripresa e Resilienza di Austria, Danimarca, Grecia, Lussemburgo, Slovacchia, Spagna e Portogallo, ora è la volta dell’Italia e del Recovery Plan redatto dal Governo Draghi il 22 giugno ha incontrato a Roma la presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyen. Un piano che ha avuto un giudizio positivo dalla Commissione Europea, le cui misure ora devono essere tradotte in progetti concreti in grado di fronteggiare l’emergenza climatica e dare senza indugi gambe alla transizione ecologica.
“Il disco verde arrivato dalla Commissione Europea al PNRR italiano – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – rappresenta senz’altro un importante notizia e un passo avanti per contribuire a far ripartire l’Italia, ma deve essere uno strumento efficace per rendere veramente concreta la transizione ecologica e la lotta alla crisi climatica tenendo fede agli impegni chiesti dall’Europa ai suoi Stati membri. Per investire al meglio i miliardi di euro che arriveranno, è fondamentale che il Paese abbandoni la logica delle grandi opere faraoniche e punti su una grande opera diffusa di innovazione che permetterebbe di ridurre anche le emissioni in atmosfera di gas serra e inquinanti come la realizzazione di impianti di economia circolare a partire dal centro sud, l’elettrificazione della mobilità urbana, le infrastrutture ferroviarie urbane e pendolari e nuovi treni, necessari soprattutto al Sud Italia a partire da regioni come la Calabria e la Sicilia dove invece la politica guarda all’inutile ponte sullo Stretto, la riconversione green dei poli industriali di Taranto, Brindisi, Gela, il siracusano e il Sulcis, la diffusione delle comunità energetiche in tutto il Paese nei piccoli comuni e nelle città sul modello dell’esperienza avviata a Napoli, la realizzazione di parchi eolici a terra e in mare aperto in Sardegna, nel Canale di Sicilia, nello Ionio e nell’Adriatico per accelerare la diffusione delle rinnovabili, solo per citarne alcuni. La storia recente dell’Italia – continua Ciafani – ci ricorda che i finanziamenti europei per realizzare le opere pubbliche necessarie da soli non bastano, servono anche le competenze nella pubblicazione amministrazione, il rafforzamento dei controlli pubblici e il dibattito pubblico per coinvolgere i territori, oltre a delle profonde e coraggiose riforme come quella sulla decarbonizzazione dell’economia. Una riforma cruciale su cui l’Europa ha dimostrato più volte di avere le idee chiare insieme agli obiettivi climatici da raggiungere. L’Italia, invece, fatica ancora a stare al passo”.
“Al Governo Draghi – conclude Ciafani – chiediamo di concretizzare queste scelte a partire da una profonda revisione del PNIEC in grado di fronteggiare con determinazione l’emergenza climatica andando ben oltre il 51% di riduzione delle emissioni climalteranti previsto dal PNRR entro il 2030, più basso dell’obiettivo già inadeguato del 55% fissato dalla Legge europea sul clima. Il nostro Paese ha tutte le carte in regola per arrivare ad una loro riduzione di almeno il 65%, accelerando la transizione energetica investendo di più su rinnovabili ed efficienza, anziché continuare a puntare sul gas fossile ed addirittura su progetti di confinamento geologico dell’anidride carbonica. Una sfida che l’Italia può e deve vincere”.