L’ansia sul lavoro è un fenomeno comune e di cui si parla sempre più spesso, grazie anche alla crescente consapevolezza sulle conseguenze di un burnout per l’individuo e per la società. Si discute meno, invece, di un altro tipo di ansia collegata al proprio impiego: quella provocata dalla necessità di intraprendere quotidianamente lunghi spostamenti per recarsi in ufficio. Le giornate del pendolare iniziano e finiscono con interminabili file in auto, smog, ritardi, oppure mezzi pubblici inaffidabili, affollati e rumorosi. Un’esperienza già di per sé stressante, il pendolarismo è diventato fonte di preoccupazioni ancora maggiore durante la pandemia e nelle fasi successive alla riapertura.
Lo stress del pendolarismo
Secondo dati Istat relativi al periodo precedente la pandemia, nel 2019 22 milioni di persone si spostavano quotidianamente per recarsi al lavoro. Tra questi, 12 milioni si recavano presso una sede al di fuori del proprio comune di residenza. La maggior parte di loro (16,5 milioni) utilizzava mezzi privati come l’auto o la moto, mentre si muovevano abitualmente con i mezzi pubblici circa 2 milioni di pendolari. Durante la pandemia, il numero di persone che hanno scelto la macchina è ulteriormente aumentato, peggiorando i problemi relativi a traffico e smog. La situazione non è migliore per chi ha continuato a preferire i mezzi pubblici: le numerose soppressioni di treni e autobus hanno causato disagi a coloro che li utilizzano regolarmente per i propri spostamenti. A questo si aggiunge il diffuso timore di essere contagiati, e in alcuni casi livelli più o meno gravi di ansia e paura dei luoghi affollati emersi dopo l’isolamento del lockdown.
Tra coloro che soffrono di ansia legata al pendolarismo si possono notare i sintomi comuni di questa condizione, come irritabilità, nervosismo, stanchezza, tensione e mal di testa, insonnia e disturbi gastrointestinali. Se la situazione si protrae nel tempo, è possibile che insorgano sintomi depressivi, difficoltà nello svolgere le normali attività lavorative, e un generale senso di insoddisfazione rispetto alla propria vita.
Affrontare l’ansia con gli strumenti giusti
Quando compare un disturbo dell’ansia, non è raro che questo derivi in parte da un’interpretazione eccessivamente negativa della realtà. Pur in una situazione obiettivamente spiacevole come quella dei pendolari, molte persone tendono a concentrarsi su pensieri catastrofici e ad anticipare il disagio che si proverà, ingigantendo il problema. Avvalersi della terapia online attraverso servizi come questo, che permettono di comunicare con uno psicologo senza aggiungere ulteriori spostamenti alle proprie giornate, può essere un primo passo per gestire meglio la propria ansia. Un percorso di psicoterapia aiuta infatti a esaminare eventuali cause nascoste alla radice del problema, a lavorare su pensieri e comportamenti dannosi e a cercare soluzioni possibili per sentirsi meglio nel quotidiano. Insieme a uno psicologo si possono valutare modi per rendere gli spostamenti meno spiacevoli, magari utilizzandoli per ascoltare un podcast, un audiobook, oppure un po’ di buona musica. Altri strumenti utili per attenuare l’ansia sono tecniche di rilassamento da utilizzare al ritorno a casa, cuffie con cancellazione del rumore per chi è stressato dal volume dei suoni sui mezzi pubblici, o semplicemente fare un respiro profondo mentre si è alla guida.
Il pendolarismo come problema strutturale
Accanto alle soluzioni individuali, è utile riflettere sulle misure che potrebbero ridurre l’ansia dei pendolari in modo strutturale. Potenziare i mezzi pubblici, ripristinando le tratte cancellate durante la pandemia e rendendo più efficiente la rete ferroviaria, è necessario per risolvere alcuni dei problemi comuni ai pendolari, come ritardo e sovraffollamento dei mezzi. Una diffusione maggiore dello smart working, magari con un modello ibrido che permette di lavorare da casa per due o tre giorni a settimana, è un altro auspicabile cambiamento che permetterebbe anche di ridurre smog, emissioni e impatto ambientale del pendolarismo.