Anche Napoli si mobilita, insieme a tante altre città in Italia, per fermare la revisione del Codice della Strada proposta dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che sarà discussa nei prossimi giorni in Parlamento e ribadire “Stop al Nuovo Codice della Strage”.
Il comitato Napoli 30 composto dalle associazioni Legambiente Campania, Napoli Pedala, Greenpeace gruppo locale Napoli, Fiab Napoli Cicloverdi, Napoli Bike Festival, TBA Acerra, Percorsi Cumani, Bicycle House ritorna in strada con un flash-mob per chiedere al Comune di attuare politiche di mobilità a favore delle utenze fragili. L’appuntamento è per sabato 9 marzo alle ore 15 in Bicycle House, Galleria Principe di Napoli (per chi viene a piedi ore 16,00 piazza Nicola Amore c/o Corso Umberto).
“Ritorniamo al Corso Umberto, perché rappresenta una delle tante strade napoletane in cui diversi pedoni sono stati uccisi da automobilisti che andavano oltre i limiti di velocità. Nonostante le morti di cittadini inermi, nulla è stato fatto dal Comune per porre rimedio a questa emergenza e se passeranno le modifiche al Codice della Strada in discussione in Parlamento sarà praticamente impossibile controllare il superamento dei limiti di velocità su una strada come questa”.
In Italia sono 3.159 le persone morte in collisioni sulle strade nel 2022, sottolineano le associazioni, con un aumento del 9% rispetto al 2021 e solo una leggera diminuzione rispetto al 2019. 223.475 sono stati i feriti. Il 73% delle collisioni avviene in ambito urbano. L’assenza di sicurezza stradale è la prima causa di morte per le e i giovani sotto i trent’anni. “Una situazione, quella italiana, che è un’anomalia in Europa: se in Gran Bretagna i morti in strada per milione di abitanti sono 26, in Germania 34, in Spagna 36, in Italia siamo a 53 (Fonte: Commissione Europea 2022), dato in crescita rispetto all’anno precedente”.
Le principali cause di morte sono (secondo l’Istat) l’eccesso di velocità, la guida distratta e la mancata precedenza ai pedoni sugli attraversamenti. “Queste cause non vengono prese in considerazione dalla riforma del Codice della Strada voluta dal Ministro delle Infrastrutture. La riforma viene proposta ‘per salvare vite in strada’, ma nella sostanza prefigura il persistere della strage. Infatti, limita pesantemente l’autonomia di azione delle amministrazioni comunali, attacca e depotenzia ZTL, aree pedonali, sosta regolamentata, controlli elettronici e mobilità ciclistica. Misure che ci allontanano dagli obiettivi del Piano Sicurezza Stradale 2030“.
Ancora: “La proposta di riforma da una parte promuove ‘misure-vetrina‘, come l’inasprimento di alcune pene o l’alleggerimento delle limitazioni ai neopatentati, e dall’altra strizza l’occhio a chi vìola sistematicamente le regole. Vengono meno i presupposti per la tutela di chi è più vulnerabile e si indebolisce la convivenza tra i diversi utenti della città. Misure inefficaci e dannose che non migliorano le norme attuali e addirittura vanno ad aggravare la situazione, poiché non agiscono sulle cause della strage e sulla prevenzione“.
Infine: “La richiesta è una: città vivibili e strade sicure, la sicurezza stradale ha un’altra direzione. Serve un approccio scientifico e sistemico: agendo sulla moderazione della velocità, non solo attraverso i limiti ma anche con controlli e ridisegno dello spazio pubblico. Occorre realizzare interventi normativi a favore della mobilità attiva e del potenziamento del trasporto pubblico, e agevolare percorsi verso le città 30, prendendo esempio da Bologna”.