Wwf: “L’agroalimentare italiano soffre gli effetti del cambiamento climatico”

Eventi estremi quintuplicati in dieci anni, al Sud calano drasticamente produzioni simbolo come cereali, ciliegie e olio d’oliva, lasciando spazio a colture tropicali come avocado e mango. Al Nord il clima penalizza il mais e annulla la produzione di miele, mentre i vigneti si spostano sempre più in altitudine per sfuggire alle ondate di calore.

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Il settore agroalimentare, che rappresenta un terzo del fatturato delle imprese italiane, è uno dei pilastri dell’economia nazionale. Tuttavia, gli effetti del cambiamento climatico continuano a colpire duramente le produzioni agricole, come evidenziato dallo studio annuale del Wwf nell’ambito della campagna Our Future. Secondo il rapporto, il 2024 potrebbe segnare il superamento della soglia di +1,5 °C di temperatura globale, aprendo la strada a un clima sconosciuto e sempre più estremo.

In Italia, eventi come piogge torrenziali, siccità prolungate, gelate tardive e ondate di calore sono diventati frequenti, incidendo su raccolti, economie locali e sicurezza alimentare. Secondo l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, si registrano ormai più di 7 eventi estremi al giorno nel Paese, un dato quintuplicato in soli dieci anni.

Impatto al Sud, siccità e temperature record

Al Sud, il rapporto del CNR-IBE denuncia una siccità severo-estrema sul 29% delle superfici agricole di Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, con picchi del 69% in Sicilia e del 47% in Calabria. Un’estate con temperature +1,95 °C sopra la media degli ultimi 30 anni ha aggravato la situazione, portando al crollo delle riserve idriche: in Puglia gli invasi erano riempiti solo al 9% a fine agosto. I raccolti sono stati drammaticamente colpiti. La produzione di grano duro è calata dell’8% rispetto alla campagna precedente, mentre in Sicilia la siccità primaverile ha ridotto del 60% la produzione di legumi, del 70% quella dei cereali e dell’80% quella delle foraggere, con punte del 100% in alcune aree. Anche la campagna olearia 2024 registra un calo stimato del 23%, con la Puglia e la Sicilia particolarmente in difficoltà.

Nonostante le difficoltà per le colture tradizionali, le temperature anomale hanno favorito lo spostamento delle produzioni verso specie tropicali come banane, avocado e mango, le cui coltivazioni sono triplicate in cinque anni, specialmente in Sicilia e Puglia. In queste stesse regioni, il clima caldo ha determinato anche il ritorno del cotone, una coltura che sembrava scomparsa dal panorama agricolo italiano.

Impatto al Nord, maltempo e perdite agricole

Nel Nord Italia, invece, gli eccessi di precipitazioni hanno provocato danni significativi alle coltivazioni, rendendo i campi inaccessibili, ritardando le semine e ostacolando la raccolta del fieno, con pesanti ripercussioni per il settore zootecnico. Il mais ha registrato un calo produttivo stimato tra il 30% e il 35%, mentre le piogge primaverili hanno compromesso irreparabilmente la produzione di mieli monoflorali, incluso il pregiato miele di acacia, aggravando ulteriormente la crisi del settore apistico italiano.

Non solo agricoltura, la crisi colpisce anche la pesca

Anche il settore ittico e l’acquacoltura sono stati duramente colpiti. Il riscaldamento del mare e la conseguente riduzione dell’ossigeno disciolto nelle acque hanno causato morie di pesci e bivalvi. Nel Delta del Po, la produzione di vongole ha subito forti perdite, aggravata dalla presenza del granchio blu, mentre in Puglia si sono registrate perdite fino all’80% nella produzione di cozze. Gli effetti negativi si estendono anche alle reti da pesca, spesso rese inutilizzabili dalla diffusione delle mucillagini.

Prospettive e soluzioni, adattarsi per sopravvivere

Il Wwf sottolinea l’urgenza di trasformare il sistema agroalimentare per affrontare la crisi climatica. Secondo il rapporto, è necessario adottare pratiche agro-ecologiche che preservino la salute dei suoli e ottimizzino l’uso dell’acqua, eliminare pesticidi e fertilizzanti di sintesi e puntare su filiere corte e sostenibili. Bisogna investire nell’energia rinnovabile ed eliminare gradualmente l’uso delle fonti fossili, mentre la promozione di diete principalmente vegetali può contribuire a ridurre il consumo di carne e allevamenti intensivi, liberando superfici agricole per colture meno impattanti.

La biodiversità, conclude il Wwf, rappresenta la chiave per costruire sistemi agricoli resilienti, capaci di rispondere alle sfide imposte dal cambiamento climatico, salvaguardando non solo l’ambiente ma anche l’equilibrio sociale ed economico del Paese.