“L’agricoltura è già diventata più sostenibile. I primi a volere l agricoltura sana sono gli agricoltori”, dice Coldiretti al dibattito organizzato da Eco dalle Città lo scorso 13 febbraio al Cecchi Point di Torino e intende che non ci devono essere imposizioni dalla Ue. Ma Slow Food e gli ambientalisti presenti contestano la marcia indietro imposta dai trattori all’Europa su pesticidi e biodiversità dei terreni.
Claudia Roggero, apicoltrice ed educatrice ambientale ha insistito anche lei sui passi avanti compiuti in Italia. Invece, sulla questione del 4% dei terreni coltivati da dedicare a una rinaturalizzazione, Davide Lo Bue, presidente del Parco del Nobile ha detto che è fin troppo poco, ma i “trattori in rivolta” sembra che abbiano travolto quella norma. Chiesa ha detto che per Coldiretti la mediazione è alternare le colture ma su questo è stato contestato dagli altri intervenuti. Oliviero Alotto, presidente di Slow Food, infatti ha dichiarato che si sta: “Parlando di biodiversità, non di semplice fertilità del suolo”.
Simile il confronto sui pesticidi, opss, fitofarmaci. Per il rappresentante di Coldiretti si usano già metodi salubri tra cui gli insetti “utili”, mentre Lo Bue come apicultore dice di essersi trovato costretto a spostare le sue api sempre più vicino o dentro la città perché accanto ai campi muoiono. Evidentemente c’è qualcosa di insalubre.
Sull’inquinamento prodotto dalle attività agricole c’è stato, poi, un altro contrasto. Un convegno Coldiretti/Arpa ha diffuso dati secondo i quali agricoltura ed allevamento ormai inquinano assai poco in Pianura Padana. Lo dimostrerebbe il calo delle micropolveri durante il Covid, che sarebbe dunque legato al calo dei trasporti. Roberto Mezzalama, esperto di valutazione impatto ambientale, ha smontato questi dati perché le emissioni di ammoniaca derivanti dall’agricoltura sono rimaste alte e sono nocive sia come qualità dell’aria che come gas climalteranti.
C’è stata, infine, una concordia generale sul punto dal quale l’incontro è cominciato e cioè che i prodotti agricoli in generale sono pagati troppo poco, ovvero che c’è un problema di remunerazione degli agricoltori e c’è stata anche concordia nel contestare una ancora eccessiva libertà di concorrenza internazionale che consente a prodotti coltivati ad esempio con pesticidi e ogm di invadere al ribasso i mercati italiani ed europei. I partecipanti, poi, durante il dibattito si sono trovati d’accordo anche sulla necessità di orientare ulteriormente i consumatori verso i prodotti di qualità e sostenibili ma per Mezzalama: “Bisogna dire chiaro che si mangia ancora troppa carne”.