Ho tratto da questo incontro l’idea che forse gli agricoltori sostenibili dovrebbero formare un quarto sindacato. Quelli esistenti, Coldiretti, Cia e Confagricoltura, sono troppo coinvolti nella gestione e nella difesa degli interessi prevalenti, che perlopiù coincidono con quelli dell’agroindustria e della grande distribuzione. La PAC premia la quantità più che la qualità, la grande impresa più che la piccola. Come ci ha confermato Monica Frassoni da Bruxelles, è falso che il Green New Deal e le altre impostazioni ambientaliste maturate negli anni scorsi abbiano messo in difficoltà gli agricoltori. I problemi degli agricoltori, la povertà che affligge molti, soprattutto piccoli, derivano dai meccanismi di mercato, non dagli standard ambientali.
Andrea Beretta ha ironizzato sui trattori che pesano tonnellate e fanno sprofondare il terreno. Si è fantasticato su possibili trattori elettrici, o almeno che siano a basso consumo. Alessandra Turco ha spiegato che le organizzazioni di categoria sono così forti perché c’è bisogno di loro per ragioni burocratiche e di servizio, ma non rappresentano le ragioni dell’agricoltura sostenibile e neanche della maggioranza dei piccoli produttori. Elisa Campra, Oliviero Alotto e Davide Lo Bue hanno argomentato sui diversi aspetti di questo conflitto. Tutti d’accordo sul fatto che l’agricoltura è stata data troppo per scontata, che le emissioni del comparto sono troppo alte e che solo da una maggiore informazione può partire una alternativa o almeno soluzioni più ragionevoli. Le elezioni europee saranno molto importanti per determinare la sopravvivenza di un Green New Deal nel settore.