“Nel nostro Paese il settore idrico ha intrapreso negli ultimi anni un deciso percorso di miglioramento, con una maggiore qualità dei servizi offerti ai cittadini grazie a una crescita importante degli investimenti. Ma in quei territori, soprattutto al Sud, in cui la riforma del 1994 non è ancora stata portata a compimento, sono urgenti interventi che consentano di superare le gestioni in economia, di rilanciare gli investimenti e di promuovere la strutturazione di un servizio di stampo industriale”. Lo afferma Michaela Castelli, presidente di Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, le cui associate forniscono l’acqua all’80% della popolazione italiana), in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua.
Come emerge dai dati della Fondazione Utilitatis, anche per effetto della spinta della regolazione i gestori idrici hanno dato un impulso agli investimenti realizzati. Dopo anni di instabilità, dal 2012 gli investimenti hanno registrato una crescita costante, attestandosi nel 2017 ad un valore di 38,7 euro l’anno per abitante (+23,7% rispetto al 2012); un dato che, alla luce delle programmazioni degli interventi degli operatori, dovrebbe superare i 44 euro pro capite nelle annualità 2018 e 2019.
Rispetto al dato nazionale degli investimenti realizzati, la media per Sud e Isole è pari a 26 euro per abitante: e i dati del Mezzogiorno risulterebbero ulteriormente inferiori se si considerassero anche gli investimenti realizzati dalle gestioni comunali, pari a circa 5 euro annui. Nel Sud e nelle Isole, con esclusione di grandi operatori regionali, è molto elevato il grado di frammentazione gestionale, con un’elevata presenza di gestioni in economia (comuni che gestiscono almeno uno dei servizi tra acquedotto, fognatura e depurazione) rispetto alle restanti aree del Paese: nel Mezzogiorno le gestioni in economia rappresentano il 66% del totale nazionale.
“È evidente – spiega Castelli – che in tali realtà è difficile programmare lo sviluppo di reti ed impianti, e garantire al contempo un’adeguata manutenzione dell’esistente. Come dimostrano le positive esperienze del Centro-Nord, ed in qualche caso anche del Sud, la gestione del servizio idrico integrato da parte di operatori industriali rappresenta la strada migliore per erogare servizi di qualità e per garantire la realizzazione dei piani di investimento approvati dalle autorità locali. Le grandi sfide di questi anni, a partire da quella del cambiamento climatico, ci impongono non solo di garantire servizi efficienti oggi, ma anche di lavorare per assicurare l’accesso alla risorsa idrica alle future generazioni”. In quest’ottica, conclude la presidente di Utilitalia, “il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta una grande opportunità, ma oltre alle risorse serve un piano dettagliato di riforme a partire proprio dal Sud, dove attraverso un forte indirizzo statale si deve assicurare l’affidamento del servizio a soggetti industriali”.