Dopo due settimane di negoziati i quasi 200 paesi partecipanti alla COP28 di Dubai hanno sottoscritto un documento che invita tutte le nazioni ad abbandonare i combustibili fossili per contrastare gli effetti peggiori del cambiamento climatico. Dopo le varie polemiche avvenute in sede di discussione, anche le associazioni ambientaliste hanno commentato l’accordo.
Tra le prime reazioni delle associazioni ambientaliste, quella di Teresa Anderson, responsabile globale di ActionAid per la giustizia climatica ha commentato così il testo votato alla Cop28 in plenaria alla chiusura dei negoziati: “Mentre il testo manda un segnale che l’industria fossile ha i giorni contati, i Paesi più ricchi hanno chiaramente rifiutato di offrire nuovi finanziamenti per aiutare i Paesi in via di sviluppo a rendere questi obiettivi una realtà raggiungibile. I Paesi ricchi vogliono avere la botte piena e la moglie ubriaca. Ma dovrebbero ricordare che non esistono obiettivi climatici gratuiti. Questo testo significa che i Paesi a basso reddito, già indebitati a causa dei costi dei disastri climatici, potrebbero essere costretti a fare scelte impossibili tra sicurezza economica e azione per il clima. Il testo presenta molte scappatoie e offre diversi regali ai cosiddetti “greenwashers”, che mistificano la reale uscita dai fossili con tecnologie “verdi”, inserendo la cattura e lo stoccaggio del carbonio, i cosiddetti combustibili di transizione, l’energia nucleare e i mercati del carbonio. Complessivamente, traccia una strada accidentata verso un futuro senza fossili”.
In risposta, anche Kaisa Kosonen di Greenpeace International ha dichiarato che: “Il segnale che l’industria dei combustibili fossili temeva è arrivato: è tempo di porre fine all’epoca del gas, del petrolio e del carbone. Questo appello è accompagnato dalla richiesta di una massiccia espansione delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica da realizzare già nel corso di questo decennio. Tuttavia il messaggio essenziale rischia di essere oscurato da distrazioni pericolose e da mezzi insufficienti per conseguire gli impegni in maniera rapida ed equa. Nel testo non troverete la parola “eliminazione graduale” che, se attuata in modo sostenibile, è quel che invece servirebbe per una giusta transizione ai combustibili fossili in linea con la scienza e con l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C. Ed è ciò che siamo determinati a realizzare, ora più che mai – continua Kosonen. Il risultato lascia i Paesi più poveri senza le risorse necessarie per realizzare la transizione verso le energie rinnovabili. Affinché i numerosi obiettivi dell’accordo possano essere realizzati, i Paesi ricchi dovranno aumentare significativamente il sostegno finanziario e far pagare chi inquina producendo combustibili fossili. Solo l’anno scorso l’industria dei combustibili fossili ha realizzato profitti per 4 mila miliardi di dollari e deve iniziare a pagare per i danni e per la distruzione che ha causato e continua a causare. Questo non è l’accordo storico di cui il mondo aveva bisogno: presenta molte lacune e carenze. Ma la storia sarà scritta se tutte le nazioni, le imprese, i leader locali e le voci della società civile, che si sono uniti per formare una forza senza precedenti per il cambiamento, saranno determinati a conseguire l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. Ciò significa, con urgenza, fermare tutti i piani di espansione fossili che ci stanno spingendo oltre il limite di 1,5°C”, ha concluso Kosonen.
Secondo il co-direttore di ECCO Luca Bergamaschi, poi: “Il testo pone basi solide per la fine dell’era dei combustibili fossili, puntando su rinnovabili ed efficienza energetica. Ci vorrà molto più supporto finanziario, da parte di pubblico e privato, per supportare tutti i paesi nella transizione. Ma la via è tracciata.”