Il 20 maggio si è tenuto a Roma il convegno “Quando la sostenibilità incontra l’economia circolare, tra riciclo e riuso”, che si è svolto nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2024.
Come si può cambiare il modo di produzione e consumo per raggiungere l’obiettivo di un’economia climaticamente sostenibile e competitiva? Quanto manca per raggiungere gli obiettivi UE 2030? A che punto si trova l’Italia in questo percorso? Sono alcune delle domande alle quali ha cercato di rispondere l’iniziativa organizzata da Civita, associazione impegnata da 35 anni nel settore della promozione e valorizzazione del patrimonio storico e culturale, che si rivolge a tematiche di sostenibilità indagate nella relazione con diverse componenti.
Tra le prime cinque economie dell’Ue l’Italia rimane il Paese più circolare d’Europa, è stato sottolineato nel corso dell’incontro, anche se negli ultimi cinque anni ha perso posizioni mentre altri Stati accelerano e occorre aumentare gli sforzi per mantenere la leadership. In base ai dati contenuti nell’ultimo Rapporto nazionale sull’economia circolare, il tasso di utilizzo circolare dei materiali in Italia è al 18,4%, resta più alto della media UE (11,7%) nel 2021 – ultimo dato disponibile – ma il nostro paese era al 20,6% nel 2020 e al 19,5% nel 2019.
L’evento ha quindi sottolineato, attraverso il contributo dei relatori, rappresentativi di diverse realtà attive a vario titolo sul fronte dell’economia circolare, l’importanza di un approccio sinergico tra realtà del Terzo Settore, istituzioni, aziende, associazioni di categoria per fare in modo che l’economia circolare si consolidi ulteriormente per generare un consistente valore aggiunto per il Sistema Paese. Dopo l’introduzione di Simonetta Giordani, Segretario Generale di Associazione Civita e di Luigi Di Marco, membro Segretariato Generale ASviS, sono intervenuti Carlo Corazza, Rappresentante in Italia del Parlamento Europeo, Laura D’Aprile Capo del Dipartimento per lo sviluppo sostenibile del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Enrico Giovannini Co-Fondatore e Direttore Scientifico di ASviS, Elena Maggioni Head of Business Development and Transformation di A2A Ambiente, Massimo Medugno Direttore Generale di Assocarta, Marco Ravazzolo Direttore Ambiente Energia e Mobilità di Confindustria, Michele Samoggia Zerbetto Senior Manager Communication & Sustainability di Philip Morris Italia.
Simonetta Giordani, Segretario Generale di Associazione Civita nel suo intervento introduttivo ha affermato che “la sostenibilità è un terreno comune importante di sinergie tra aziende, istituzioni, Terzo Settore e l’incontro di questa sera è un momento prezioso perché permette a diversi attori di confrontarsi sulle questioni aperte per permettere all’Italia di mantenere la leadership nel campo dell’economia circolare”.
“L’attuazione del Green Deal, nato 5 anni fa, potrebbe essere al centro di nuovi equilibri politici nella nuova legislatura europea, ha affermato invece Carlo Corazza, Rappresentante in Italia del Parlamento Europeo – con più attenzione e ascolto alle istanze dell’industria. In tutte le occasioni di incontro con il sistema produttivo emerge il rischio di dover dipendere da tecnologie e materie prime che non sono sotto il controllo dell’Europa. L’economia circolare è senza dubbio politica industriale e come tale deve essere trattata. Secondo gli studi della Commissione Europea potremmo creare 700mila posti di lavoro in Italia grazie ad essa. Il primo strumento che manca all’Unione Europea per fare politica industriale è un Tesoro Europeo, cosa che invece non manca in Cina e negli Stati Uniti”.
Di risultati in ambito G7 ha parlato Laura D’Aprile, Capa del Dipartimento per lo sviluppo sostenibile del Ministero dell’Ambiente, che ha affermato: “Abbiamo percepito fin dai primi bilaterali nell’ambito del G7 una grande comunione di interessi e di obiettivi, in particolare sui temi delle materie prime critiche, del tessile e della moda sostenibile, dell’uso efficiente dell’acqua e del suolo. La nostra proposta, in ambito G7, di definire un’agenda sul tessile e sulla moda sostenibile entro il 2024, anche per contrastare il fenomeno del fast fashion, ha suscitato piena adesione e grande interesse. Per poter supportare finanziariamente la transizione ecologica, che non può basarsi esclusivamente su risorse pubbliche, serve una pianificazione strutturata e di lungo periodo basata su dati scientifici e robusti che permetta anche alle imprese di fare programmazione e investimenti”.
Enrico Giovannini Co-Fondatore e Direttore Scientifico di ASviS ha posto l’accento sulla necessità di non fermarsi sulla strada del potenziamento dell’economia circolare: “Se i trend restano quelli attuali al 2050 rischiamo di perdere il 30% del PIL a causa dell’aumento delle temperature. E’ giusto sottolineare i risultati straordinari che il nostro sistema produttivo ha ottenuto in termini di riciclo, ma è necessario discutere su come accelerare le nostre performance correggendo le cose che non vanno. 300mila morti premature all’anno legate all’inquinamento si verificano ogni anno in Europa, 52 mila in Italia. E’ necessario quindi aumentare gli sforzi, perché la scadenza del 2050 si avvicina e rinviare solo di 5 anni la transizione energetica si risolve in un danno molto consistente, non solo in termini ambientali ma anche economici”.