Le soluzioni per affrontare in modo efficace la crisi climatica sono molte e possono essere applicate a partire dai territori e promosse attraverso una comunicazione efficace. È quanto emerso dal primo grande evento sulla crisi climatica dal titolo “Strategie per la transizione climatica: città e territori protagonisti” organizzato da Fondazione Cariplo e tenutosi lunedì 2 dicembre presso il MEET Digital Culture Centre di Milano.
Il convegno è stato il contesto ideale per mostrare le attività svolte e le Strategie di Transizione Climatica supportate all’interno del progetto ‘F2C – Fondazione Cariplo per il Clima’ che dal 2019 si pone l’obiettivo di promuovere azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici sul territorio lombardo tramite interventi per la diminuzione delle emissioni climalteranti, l’attenuazione degli impatti dei fenomeni meteorologici estremi e un incremento del capitale naturale.
“Un percorso che, a differenza di un quadro internazionale molto lento nel promuovere iniziative per salvare il Pianeta, ha generato esperienze significative e positive in modo rapido – commenta Claudia Sorlini, Vicepresidente di Fondazione Cariplo –. Sindaci, rappresentanti accademici, di associazioni e di enti del Terzo Settore hanno collaborato attivamente per realizzare iniziative per ridurre le emissioni di gas serra e per creare città con condizioni climatiche migliori, capaci di tutelare la salute dei cittadini, di riequilibrare il rapporto con la natura e di limitarne i danni dovuti agli eventi estremi. Il tutto con benefici anche sociali ed economici. Un’alleanza virtuosa tra diverse realtà del territorio che, in questo convegno, abbiamo voluto rafforzare con l’ascolto e la condivisione di altre esperienze lodevoli, nazionali e internazionali, per far sì che le buone pratiche si possano contaminare e diventare un volano per un futuro sostenibile capace di migliorare la qualità della vita per le generazioni presenti e future”.
L’esploratore Alex Bellini, noto per le sue imprese estreme come le traversate oceaniche a remi in solitaria, ha iniziato la mattinata ricordando che “siamo tutti sulla stessa barca”: per risolvere il problema dei cambiamenti climatici bisogna coltivare un senso di responsabilità condivisa, rafforzare la consapevolezza della nostra vulnerabilità, individuale e collettiva, fornire alle persone gli strumenti per distinguere le credenze infondate da soluzioni concrete e praticabili e, soprattutto, avere il coraggio di cambiare le cose, perché il “credere di poter fare la differenza è un catalizzatore di cambiamento”.
A seguire i panel moderati da Maurizio Melis, giornalista e conduttore di Radio 24, sui casi di studio locali e internazionali, a cominciare da quelli che il progetto F2C – Fondazione Cariplo per il Clima supporta attraverso la Call for Ideas Strategia Clima, giunta alla quarta edizione. Un’iniziativa, come spiegato da Federico Beffa, Project leader del progetto F2C – Fondazione Cariplo per il Clima, perseguita stimolando la creazione di alleanze territoriali composte da enti pubblici, parchi e organizzazioni non profit e accompagnandole nella definizione e realizzazione di Strategie di Transizione Climatica attraverso la fornitura di assistenza tecnica e progettuale, l’erogazione di un contributo economico e l’organizzazione di una comunità pratica. Un impegno sfociato in otto progetti, due dei quali sono stati illustrati durante l’evento milanese.
Il primo, “Bosco Clima”, ha come capofila la Comunità Montana Valli del Verbano, ma coinvolge molte organizzazioni locali, inclusi 26 Comuni, per lo più con meno di 2.000 abitanti. Realtà troppo piccole per potere agire in autonomia in modo efficace in un territorio costituito per il 75% da boschi dove gli effetti dei cambiamenti climatici sono più evidenti e degenerano in incendi, frane e altre calamità causate dagli eventi estremi. Problemi, come ha ricordato Sibiana Oneto, Responsabile Area Agricoltura e Foreste, Comunità Montana Valli del Verbano, affrontabili insieme grazie all’elaborazione di 29 azioni su diverse aree di intervento. Alcune di esse riguardano la messa in sicurezza dei versanti montuosi o la realizzazione di vasche di laminazione, la pianificazione forestale, la gestione delle attività agro silvo pastorali mediante la costituzione di Consorzi Forestali. Interventi con risvolti positivi anche sulla tutela della biodiversità e sulla mitigazione, con il rafforzamento della capacità dei boschi di assorbire i gas serra e di resistere alle più estreme condizioni climatiche future. Nell’ampio progetto è prevista anche la costituzione di alcune CERS (Comunità energetiche rinnovabili e solidali) che oltre a sviluppare la produzione di energia “verde”, prevedono risvolti sociali importanti a favore della cittadinanza come la riduzione delle bollette energetiche alle fasce sociali più deboli. Tra le altre iniziative avviate, da citare i laboratori didattici nelle scuole, il coinvolgimento dei commercianti con i negozi clima-attivi, le azioni per il coinvolgimento e la sensibilizzazione della popolazione e la formazione di tecnici e progettisti.
Sempre supportata da Fondazione Cariplo, la Strategia di Transizione Climatica “Un Filo Naturale”, che ha come capofila il Comune di Brescia e ambisce a trasformare la sfida del cambiamento climatico in opportunità. Un’azione, come esposto da Graziano Lazzaroni, Dirigente del Settore Verde urbano e territoriale del Comune di Brescia, partita con l’individuazione dei principali rischi (ondate di calore, perdita della biodiversità, siccità, inondazioni, eventi estremi), necessaria per fissare degli obiettivi (benessere climatico, potenziamento della biodiversità, gestione risorsa acqua, drenaggio urbano efficace, spazi urbani attrattivi, sani e inclusivi) e definire le 30 azioni operative sintetizzate in tre visioni: la “Città Oasi” finalizzata alla creazione di ombra e fresco per il benessere delle persone e per migliorare il microclima urbano, la “Città Spugna” per restituire spazio-tempo all’acqua e ridare permeabilità per accogliere la vita e la “Città per le persone” per creare spazi belli e vivibili per garantire il diritto alla salute, alla mobilità lenta, all’incontro e all’inclusione. Finalità in parte già raggiunte con alcune azioni, come gli interventi di depavimentazione e la realizzazione di rain garden in grado di garantire un maggiore assorbimento delle precipitazioni, come confermato dai recenti fenomeni piovosi di ottobre. Tra le altre azioni Lazzaroni ha ricordato la gestione dei boschi pubblici e privati in modo condiviso e responsabile nelle alture intorno alla città e lo sviluppo di un’app per smartphone che confronta gli impatti delle diverse modalità di spostamento e premia i cittadini che scelgono le soluzioni a minore impatto con crediti trasformabili, ad esempio, in biglietti per il trasporto pubblico, sconti nei teatri e per altre attività.
Il terzo caso studio nazionale illustrato è stato Prato Carbon Neutral guidato dal Comune della località toscana, una città selezionata dalla Commissione europea per partecipare alla missione “100 città intelligenti a impatto climatico zero entro il 2030“. Un piano ambizioso, come descritto da Pamela Bracciotti, Dirigente del Servizio Urbanistica, Transizione ecologica e Protezione Civile del Comune di Prato, che si prefigge di ridurre le emissioni di CO₂ cittadine da 915.150 a 759.000 tonnellate tra il 2019 e il 2030. Le principali aree di intervento riguardano i settori dei trasporti (-28,25% di emissioni), dell’edilizia residenziale (-27,28%) e dell’industria (-23,31%). Un ruolo di rilievo riguarda anche la realizzazione di 21 foreste urbane capaci di incrementare l’assorbimento dei gas serra ed efficaci per ridurre le ondate di calore.
Il confronto delle buone pratiche ha oltrepassato le Alpi per conoscere tre interessanti realtà europee attive nella difesa del clima. Ad esporle sono stati Júlia López Ventura, European Regional Director di Citizen Initiatives Drive Climate Action (C40), la rete di città impegnate nella lotta al cambiamento climatico e nella promozione di uno sviluppo urbano sostenibile, e Pelle Lind Bournonville, Special advisor di Realdania, fondazione filantropica danese che investe in progetti di sviluppo urbano e sostenibilità. A concludere la triade è stato Tim Caulfield, Director dell’Urban Innovative Actions che ha raccontato il progetto OASIS di Parigi per trasformare 10 parchi giochi scolastici pilota in “isole cool” utilizzando soluzioni naturali e tecniche innovative, guidate da un approccio di progettazione partecipata.
Nella seconda parte della mattinata si è indagato il ruolo delle istituzioni scientifiche e locali nella transizione climatica, visione al centro di due tavole rotonde. La prima di carattere scientifico, “Azioni locali, impatti globali: approcci sistemici alla transizione climatica”, ha visto dialogare Elisabetta Salvatori, Responsabile Sezione Soluzioni Integrate e Nature-Based per la Rigenerazione Urbana, Dipartimento SSPT di ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), Francesca Giordano, Primo tecnologo, senior expert sull’adattamento ai cambiamenti climatici di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e Francesco Musco, Professore Ordinario di Pianificazione Urbanistica, Direttore della Ricerca dell’Università Iuav di Venezia. All’altra tavola rotonda intitolata “Il ruolo delle istituzioni locali nella transizione climatica” hannopartecipatoGian Luca Gurrieri Dirigente della U.O. Clima, Emissioni e Agenti Fisici di Regione Lombardia, il Presidente Commissione Mobilità Attiva e Accessibilità del Comune di Milano Marco Mazzei e la Direttrice scientifica di Forestami Maria Chiara Pastore.
Le sessioni del pomeriggio sono state dedicate al grande tema della comunicazione. Ad aprire i lavori l’intervento di George Marshall, Climate Communications Specialist, che ha illustrato come comunicare efficacemente l’urgenza di agire nell’ambito del cambiamento climatico a quei soggetti che si mostrano non sensibili o disinteressati al tema: il “trucco” è dare valore alle persone enfatizzando l’importanza delle loro azioni per la transizione ecologica, spiegando come le soluzioni ai problemi climatici portino benefici anche ai temi che stanno a cuore ai cittadini e alle comunità (ad es. la salute o la casa) e fornendo una visione di un futuro possibile migliore.
Il dibattito sulla comunicazione è proseguito con due tavole rotonde, con la prima che ha coinvolto Giorgio Vacchiano, Docente in gestione e pianificazione forestale presso l’Università di Milano, Mauro Buonocore, Head of communications CMCC, Giacomo Talignani, Giornalista di Green&Blue, La Repubblica, Andrea Ghianda, Head of communications ECCO e Serena Giacomin, Climatologa e Direttrice Scientifica dell’Italian Climate Network. Esperta, quest’ultima, attiva anche nel promuovere la consapevolezza climatica. Per spiegare un fenomeno complicato e delicato come i cambiamenti climatici, è primario saper ascoltare, ossia riuscire a mettersi nei panni dell’interlocutore per instaurare una comunicazione che, nel rispetto del rigore scientifico, sia in grado di ottenere la sua attenzione e illustrare in modo comprensibile la complessità del tema. La conoscenza dell’uditorio è fondamentale anche per Giovanni Mori, Ingegnere energetico e attivista per il clima protagonista della seconda tavola rotonda insieme a Giovanni Ludovico Montagnani, Ingegnere e attivista per il clima, Sofia Pasotto, Attivista per il clima e Lagash, Bassista dei Marlene Kuntz e ideatore del progetto Karma Clima. Altri aspetti rilevanti per Mori sono il mantenere la pragmaticità della narrazione e il ricordare che le soluzioni per combattere il riscaldamento globale esistono già, sono attuabili e si tratta soltanto di applicarle. In altre parole, si dovrebbe far superare la frustrazione, la rabbia o la paura verso gli effetti dei cambiamenti climatici attraverso il racconto delle azioni e dei risvolti positivi derivanti, come la migliore salute dovuta all’eliminazione dell’inquinamento, il risparmio in bolletta portato dall’efficientamento energetico o il piacere di spostarsi senza impazzire nel traffico. Importante è anche spiegare che il futuro è ancora da scrivere e che può essere migliore di quello che immaginiamo.